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 Anno VII n° 4 APRILE 2011    -   TERZA PAGINA


Riflessioni leggendo
“La paura è fatta di niente” di Rosa Tiziana Bruno e Antonio Boffa
Da una recensione a alcune considerazioni su paura ed educazione della personalità
Di Cricio


Il postino suona, ecco il pacchetto che aspettavo: il nuovo libro. Scarto velocemente e appare la copertina con la scritta “La paura è fatta di niente”, Rosa Tiziana Bruno, Antonio Boffa; il disegno è esplicativo: un marinaio (bimbo?) aggrappato ad una barca di carta con lo sguardo perplesso.

Apro il libro ed ecco un altro disegno: un bambino che scappa nella notte fatta di misteri e si guarda in dietro, come se cercasse di capire se è inseguito da qualcosa. Poi il libro prosegue, ma non è una fiaba ne una favola.

Ogni volta che apro una pagina troviamo un brano di una filastrocca e una bella immagine, che la accompagna e la rende più precisa. Meravigliato, mi sono lasciato cullare da queste frasi, e queste mi hanno preso la fantasia e mi sono ritrovato nel “bosco fosco” pieno di cose ignote... Ecco la paura! La rivivo e ogni pagina mi dà modo di pensare, di ragionare, di capire.

Il libro, infatti, è uno strumento per un Laboratorio “Percorso di educazione all’immagine, all’affettività e al ragionamento” diretto ai bambini della scuola elementare, ma sicuramente può essere utilizzato anche da genitori.

Nella presentazione del progetto trovo:

    "La paura è fatta di niente" è un breve percorso di educazione affettiva che si inserisce in una finalità più ampia di educazione alle abilità di ragionamento. Lo scopo è di promuovere una crescita ed una maturazione sociale ed affettiva degli alunni attraverso l’incontro con i sentimenti e le emozioni in un clima di fiducia e di rispetto all’interno del gruppo classe, dove ciascuno può sentirsi sicuro di esprimersi, di ascoltare e di essere ascoltato. E’ importante scoprire che la paura è un’emozione naturale che appartiene a tutti. Un’emozione che a volte è perfino utile, ma che spesso è “fatta di niente”… Inoltre, occorre imparare ad esprimere e riconoscere negli altri queste emozioni anche attraverso le immagini grafiche e il linguaggio del corpo. E questo è utile per tutti noi… Credo che anche i genitori o i nonni possano effettuare questo percorso con i propri figli. La paura non è una cosa negativa, anzi, è un segnale di attenzione, ma va resa cosciente e trasformata in stimolo positivo, senza lasciare che diventi terrore o panico; entrambi, infatti, ci portano a fare cose sbagliate, spesso proprio il contrario di quello che dovremmo fare; nei bambini si presenta sempre ed è opportuno quindi intervenire per risolvere il nodo che li angoscia e per renderli capaci di leggere la realtà

Rosa Tiziana, mi ha parlato della sua esperienza in questi laboratori: è rimasta sorpresa da una paura particolare dei bambini di oggi, la paura della morte e ne parla nel suo articolo “Le fiabe mangia-paura”.

Credo che sia ovvio che la “paura”, da quando ero bambino io, possa essere cambiata nella sua espressione; infatti, è cambiato il mondo in cui viviamo. Alcune paure sono rimaste identiche: quella dei ladri, degli assassini. Oggi forse non ci sono più i fantasmi o i diavoli, ma ci sono gli alieni, come mi racconta Rosa Tiziana. Io avevo paura delle bombe e ancora oggi se qualcuno bussa alla porta provo un attimo di paura, perché quelle erano le paure di allora, che oggi non ci sono più.

Noi abbiamo paura dell'ignoto che ci circonda e di quello che sta dentro di noi, per i bambini c'è tanto ignoto. Ci dice Rosa Tiziana Bruno “Le fiabe, infatti, sono un aiuto fondamentale nella conoscenza di se stessi, un mezzo per entrare in contatto con le proprie emozioni, per imparare a riconoscerle e a gestirle”.

Ricordo favole più che fiabe. Era Pierina, una ragazza che era a servizio da noi, che alla sera me le raccontava: fiabe della nostra tradizione. Si, c'era la paura da superare e l'eroe della favola la superava sempre, vinceva la paura, i diavoli e i fantasmi. Una l'ho già raccontata per Magazine è “Gioanì sensa pura”, ed è anche la prima che Calvino presenta nelle sue “Fiabe italiane”, anche se quella riportata da Calvino ha un finale diverso da quella che ricordo.

Mi sono sempre interessato alle favole e nella raccolta di libri ne ho uno edito dal Museo della Valle di Zogno, “Diavoli pitocchi e streghe" di Bepi Belotti, che raccoglie alcune favole bergamasche. Una cosa mi ha meravigliato leggendole: sono nella stragrande maggioranza “del terrore”; i diavoli, i morti, i cimiteri spesso sono presenti e il filo conduttore è sempre la lotta tra il bene e il male. La povertà onesta e la ricchezza ottenuta con i favori del diavolo sono spesso la trama della favola. Non vi sono invece le fanciulle da sposare, principi e principesse che ritroviamo nella letteratura fiabesca, ma non vi sono neanche scene truculente.

Se partiamo dall'idea che la favola serve a educare lo spirito, ne possiamo trarre alcune conclusioni piuttosto interessanti.
Vediamo cosa insegnano queste fiabe:
chi ti regala qualcosa vuol sempre in cambio di più di quello che ti da,
se aiuti qualcuno in difficoltà, il compenso non ti arriva subito, ma quando avrai bisogno troverai aiuto;
se resisti alle tentazioni, esci più forte.
Ritroviamo anche applicato un vecchio proverbio: “la farina del diavolo va sempre in crusca”.

Insomma danno segnali precisi di comportamento e di etica che aiutano il bambino, ma anche l'adulto, a trovare le risposte ai dubbi. Ora mi sembra che quello che noi oggi diamo ai bambini sia certamente molto più sofisticato di quelle rudi favole, ma non sa dare certezze; anzi spesso, mi sembra che possa spingere verso la lotta per la supremazia, senza rispetto di nulla e quindi generi forti insicurezze che si tramutano nei comportamenti “strani”della gioventù d'oggi.

Ancora una riflessione segue alle considerazioni sopra esposte: il gioco, a volte, riprendeva gli aspetti delle favole. Per i morti si preparavano le zucche illuminate, a carnevale ci si travestiva da streghe, maghi o fantasmi, realizzando noi stessi le maschere, i costumi, per “far paura”, paura che sempre finiva in una bella risata.

Oggi è ancora così? No, tutto si compra fatto non c'è il transfer del bambino che crea l'oggetto della sua fantasia e così viene a mancare la possibilità di provare a se stessi di essere capaci di creare, di essere autonomi dal mondo che ci circonda; questo non può che generare ancora insicurezza e problemi.

Ritornando al libro “La paura è fatta di niente”, vi vedo una bellissima occasione per i genitori di svolgere il loro ruolo di educatori e il stare vicini ai figli piccoli dando loro la possibilità di esprimere e superare le loro paure.


“La paura è fatta di niente”
testi di Rosa Tiziana Bruno
illustrazioni di Antonio Boffa
prezzo 12€
Casa editrice mammeonline
www.casaeditricemammeonline.it
novembre 2010

Collegamenti in Spaziodi Magazine

in questo numero:
La paura e le fiabe di Rosa Tiziana Bruno

Anno IV n°4 - APRILE 2008
Racconti di Torre de Busi
Pierina & “Gioanì sensa pura”
di Cricio

Anno V numero 2 / FEBBRAIO 2009

L'ór del diàol
di cricio



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