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Libia: la rivoluzione avanza malgrado la reazione sanguinosa di Gheddafi

Sembra che si sia già costituito un emirato arabo e la possibilità che il potere passi a forze fondamentaliste viene sbandierata dai sostenitori del regime attuale

Di Giacomo Nigro

Le violenze in Libia durano ormai da molti giorni. Tutto è iniziato nella notte tra il 15 e il 16 febbraio scorsi. Si contano a migliaia le vittime della repressione; si tratta di un genocidio perpetrato sui manifestanti scesi in piazza per protestare contro il regime di Gheddafi. Dopo il discorso in tv del leader libico, che molti osservatori hanno definito delirante e durante il quale Muammar Gheddafi ha detto “resisterò fino alla morte”, c'è una situazione sempre più carica di tensione, mentre gli stranieri fuggono e le forniture energetiche verso l'Europa vengono chiuse.

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha condannato la repressione e il segretario generale, Ban Ki-Moon, ha chiesto alla comunità internazionale di favorire “una transizione rapida e pacifica”. L'UE ha detto che è inaccettabile che un leader minacci i suoi cittadini e sta valutando sanzioni, come sollecitato dalla Francia.

Condannando le violenze, il premier Silvio Berlusconi ha detto che occorre essere “accorti sul dopo”, quando ci sarà un cambiamento del regime. E mentre il petrolio va ai massimi, qualche giorno fa in Italia c'è stato un "problema tecnico" proprio nel giorno in cui la crisi libica ha messo nel mirino i due titoli a più alta capitalizzazione di Piazza Affari: Eni e Unicredit; mai guasto fu più provvidenziale e contrario alla trasparenza dei mercati.

E' naturale che mentre la Libia s'infiamma l'economia paghi pegno. Il gasdotto Greenstream, che porta il gas dalla Libia all'Italia, verrà progressivamente svuotato per metterlo in sicurezza. “La gestione della struttura è sempre più problematica”, dicono fonti vicine all'Eni, il nostro colosso energetico. Il blocco, in ogni caso, non comprometterà la sicurezza energetica dell'Italia, visto che siamo ormai verso la fine della stagione invernale e il livello degli stoccaggi è rassicurante. Peccato che il prezzo del petrolio vada alle stelle e le nostre tasche vengano adeguatamente taglieggiate oggi, come lo saranno domani.

Intanto il regime di Muammar Gheddafi ha perso ormai il controllo della parte orientale del Paese; lo dicono diverse fonti e c'è anche chi sostiene che a Derna, a 1250 km da Tripoli, sia già stato creato un emirato islamico, sotto la guida di un ex prigioniero di Guantanamo: ecco lo spettro del fondamentalismo che viene abilmente agitato per creare il massimo panico possibile in Italia e in Europa, mentre si minaccia l'invasione biblica dei fuggiaschi; è strano che ciò sia proposto sia dal raiss che dai nostri pavidi governanti. Il nostro premier si preoccupa del dopo Gheddafi, come se fosse sicuro che il suo ex sodale (come si fa in fretta a dimenticare gli amici...) sia il meglio che la Libia possa offrire per governare il suo popolo. E' ora di finirla di agitare il fondamentalismo islamico come bandiera della paura, mentre nessuno interviene fattivamente per impedire la carneficina; forse per alcuni Paesi è comodo che il prezzo del petrolio continui a salire, mentre gli innocenti vengono sepolti sulle spiagge e l'Onu dispensa le sue vuote condanne.

Argomenti:   #gheddafi ,        #libia ,        #onu ,        #politica ,        #politica estera ,        #sommossa



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