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Intervento del Presidente Napolitano per il 66° anniversario della Liberazione – Testo integrale

"Si proceda alle riforme necessarie senza mettere in forse punti di riferimento essenziali in cui tutti possono riconoscersi"



Roma, 25/04/2011
Il 25 aprile festa della Liberazione si colloca quest'anno nella scia delle celebrazioni del centocinquantenario dell'Unità d'Italia che hanno nel marzo scorso toccato il culmine in tutto il paese.

Nel richiamare entrambi gli anniversari i punti di contatto appaiono evidenti. Nonostante la distanza e la diversità dei periodi e degli eventi storici, ritroviamo le forze migliori della nazione impegnate a perseguire gli stessi grandi obbiettivi ideali: libertà, indipendenza, unità. Perché quei valori già affermatisi attraverso il moto risorgimentale e sanciti con la nascita dello Stato nazionale italiano, dovettero essere a caro prezzo recuperati fra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945. Fu necessario riconquistare con le nostre forze - cooperando con gli eserciti alleati, senza attenderne passivamente i decisivi successi - le libertà negate dal fascismo, l'indipendenza violata dall'occupazione e dal dominio nazista, l'unità di un'Italia divisa in due.

E ci si riuscì grazie ai militari delle Forze Armate, primi ad iniziare la lotta di Liberazione - come ha sottolineato il ministro La Russa - già all'indomani del fatale 8 settembre del '43; ci si riuscì grazie al confluire di tante forti e giovani energie nelle formazioni partigiane e nel Corpo Italiano di Liberazione; ci si riuscì grazie a quella partecipazione, in molteplici forme - che il ministro Maroni ha richiamato e valorizzato - della popolazione, e grazie, dovunque e comunque, al coraggio di uomini liberi, quale mostrò di essere, sacrificando la propria vita per non cedere al ricatto e alla violenza dei suoi aguzzini il signor Mario Pucci di Firenze, che qui oggi onoriamo.

La nostra storia comune deve nutrirsi di questi esempi di coerenza e fierezza morale, di rinato, limpido amor di patria; e deve fondarsi anche sulle vicende vissute in tanti luoghi, in tanti piccoli Comuni che continuano a ricevere dalla Repubblica sia pur tardivi riconoscimenti per aver dato apporti preziosi alla causa della Liberazione.

Il ministro della Difesa ha ricordato come io abbia avuto occasione di definire il 25 aprile festa non solo della Liberazione ma della Riunificazione d'Italia. E non c'è dubbio che in effetti riunificazione vi fu, dal punto di vista nazionale e statuale, su basi democratiche, anche se è stato necessario un tempo ben più lungo, fino ad anni recenti, per rimarginare le ferite riconducibili ad una dimensione di guerra civile che si intrecciò con quella, fondamentale, di guerra di Liberazione. Ma anche lo sforzo compiuto in questo senso ha dato i suoi frutti: rendendo possibile la più larga condivisione della giornata celebrativa del 25 aprile.

Nel parlare - il 17 marzo scorso a Montecitorio - delle ardue prove superate nel corso della nostra storia di 150 anni, mi sono ovviamente riferito anche e in particolare all'esperienza rigeneratrice della Resistenza come risposta a colpi durissimi e a rischi estremi vissuti dalla nazione. Dalla memoria e dalla viva consapevolezza di prove come quella possiamo trarre - voglio ripeterlo - la fiducia indispensabile per affrontare le sfide di oggi e del futuro.

La complessità di queste sfide e delle incognite che vi si accompagnano, la difficoltà dei problemi che già ci si pongono e ci incalzano, richiedono un nuovo senso di responsabilità nazionale, una rinnovata capacità di coesione, nel libero confronto delle posizioni e delle idee, e insieme nella ricerca di ogni possibile terreno di convergenza. E' questa consapevolezza, è questa sollecitazione che abbiamo sentito esprimersi nelle celebrazioni del centocinquantenario lo scorso marzo.

Certo, sono poi seguite settimane di aspra tensione nella vita istituzionale e nei rapporti politici, anche per l'avvicinarsi di normali scadenze elettorali. Ebbene, è nell'interesse comune che le esigenze della competizione in vista del voto non facciano prevalere una logica di acceso e cieco scontro; è nell'interesse comune che dal richiamo di oggi, 25 aprile, agli anni della Resistenza, della ricostruzione democratica e del rilancio economico, sociale e civile dell'Italia, dal richiamo a quelle grandi prove di impegno collettivo, venga lo stimolo a tener fermo quel che ci unisce e deve unirci come italiani.

E parlo del lascito della Resistenza, dell'eredità di quell'Assemblea Costituente che sull'onda della Liberazione nacque insieme con la Repubblica. Si proceda alle riforme considerate mature e necessarie, come in questi anni ho sempre auspicato; lo si faccia con la serietà che è doverosa e senza mettere in forse punti di riferimento essenziali in cui tutti possono riconoscersi. Senza mettere in forse quei principi, e quella sintesi - così comprensiva e limpida - dei diritti di libertà, dei diritti e dei doveri civili, sociali e politici, che la Costituzione ha nella sua Prima Parte sancito.

Rendiamo così omaggio a coloro che combatterono e caddero sognando un'Italia libera, prospera e solidale, non più fatalmente lacerata, capace di rinnovare e rafforzare le basi della sua unità.

Argomenti:   #25 aprile ,        #liberazione ,        #napolitano ,        #quirinale ,        #riforme

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