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 Anno VII n° 4 APRILE 2011    -   PRIMA PAGINA


Riflessione sull'Omelia della Domenica delle Palme
Le tre domande di Tettamanzi
Sembrano fatte per qualcuno, ma noi ne siamo estranei?
Di Giovanni Gelmini


Ci vuole un santo per avere il coraggio di porre certi quesiti. Rinfresco la memoria, anche se la stampa se ne è occupata abbondantemente.

  • Perché tanti vivono arricchendosi sulle spalle dei Paesi più poveri, ma poi si rifiutano di accogliere coloro che fuggono dalla miseria e vengono da noi chiedendo di condividere un benessere costruito proprio sulla loro povertà?
  • Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni?
  • Perché ci sono uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano come guerra le loro decisioni, le scelte e le azioni violente?

La prima impressione è quella che il Cardinale Dionigi Tettamanzi stia facendo una predica ad personam, e non è da escludere che parli anche a qualche persona specifica della sua diocesi, ma credo proprio che sia una lettura riduttiva. Infatti, se abbandoniamo l'idea che un arcivescovo si rivolga solamente ai potenti, scopriamo che, in misura maggiore o minore, le tre domande coinvolgono tutti.

Quanti si lamentano della presenza di extracomunitari, ma poi sono pronti ad ingaggiarli in lavori mal retribuiti, approfittando del loro stato di necessità?
Quanti, dichiarandosi aperti all'accoglienza, non si ribellano ai molti discorsi razzisti che sentono e votano partiti che hanno tra i loro capi razzisti allo stato puro?
La seconda domanda sembra modellata ad hoc sulle battaglie politiche dei nostri giorni, ma quanti di noi agiscono contro giustizia coscientemente, poi cercano di non ricevere pene e, se non possono farsi le leggi su misura, magari provano ad allungare una bustarella o cercano un “amico” che metta una buona parola?

Più difficile è estendere la terza domanda ai molti. Certo che la decisione di aprire un conflitto fra Stati è solo dei potenti, ma non ci sono solo le guerre fatte con gli eserciti. Esistono tanti modi di fare le guerre: con la violenza, come fa la criminalità o con la maldicenza, il mobbing e l'ostruzionismo, come tanto spesso facciamo tutti noi.

Che le domande siano rivolte a tutti noi è evidente anche da questo passo detto dal Cardinale; “Nella società, nella politica, nelle famiglie e anche nella Chiesa consideriamo stoltezza mettere gli altri al di sopra di noi e crediamo piuttosto nella forza del denaro, del potere, del successo a ogni costo. Alzare la voce, cercare giusta vendetta, mostrare la nostra forza sono diventati i nostri criteri per regnare”. Questo è ormai un comportamento oggi molto diffuso.

Allora, anche se è vero che il cattivo esempio ci viene dai potenti, dobbiamo accogliere le parole dell'arcivescovo di Milano come un invito a togliere anche le “pagliuzze” dai nostri occhi e non giustificare paggescamente gli errori di chi può, perché corrompono la nostra vita e realizzano i “giorni strani che viviamo”.



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