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 Anno VII n° 3 MARZO 2011    -   TERZA PAGINA



Il Cappello di Luigi

Di Lucia Volpi


Luigi camminava a passo lento e in mano aveva una borsa di plastica. Indossava una giacca consumata, pantaloni rammendati; un cappello gli copriva la testa. Arrivato al parco si sedette come ogni giorno sulla sua panchina, tolse dal sacchetto i libri, gli stessi che rileggeva da anni.

"Buon giorno lei è un alpino?"
La voce lo fece sobbalzare:
"Io mi chiamo Anna, anche mio nonno ha un cappello simile al suo, ma non è usurato come questo, lui l'ha incorniciato e lo tiene appeso come se fosse un quadro".
Luigi sorrise togliendosi il cappello. "Io mi chiamo Luigi, ho fatto l'alpino molti anni fa, non in tempo di guerra, quando era già finita".
Anna rispose: "Anche mio nonno è stato alpino e mi racconta le storie; perché non me ne racconti una anche tu?"

Era da molto tempo che nessuno gli chiedeva storie: i suoi nipoti erano sempre al computer, oppure uscivano con gli amici, pareva che parlassero un'altra lingua e delle sue storie a loro non importava niente.
Cominciò così: "Quand'ero alpino passai molto tempo sulle montagne. Quando mancava poco al congedo, scesi a valle e in un paesino incontrai una ragazza con i capelli biondi come il sole, gli occhi verdi come i prati. Trascorsi con lei gli ultimi giorni prima del congedo e ci lasciammo con la promessa che ci saremmo ritrovati. Non l'ho più rivista e, tornato a casa, mi dimenticai di lei.

Mi sposai ed ebbi figli.
Ho avuto altre gioie nella mia vita, ma quello che ho vissuto con questo cappello sulla testa, non l'ho mai dimenticato.
Ora a distanza di tanti anni, i ricordi della gioventù si fanno più nitidi, la noia mi avvolge e vengo qui per sconfiggerla. Osservo i colori degli alberi, il sole, le nuvole. Vedo bambini rincorrere il pallone e madri portare a passeggio i bimbi in carrozzina. Ti sembrerà strano, ma certe volte mi pare di vedere questa giovane attraversare il parco; per questo ci vengo ogni giorno."


Dopo questa frase le lacrime gli bagnarono le guance.

Anna si accorse e finse di guardare l'orologio. Lui, pensando di averle rubato troppo tempo, si alzò, rimise il cappello in testa e, togliendo dalla tasca il fazzoletto, disse:

"Sai, devo ancora andare a comperare il pane, vado in fretta altrimenti il panettiere chiude" e la salutò.

Anna rispose: "Ciao, ci vediamo domani."


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