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Il commento

Politica: è giunto il momento della rottura

Queste elezioni sanciscono la fine del berlusconismo, dell'idea del centro alla Casini, del dirigismo del PD e mostrano una voglia degli elettori di dire la loro

Di Il Nibbio

Da qualche tempo si sente montare l'insofferenza della gente per l'arroganza di Berlusconi: lui il “maximo”, lui quello che risolve tutto, lui l'uomo che con le donne ha diritto al “riposo del guerriero”, lui che dove arriva sparisce l'immondizia e sbocciano i fiori...
A quest’immagine stereotipata del “grande statista” si contrappone una realtà sempre più evidente di fallimento delle sue azioni: l'economia è un disastro, la finanza pubblica continua a sprecare, quella privata non dà aiuto alle imprese, le tasse aumentano, la disoccupazione aumenta, le riforme che propone il Cavaliere servono solo a lui per evitare la Giustizia, litigiosità, il consenso si acquista con i favori e non con le idee, barzellette che non fanno ridere e l'Italia che nella considerazione mondiale è diventata una barzelletta, mancanza di rispetto per le regole. E chi vuole aggiunga pure, perché l'elenco è quasi infinito.

A un certo punto arriva lo stop della gente. Il consenso personale di Berlusconi è andato a farsi benedire e i risultati li abbiamo misurati nel passato turno elettorale: due grandi città capoluogo perse, due al ballottaggio con gran possibilità che vincano Pisapia e De Magistris. Perfino ad Arcore e ad Olbia (villa Certosa) Berlusconi non è riuscito a sostenere il sindaco proposto dal PDL.

La sua sconfitta personale si misura in modo preciso a Milano dove arrogantemente si è presentato capolista del PDL per sostenere il candidato sindaco Letizia Moratti e ha ricevuto circa la metà delle preferenze della volta precedente, malgratd la richiesta insistente di superare il risultato di cinque anni fa. È chiaro, la Moratti non piace, ma Berlusconi piace ancora meno.

La campagna elettorale svolta dalla destra è all'insegna di una prepotenza di vecchia memoria: diffamazioni, minacce, insulti, richiamo alla paura del diverso (zingari, maomettani, negri, ecc) e chiamata a raccolta per difendere il leader da una fantomatica aggressione fatta dai soliti giudici che non fanno altro che svolgere le loro funzioni; abbindolamento degli elettori con la promessa di cancellare le multe, anche questo è un modo di comprare il consenso e sembra che sia il solo mezzo che sono capaci di mettere in campo.

Ma perché tutto questo accanimento? Non è che, oltre al possibile smacco per Berlusconi, ci siano anche gli interessi che si associano al grande evento dell'Expo?

Formigoni ha già litigato in silenzio con la Moratti per l'Expo e da una defenestrazione di Berlusconi ha tutto da guadagnare perché è certamente uno dei candidati più qualificati a sostituirlo. È pensabile che possa gradire di perdere Milano, con la corte di Berlusconi annessa, per guadagnare la leadership del centro destra in Italia.

La sconfitta del berlusconismo non è però la sola che possiamo registrare nelle passate elezioni, è stata sconfitta anche l'altra faccia del Berlusconismo: la corrente di D'Alema che non ha candidati graditi all'elettorato e, malgrado questo, ha cercato sempre di imporre i suoi. In questo caso è la sconfitta del metodo “DC”, del voto dei “delegati”, metodo che ha portato il PD a perdere sempre di più consensi.

Perché piacciono Pisapia, De Magistris, Vendola?
Perché dicono cose coerenti con loro e così parlano al cuore della gente.

Pisapia conosce Milano e i milanesi e parla a loro dei loro problemi con pacatezza e precisione, De Magistris è napoletano e dà speranza ai napoletani di uscire dall'inghippo dei compromessi con i poteri che mangiano la città. È la politica delle cose reali, che ha iniziato Vendola. Non so se avete notato che con Vendola è scomparsa la parola “comunismo” nel suo partito, che raccoglie invece la parte più a sinistra dell'elettorato, ma piace anche ai veri moderati.

Ma dove è finita la “voglia di centro” che qualche anno fa è stata rilevata dai sondaggi?

Credo che la risposta sia semplice e l'avevo già detta: non dobbiamo confondere la “voglia di centro” con l'attuale centro, ma con il desiderio di avere una classe politica che non usi il conflitto come suo metodo, che non parli in modo strettamente ideologico, che abbia idee chiare e che non rifletta i poteri forti. Non credo che l'elettorato voglia una classe politica simile alla Binetti, che vuole imporre la sua idea assurda di cattolicesimo per legge e che dimentica invece il comandamento dell'amore.
Che questo si possa avvicinare al vero lo dimostra che il cattolicissimo e centralissimo Casini non è mai riuscito a sfondare, perché la sua ambigua politica dei due forni non può essere gradita. Fini non ha avuto certo altra possibilità che mettersi con lui, ma Casini è una zavorra anche per lui.

Questa tornata elettorale sembra quindi essere l'inizio di una rivoluzione politica; speriamo che i politici la sentano sulla loro pelle e mandino in pensione definitiva le cariatidi del PD, l'unico partito che, per dimensione, è oggi in grado di raccogliere il segnale di queste elezioni per il ritorno alla democrazia piena, altrimenti dovremo aspettare che il PD sparisca e sia sostituito da una nuova entità che ancora non c'è.

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