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 Anno VII n° 6 GIUGNO 2011    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi


Al margine di un meeting organizzato presso il Dipartimento di Matematica ed Informatica dell'Università di Catania
Internet e i social network: rischi, ma anche tante opportunità
I problemi ci sono, ma parliamo di Wall 5 e i suoi pregi nella lotta politica nel Magreb
Di Francesca Bisbano


Facebook, Twitter, Youtube, Windows Live Messenger, Netlog, Myspeace e molti altri ancora sono le piattaforme che ci permettono di rimanere sempre in contatto.

Una nuova realtà, ove i confini spazio temporali vengo meno, per cui è possibile non solo ricevere notizie in tempo reale da un capo all'altro del pianeta, ma anche intrattenere relazioni a distanza. Nel nuovo sistema di internet chiunque può divenire parte integrante del processo comunicativo globale. Questo di conseguenza mostra come il suo avvento e l'utilizzo di nuove tecnologie, tanto nell'ambito della comunicazione, quanto in quello dell’informazione, abbiano senz'altro modificato il costume sociale delle nuove generazioni e determinato un cambiamento nel destino mondiale della democrazia.

Non a caso si afferma una nuova idea di politica: informata e partecipativa. Il web diventa una grande Agorà digitale, dove non solo gli utenti s'incontrano e si confrontano, ma sostengono anche canali alternativi di informazione.

Il fenomeno digitale apre dunque nuove frontiere!
Quali?
Senz'altro la diffusione di notizie online ha una forte presa sull'opinione pubblica, sicché il più delle volte questa si trasforma in un potente strumento persuasivo, la cui azione si dispiega in una grande presa di coscienza di massa! Il popolo di internet protesta!
Si fa sentire!
Si riunisce e si organizza!
Il più delle volte con appelli, petizioni e quant'altro, lotta per una causa comune! In positivo o in negativo?

Negativo sicuramente, se pensiamo al caso di Amina Abdallah Araf (in realtà Tom MacMaster), seguito poi da quello di Paula Brookers (alias Bill Graber), che ha fatto perfino preoccupare per l'attivismo LGTBT della comunità gay mediorientale. La storia di Amina, presunta attivista siriana, suggerisce si di diffidare dai media, i quali molte volte fanno a gara per avere lo scoop, senza nemmeno considerare la validità delle fonti o senza indagare più di tanto, ma non devono nemmeno condurre a condannare l'utilità dell'informazione digitale!

Francesco Landogna Fondatore di Wall 5
Positivo invece se parliamo di Wall 5, il primo social network magrebino, funzionate sulla stessa logica di Facebook. Wall 5 è una piattaforma, dove per iscriversi basta creare un account personale, con il quale è possibile aggiungere altri utenti alla propria lista di amici per chattare, inviare messaggi di posta o condividere con loro foto, video, link e altro. E' uno spazio interattivo, divertente, facile da usare e ricco di applicazioni: videochat, tv online, collegamenti per effettuare vendite o offerte telematiche e molto altro ancora (esiste infatti anche un'opzione per utilizzare il dialetto darija).

Tuttavia, oltre il divertimento e la possibilità di interagire con altri utenti, c'è di più. Recentemente, infatti, Wall5 ha avuto un notevole peso politico. Nel corso delle famose manifestazioni anti-governative in Libia, quando l'accesso a Facebook e alle altre reti era stato disattivato, questo ha offerto agli utenti libici una soluzione informatica diversa, divenendo così uno dei massimi difensori della libertà di parola (chiunque poteva scaricare sul social network stesso un software particolare per accedere direttamente alla rete mondiale tramite il srever locale).

Per il ruolo che la piattaforma ha assunto nella vicenda libica, lo scorso 20 aprile Wall 5 è stato oggetto di un meeting, cui ha preso parte il suo stesso fondatore, il siciliano Francesco Landogna, tenutosi presso l'aula magna del Dipartimento di Matematica e Informatica dell'Università di Catania. Facebook domina il mercato. Eppure non è l'unico e Wall 5 né è un esempio.

Sapere che questa piattaforma aveva avuto un ruolo importante nella rivolta in Egitto, mi ha incuriosito parecchio. Volevo capire come gli egiziani fossero riusciti ad organizzarsi sul web e quale fosse stato realmente il ruolo dei social network nella rivolta degli Egiziani prima e dei Libici poi.” Così ha dichiarato Andrea Cannella, studente presso la facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali di Catania, che ha pianificato e diretto l'evento.

Pregiudizio comune vuole che l'informatica costituisca un mondo alieno, distinto e rigidamente separato dal mondo sociale. Eppure questa non è solo un insieme di calcoli o formule incomprensibili ai comuni mortali. “Il caso Wall 5 - ribadisce Cannella -insegna e la stessa idea di organizzare un meeting al riguardo è stata quella di vedere il lavoro degli informatici dal lato 'umano' e sociale!”.

Guido Nicolosi, ricercatore presso la Facoltà di Scienze Politiche di Catania

Oggi internet guadagna uno spazio importante, indipendentemente da quanto si possa o meno confidare nell'attendibilità della rete, come Guido Nicolosi, ricercatore presso la Facoltà di Scienze Politiche di Catania, in un intervento al meeting su Wall fa notare : “Le nuove tecnologie accentuano in maniera esponenziale il processo di erosione dei confini tra i media fino a determinare una situazione, quella attuale, di un ambiente mediatico unitario. Infatti, nel caso specifico delle rivolte nordafricane, il principale ruolo lo hanno giocato due tecnologie della comunicazione tradizionali, ma riconfigurate in maniera radicale dall’avvento della tecnologia digitale: i telefoni (cellulari) e la televisione (satellitare). Internet ha spesso svolto il ruolo, pur importantissimo, di anello di congiunzione di una catena della comunicazione (molto più ampia) volta ad ibridare le tecnologie e a “riversare” appunto informazioni, video, audio o testuali da un medium all’altro.

Un uso combinato, intelligente e creativo di una pluralità di tecnologie digitali: dai cellulari alle video camere; da internet alla tv satellitare, diventano fondamentali. E se è vero che per la prima volta le rivolte vengono raccontate attraverso canali alternativi di informazione e le persone normali, i manifestanti, i passanti (o anche gli stessi prigionieri maltrattati), che sfruttando l’ubiquità delle tecnologie a loro disposizione, come ancora fa notare Nicolosi, si trasformano in veri e propri reporter diffusi (e i social network ne sono potenti amplificatori), lo è anche il fatto che il coinvolgimento di intere popolazioni da oriente a occidente ha anche i suoi punti di vantaggio: le loro mobilitazioni scuotono l'opinione pubblica, costringendo i loro governi ad adottare decisioni forti contro le violenze praticate dai regimi, per cui anche la scienza informatica può essere diretta alla difesa e tutela dei diritti delle popolazioni oppresse dalla dittatura.



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