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 Anno VII n° 6 GIUGNO 2011    -   FATTI & OPINIONI


Venezia: Forum Internazionale sul futuro energetico dell’Italia
Nucleare: Coldiretti, dai campi energia per sostituire tre centrali
L’associazione di categoria degli agricoltori rivendica il ruolo della aziende agricole nello sviluppo di energie rinnovabili rispettose dell’ambiente. No agli impianto fotovoltaici al posto di campi coltivati
Di G.G.


È possibile, nei prossimi dieci anni ottenere dalle campagne italiane energia rinnovabile in grado di sostituire tre centrali nucleari; il tutto con il diretto coinvolgimento delle imprese agricole e senza causare danni al territorio. Questo è stato sostenuto nel Forum Internazionale sul futuro energetico dell’Italia promosso dalla Coldiretti a Venezia il 14 Giugno.

Dopo i risultati del referendum, che ha respinto la costruzione di centrali nucleari in Italia, secondo Col diretti, l’agricoltura può giocare un ruolo decisivo poiché propone una produzione di energia verde effettivamente sostenibile per l’ambiente ed integrata col territorio e così è in grado di contribuire al bilancio energetico nazionale. La proposta privilegia l’efficienza energetica grazie alla possibilità, tipica degli impianti agricoli di piccole dimensioni, che impiegano direttamente l’energia termica prodotta, evitano gli sprechi e valorizzano i residui delle attività agricole, forestali e zootecniche.

Secondo lo studio presentato da Coldiretti, la produzione energetica potenziale complessiva dell’agricoltura al 2020 può raggiungere, infatti, 15,80 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti petrolio).

Si tratta - ha spiegato la Coldiretti - della somma 4,3 Mtep prodotti attualmente dal settore con i 11,50 Mtep che potenzialmente potrebbero aggiungersi nei prossimi dieci anni. Il risultato è un contributo pari all’otto per cento del bilancio energetico nazionale al 2020 (2,2 per cento attuale più la quota d’espansione potenziale del 5,9 per cento).

Sul piano ambientale sviluppando le rinnovabili con il coinvolgimento diretto del mondo agricolo e senza causare danni al territorio, si potrebbero evitare emissioni paria a 26,37 milioni di tonnellate l’anno di anidride carbonica (CO2), con un impatto occupazionale al 2020 di poco meno di 100.000 unità.

Tuttavia, per attivare questo processo è necessaria un politica mirata, poiché, se è vero che oggi l’agro-energia rappresenta un’opportunità il rapporto tra la tutela del territorio agricolo e lo sviluppo delle energie rinnovabili richiede, sempre secondo la Col diretti, la determinazione di puntuali criteri di bilanciamento. I principali strumenti, in questo senso, riguardano la definizione delle procedure autorizzative e la differenziazione dei livelli di incentivazione.

E’ importante, allora, che la semplificazione delle procedure sia effettivamente rivolta agli impianti di piccola taglia e che invece - ha precisato la Coldiretti - si continui a contrastare la diffusione dei grandi impianti fotovoltaici su suolo agricolo.

Sul piano degli incentivi, inoltre, è vitale che i decreti attuativi della recente riforma del settore rinnovabili (Dlgs 3 marzo 2011, n.28) siano emanati con sollecitudine, superando quelli che sino ad oggi sono stati i fattori limitanti di uno sviluppo sostenibile ed equilibrato delle rinnovabili sul territorio nazionale (tariffe indifferenziate, mancanza di premi per l’efficienza energetica e per la maggiore sostenibilità economica e ambientale di impianti alimentati da bio-masse di origine locale o provenienti da filiere corte).
Anche dal punto di vista tecnologico - ha continuato la Coldiretti - si apre una nuova sfida, che dovrà passare per l’adattamento delle tecnologie degli impianti alle dimensioni ed alle strutture delle realtà produttive agricole e di allevamento nazionali, costituite essenzialmente da imprese di dimensioni medie e piccole.

Per la Coldiretti, è anche importante sostenere lo sviluppo di sistemi e di tecniche complementari (come quelle per l’abbattimento dei carichi azotati a valle della produzione di biogas da reflui zootecnici) o innovative quali la produzione di biocarburanti di nuova generazione, alla scala territoriale consona e senza impiegare ogm.

Diversi motivi che ci avevano già convinto che in Italia era meglio tenersi lontani dalle centrali nucleari ed investire sulle energie rinnovabili. - ha affermato nelle conclusioni il presidente della Coldiretti Sergio Marini - Innanzitutto, c’è il tema della sicurezza che è drammaticamente tornato alla ribalta dopo il disastro in Giappone, che non si può semplicemente liquidare come una questione “emotiva.
In secondo luogo,
- ha continuato Marini - sarebbe stato assurdo per l’Italia avviare oggi un percorso che c’impegnerebbe per diversi anni proprio quando molti Paesi, a cominciare dalla Germania, hanno invece deciso in questi giorni di uscire dal nucleare.
In ultimo, è bene tenere in mente anche per il futuro che sulle applicazioni scientifiche che potenzialmente possono arrecare danni planetari, irreversibili e irrisolvibili, come il nucleare e gli ogm i cittadini hanno il diritto e il dovere di potere decidere se e come ciò che la scienza propone debba essere applicato.

Da parte nostra
- ha concluso Marini - siamo ben lieti di poter continuare a produrre il buon cibo libero dalle contaminazioni del nucleare, libero dagli ogm e ad emissioni zero. Cioè proprio quello che la gente ci chiede.
La Coldiretti mostra anche una preoccupazione che lo sviluppo delle rinnovabili, dopo l’addio del nucleare, non diventi un business per i soliti noti.
Il presidente della Coldiretti Sergio Marini, denuncia il rischio di manovre speculative sulle rinnovabili con infiltrazioni anche della criminalità: “ Le energie rinnovabili di origine agricola possono dare un contributo al problema energetico del Paese, ma deve essere rispettato il primato della produzione del cibo nella gerarchia delle priorità.

L’Italia
– ha precisato Marini - è un Paese che ha conquistato nel mondo i primati nella produzione alimentare e nella bellezza paesaggistica che non possono essere messi in discussione da uno sviluppo senza regole delle energie rinnovabili che tolgono terreno fertile all’agricoltura, favoriscono le speculazioni e deturpano in modo indelebile l’ambiente.



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