REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno VII n° 5 MAGGIO 2011 - FATTI & OPINIONI Dal resoconto stenografico in corso di seduta |
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Signor Presidente, signor Ministro, come deputati delle Minoranze linguistiche riteniamo che vi siano alcuni punti imprescindibili in relazione all'intervento dell'Italia in Libia. Questi sono: la risoluzione ONU n. 1973 del 17 marzo 2011; le conseguenti deliberazioni già assunte dal Pag. 51Parlamento italiano il 24 marzo e le parole del Presidente della Repubblica, che ha richiamato il Governo e le forze politiche ad essere coerenti con la risoluzione ONU e ha ribadito come il nostro Paese operi in risposta ad una richiesta dell'ONU e nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione.
La situazione in Libia è ad oggi grave e non consente previsioni vincolanti in ordine alla sua evoluzione militare. La NATO ha già ribadito ciò che è nella logica delle operazioni e cioè che la missione durerà il tempo necessario. Ogni altra ipotesi è destituita di fondamento e credibilità. Stabilire o chiedere di porre un termine a priori all'intervento della coalizione equivale a dire a Gheddafi di resistere e di proseguire nella repressione violenta di massa della popolazione libica.
Ciò che è evidente è che le motivazioni e le responsabilità conseguenti alla risoluzione ONU hanno richiesto e motivato un'ulteriore assunzione di responsabilità da parte dell'Italia nell'ambito della coalizione internazionale con la partecipazione ai bombardamenti, perché una posizione differente avrebbe ulteriormente privato di credibilità la politica estera del nostro Paese.
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