Signor Presidente, signor Ministro degli affari esteri, l'iniziativa militare di queste ore è, a nostro parere, giusta e condivisibile, è realizzata nel pieno rispetto delle risoluzioni 1970/2011 e 1973/2011 delle Nazioni unite che hanno previsto prima l'embargo delle armi, poi il deferimento del dittatore Gheddafi alla Corte penale internazionale, poi l'attivazione di una «no fly zone» con un obiettivo chiaro: proteggere i civili che, altrimenti, avrebbero corso il serissimo rischio di essere duramente e brutalmente massacrati dalle milizie di Gheddafi.
Se non avessimo partecipato a questa iniziativa ci saremmo trovati per l'ennesima volta a dover rimpiangere molti e immani massacri, com'è accaduto a Srebrenica, com'è accaduto nel sud dell'Iraq, com'è accaduto in Darfur.
Ritengo estremamente positivo il fatto che insieme agli alleati europei e americani ci sia un forte e attivo coinvolgimento della Lega araba e del Consiglio di cooperazione del Pag. 28Golfo. Bene ha fatto l'Italia a concedere le proprie basi e noi sosteniamo la partecipazione attiva del nostro Paese.
Auspichiamo naturalmente un comando NATO perché da cinquant'anni la NATO è quell'alleanza politico-militare ben rodata e ben attrezzata per affrontare queste crisi.
Sosteniamo con convinzione il Consiglio nazionale di transizione di Bengasi e la creazione di un corridoio umanitario per far giungere gli aiuti sul terreno.
Gheddafi non è più un interlocutore credibile per la comunità internazionale e oggi dobbiamo prospettare un esito che potrà essere l'esilio, che potrà essere un giudizio di fronte alla Corte de L'Aja.
Tuttavia, signor Presidente, non ci sentiamo addolorati nei confronti del dittatore, come ha detto Berlusconi in queste ore. Siamo preoccupati di tutelare la popolazione civile, lo Stato di diritto e vogliamo venire incontro a quelle aspirazioni di democrazia e di libertà del popolo libico e di tutti i popoli del Mediterraneo.
Il Mediterraneo in queste settimane è cambiato e per noi europei è un fatto di estrema rilevanza. Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, dopo avere incluso l'Europa dell'est nelle istituzioni democratiche europee, quella è oggi la vera politica estera per l'Europa, la vera sfida per l'Europa: promuovere lo sviluppo, consolidare le istituzioni democratiche. Ce lo chiedono quelle migliaia di giovani che, per la prima volta, sono scesi in piazza, non bruciando le bandiere dell'America o di Israele, ma chiedendo libertà, democrazia e chiedendo che i dittatori che da troppi anni li opprimono vadano a casa.
È una crisi rilevante per l'Italia e l'Europa, l'Italia è in prima fila, ma è anche una straordinaria opportunità. Un Mediterraneo stabile, sicuro, pacificato e democratico per l'Italia e per l'Europa rappresenta una grande possibilità di investimento economico, di cooperazione economica e politica e un nuovo grande spazio politico comune. Questo deve saper offrire l'Europa troppo assente e troppo tentennante in queste settimane.
In conclusione, c'è un chiaro interesse nazionale per l'Italia, c'è un chiaro interesse nazionale per l'Europa: la stabilità, lo sviluppo e la democrazia in Libia e in tutto il Mediterraneo. Per questo motivo la componente del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia sostiene l'iniziativa promossa dalla coalizione in queste ore e con la risoluzione comunemente presentata da tutto il terzo polo insieme al Partito Democratico autorizza il Governo a fare quanto necessario, tutto il possibile, per rispettare - io lo ritengo un fatto storico, lo voglio ancora sottolineare: l'unanimità nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite - quanto previsto dalla risoluzione 1973 dell'ONU, cioè protezione dei civili, stabilizzazione e pacificazione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Unione di Centro).
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