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Lo sbuffo

Cosa abbiamo preparato per i nostri giovani?

Vedo un quadro desolante della nostra società, e non scarichiamo le colpe per favore

Di Giovanni Gelmini

Leggendo “Il denaro in testa” di Andreoli mi sono posto la domanda: “ma che società abbiamo preparato per i nostri figli?” Una società fasulla, fatta di slogan, senza valori, con figure stereotipate lisce, levigate come statue e come statue senza cuore. Apparenza innanzi tutto, nessun elemento che riconduca alla rispettabilità, anzi questa parola è diventata sinonimo di dabbenaggine.

Abbiamo insegnato loro che hanno tantissimi diritti, ma ci siamo dimenticati di dire che hai tanti diritti corrispondono altrettanti doveri.

Abbiamo insegnato loro che devono essere belli, ma abbiamo dimenticato di segnalare che la bellezza non basta per vivere; ecco che con la loro “bellezza” trovano che è comodo prostituirsi, con il corpo o con la mente, come quando per denaro si sostengono cose false che suscitano l'indignazione.

Se questa è la società che ci descrive Andreoli, il Censis, nelle sue ultime indagini, ne dà la misura. Abbiamo creato il mito del Liceo e dell'Università, ma poi li vogliamo tutti promossi, senza considerare il fatto che abbiano capito i meccanismi del ragionamento. Quando andiamo a parlare con i professori sosteniamo sempre che i nostri figli sono dei geni (magari incompresi anche da noi), che studiano sempre (magari fosse vero e poi non lo sappiamo perché siamo in altre cose impegnati) e ci dimentichiamo che non basta studiare, occorre capire. Ma la scuola che abbiamo preparato non si occupa di far capire, ma si concentra sull'obiettivo di portare gli allievi a rispondere ai quiz (maledetti quiz!), anche se con i quiz difficilmente si misura la capacità di ragionare.

Ecco così che l'Università sforna disoccupati e a un’età (oltre i 25 anni) in cui è difficile poi adattarsi alle necessità del lavoro. Il lavoro però non è fatto di quiz con risposte prevedibili e pretende almeno due cose: competenza e adattamento, cosa che troppo spesso manca ai nostri bamboccioni, da una parte coccolati dai genitori e dall'altra abbandonati a se stessi secondo il motto “basta che non rompano”.

La disoccupazione giovanile è alle stelle; i laureati trovano sbocchi nei call-center o a fare il venditore porta a porta di assicurazioni o di bound argentini, ma mancano gli idraulici, gli elettricisti, i muratori, i pittori, ecc. Già, ma quelle non saranno professioni meritevoli per i nostri gioiellini?

I nostri figli devono avere quello che noi abbiamo chiesto nel '68: tutto e subito e...adesso anche senza sforzo, perché, poveretti, non sono abituati a soffrire, a ricevere dei “No!”; devono essere sempre i primi, altrimenti soffrono; così li abbiamo cresciuti.

Ma il tesoro accumulato negli anni del boom economico è stato dilapidato, l'economia italiana non è ancora uscita dalla crisi e, con la situazione che abbiamo, possiamo pensare che ne uscirà con grande difficoltà e lentamente.

Allora cosa sperare?
Forse dobbiamo sperare che finalmente i nostri figli capiscano.

In Spagna sono scesi in piazza a protestare, una protesta dura anche se pacifica, che non lascia spazio a provocazioni e a fraintendimenti. Ecco gli “indignados”, un movimento spontaneo che chiede alla politica di prendere provvedimenti forti e urgenti per superare la precarietà salariale e lo sfruttamento degli stagisti; chiedono anche l'istituzione di un salario minimo di 1.200 euro. Ovviamente c'è anche la richiesta di una riforma fiscale per favorire i redditi più bassi.

Tra le altre richieste: la nazionalizzazione delle banche salvate dall'intervento statale, la riduzione delle spese militari, la chiusura di tutte le fabbriche di armi e delle centrali nucleari. Insomma richieste che andrebbero bene anche per L'Italia e forse anche per Francia, Germania, Olanda, Belgio, …

Se succedesse come nelle le rivolte del Nord Africa o come mezzo secolo fa nella rivolta del “maggio francese”, le cui proteste si sono diffuse, cosa farebbero i nostri compassati Tremonti? Ma i nostri bamboccioni sono in grado di fare ciò?

Argomenti:   #cultura ,        #famiglia ,        #giovani ,        #opinione ,        #scuola ,        #società ,        #università



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