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La settimana politica

Lotte intestine e non nella destra governativa

Le elezioni sono alla porta e la destra si presenta con enormi contraddizioni; cosa vuol dire?

Di Il Nibbio

Dopo la fuoriuscita dei futuristi, Berlusconi è stato costretto a fare una dura campagna acquisti; ora la sua maggioranza regge in parlamento, ma sempre sull'orlo del baratro: per avere il “si” devono essere presenti anche i Ministri! Il collante di quest’accozzaglia di parlamentari è solo uno: Berlusconi, che promette vantaggi economici e di potere. Le tensioni però appaiono sempre più forti e, come un bel cristallo non opportunamente temprato, ci si può attendere che esploda in mille pezzi.

Il tutto si può semplificare in tre nodi: lo scontento tra i fedelissimi del premier, che si vedono scavalcati dai nuovi arrivati, mentre si è aperta anche la battaglia per la successione; l'insofferenza della base leghista alle trovate di Berlusconi e la perdita del consenso che potrebbe portare a qualche brutta sorpresa nelle prossime elezioni.

Ecco così, per la prima volta, partire un forte attacco a Tremonti: Galan, ministro da pochi mesi, lo attacca con gli stessi argomenti della sinistra sulla politica economica ed è chiara la preoccupazione di perdere voti, e quindi poltrone, alle prossime elezioni. Ma l'accusa di Galan va oltre le questioni di politica economica ed entra nel merito dell'identità del partito inventato da Berlusconi; infatti, dice partendo dal'94: “è stata un'esperienza unica, originale, fuori dagli schemi e lucidamente folle. E oggi di quei sogni, di quelle speranze e, perché no, di quelle illusioni è rimasto ben poco.- e poi - oggi siamo arrivati all'estremo opposto: ci siamo ridotti a prendere ordini da politici di professione come Ignazio La Russa e Fabrizio Cicchitto. Siamo scesi in politica in nome delle idee liberali e oggi siamo finiti con un governo perennemente commissariato da un socialista come Giulio Tremonti”. Le parole di Galan mettono così in evidenza un forte disagio dei forzisti della prima ora che si sono trovati superati da chi è venuto dopo e che vanta diritti e batte i pugni sul tavolo per avere riconoscimenti, come il neo ministro Romano.

Poi lo scontro Moratti – Lassini in cui vediamo una Moratti traballante, perché il suo consenso tra i milanesi è diminuito, e la sparata “estremista” del manifesto “Via le Br dalle procure” voluto da Lassini contro i giudici milanesi la mette in ulteriore difficoltà. Un manifesto ispirato dalla propaganda che il Premier fa ogni giorno, ma che sicuramente non può piacere all'elettorato milanese che è moderato e che ricorda bene le BR cosa siano state.
In questo caso a sostegno della Moratti interviene chi è sempre stato in rotta con lei: Matteo Salvini, eurodeputato leghista e candidato alle comunali con speranza di diventare vicesindaco. Ragionevole è l'osservazione che l'eurodeputato fa sul modo che ha Berlusconi di condurre la campagna elettorale “chi viene a Milano per la campagna elettorale, parli di Milano non di tribunali o br - e poi precisa - il centrodestra non usi Milano per battaglie politiche che poco hanno a che fare con Baggio o Quarto Oggiaro”, tentando così di riportare la campagna elettorale nell'alveo delle problematiche di Milano, ma anche sganciandole dalle problematiche del rais di Arcore.

Salvini sente bene cosa raccoglie Radio Padania; le proteste per il comportamento di Berlusconi sono continue e durissime: la base leghista è strastufa delle intemperanze, dei cambi di opinione e delle promesse non mantenute del Berluska e chiede a Bossi ripetutamente di rompere il patto d'acciaio che li unisce.

In questo marasma rimescolano continuamente con interventi non certo appacificanti Sgarbi, Ferrara e la Santanchè, tutti personaggi “molto amati” dai legasti e, ciliegina sulla torta, arriva il vertice Italo-Francese, con un Berlusconi che ovviamente non vuole sfigurare di fronte a Sarkozy, uno dei leader oggi della destra ancora importante a livello mondiale. Il comportamento di Berlusconi ricorda quello di uno scolaretto, incapace di dire un no e che fa affermazioni preoccupanti ed imbarazzanti, come quella sul nucleare, per compiacere la persona importante. Così Bossi bolla tutto questo con “siamo diventati una colonia francese”.

L'irritazione si trasforma in presa di posizione dura quando vengono annunciate le missioni con bombardamenti sulla Libia, senza che la Lega fosse consultata e quindi potesse prepararsi una posizione in difesa. Inoltre, la bocciatura della Corte di giustizia dell'Unione europea per la norma che ha introdotto il reato di clandestinità, non renderà la loro posizione più malleabile.

Una cosa mi domando però: è classico di Berlusconi dire una cosa e poi immediatamente il suo contrario (N.d.R. e poi non fare nulla), questo, io credo sia un metodo efficace per accontentare tutti, chi desidera una cosa si sofferma sull’affermazione che gli è favorevole. Questa non potrebbe essere una via per accontentare il più possibile gli elettori del centro destra ed evitare così l'erosione possibile del terzo polo?

Solo i fatti diranno se la maggioranza di destra è effettivamente finita. In ogni caso è certo che se a Milano la Moratti non venisse rieletta o le amministrazioni leghiste avessero una debacle, la Lega uscirà dal Governo perché non potrà più resistere alla pressione della base.

Argomenti:   #berlusconi ,        #bossi ,        #lega nord ,        #milano ,        #opinione ,        #pdl ,        #politica



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