Il libro è rimasto nell’altra mano, quella sinistra, all’altezza del cuore: si intitola “Mia figlia follia” e anche se indirettamente, ha a che fare con l’ignoranza e l’omofobia (vedi in questo numero "Considerazioni sull’omofobia").
Qualche mese fa, infatti, l’autrice è stata inizialmente invitata ad una rassegna letteraria per poi essere, successivamente, pregata di restare a casa, con il suo bel libro tra le mani. Anzi, possibilmente dentro un cassetto, nascosto dagli occhi dei perbenisti che considerano la sua storia “oscena”, probabilmente per via delle due righe in cui si descrive un rapporto omosessuale o quelle altre due in cui si racconta che Maddalena ha un rapporto sessuale con un cero.
Deve essere sembrato troppo scandaloso, agli organizzatori della rassegna, questo pezzo di vita. Meglio nascondere e censurare, quindi. Perché l’omofobia non è scandalosa, quella no, almeno non in questa Italia. Ma per fortuna si sono levate immediatamente delle voci, alte e limpide, sicuramente più credibili di quella di qualunque censore: Marcello Fois e Michela Murgia, tra i tanti, hanno confermato che l'arte, la narrativa, la parola, non possono essere costrette al silenzio.
“Ad essere stupidi si comanda il mondo e conto non se ne dà a nessuno, né di sbagli, né di meriti”.
Maddalenina è sola. Anche la sua ombra l’ha abbandonata a sé stessa. Unici compagni di vita - malevoli preavvisi di morte - la follia, una vecchia che non parla mai e un ventre “aridamente gonfio”. Le sue giornate sono scandite dai rintocchi dell’orologio a cucù che custodisce un uccellino imbalsamato - ma che sembra essere una delle rare forme di vita reale della vicenda - e dai dialoghi con Maria Carta, l’aggiustatrice di ossa che comunica con i pensieri assordanti di chi vuole essere lasciata in pace.
La sua vita di stenti, sostenuta dalla pensione ‘di matta’, subisce un lento ma preciso cambiamento: sopraggiunta al cinquantesimo anno d’età, Maddalenina decide di diventare madre. Lo decide per sé, per la bambina che fiorirà – tra sogno e delirio – nel suo grembo e per i padri che le daranno sembianze e cognomi.
Ne sceglie tre, la matta del villaggio che saprebbe stare accanto a tutti, se solo glielo concedessero. Il padre di sua figlia ha i volti di Graziano Lucente, Quirico Malannata e Rocco delle Spezie, tre uomini dai quali Maddalenina tira fuori il meglio, nonostante siano portatori di grevi tormenti: un allevatore evirato da un toro, un adolescente “condannato” a diventare centenario come i suoi predecessori e un professore che alle donne preferisce i marinai.
Ambientato in una Sardegna negli anni dell’immediato dopoguerra, con riferimenti ambientali riconducibili a qualunque paesino dell’isola, si intrecciano storie di emarginazione che non guardano in faccia nessuno: colpiscono le donne come gli uomini, senza distinzione di ceto o età.
La storia si aggroviglia e si sbroglia nell’incessante botta e risposta tra la prolissa Maddalenina e la taciturna Maria Carta, a voler forse simboleggiare l’onesta follia dell’una e la lucida saggezza dell’altra.
Ai piedi di un secco susino (“Non è secco”), inaridito come il ventre di Maddalenina, ci viene raccontata con “ruvida delicatezza” la storia di un manipolo di uomini e donne emarginati dalla famiglia e dalla comunità, che trovano riscatto solo nella morte.
Mia figlia follia
Savina Dolores Massa
Editore Il Maestrale
Collana Narrativa
Prezzo di copertina € 16,00
Data uscita 01/09/2010
Pagine 196, brossura
EAN/ISBN 9788864290133
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