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Anno VII n° 6 GIUGNO 2011 RECENSIONI |
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Letto per voi
“Dove sono in questa storia” di Emir Kusturica
Di Cricio
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“Dove sono in questa storia” libro non facile, anche se interessante.
L'autobiografia di Emir Kusturica parte dal suo primo giorno di scuola nel1961, legato al tempo del primo volo nello spazio del russo Jurij Gagarin. Un’infanzia sicuramente molto diversa da quella dei bambini di oggi, molto più vicina alla mia di dieci anni prima. Scopriamo un Emir svogliato, disinteressato allo studio, spinto ad applicarsi a scuola da una ragazzina Snjezana Vidovic compagna di classe, il suo primo amore mai dichiarato. Ecco la prima grande prova di dedizione ad un progetto: la costruzione del “Titanic”, un modellino ovviamente, che lo riqualifica nella sua classe. (n.d.r. quanti ragazzi svogliati lo sono per scarso interesse verso gli argomenti scolastici?). La storia che racconta non procede in modo lineare, ma con salti e “interferenze”, per questo la lettura non è facile. Le interferenze sono quelle della società di Sarajevo, della politica. Scopriamo una visione di Tito che è diversa da quella che abbiamo noi. Le feroci discussioni di politica tra i “titini” e i sostenitori del regime sovietico, la delusione per il tradimento di Nasser. Tutta la sua storia è un intreccio tra la sua azione e la politica. I suoi film nascono proprio come esigenza di documentare una realtà jugoslava diversa da quella che i politici dominanti cercano di accreditare. Emir si tratteggia impegnato politicamente, ma il successo dei suoi film lo porta all'estero e così a si auto-esilia quando scoppia la guerra civile e questo lo disturba. Tutta la sua storia si muove attorno ad alcune figure. La prima è certamente il padre: Murat, partigiano, che ha partecipato alla fondazione della Jugoslavia, sottosegretario agli Esteri nella Repubblica di Bosnia Erzegovina, ostile a Tito in modo totale e, forse per questo, non troppo ben visto nell'ambito del suo lavoro. Importantissime le figure femminili. La madre su tutte: Senka Numankadić, donna semplice nella sua essenza, ma poetica e dotata di grande energia. C'è poi la zia Biba, indomita partigiana. Leggendo il libro appare come siano le donne reggere la storia degli uomini. Le amanti o mogli dei capi di governo, che intercedono per far avere le autorizzazioni a Emir Kusturica a girare i suoi film di denuncia. Infine le donne vicine a lui, la compagna di scuola Snjezana Vidovic e poi la moglie Maja, veri pilastri su cui costruire la propria vita. Scopriamo così un Emir fedele, senza avventure. Nel libro mi ha colpito come si sia evoluto il rapporto inter-etnico da uno stato di relativa accettazione alla guerra civile; mi ha colpito la stoltezza dei “partigiani” dell'ultima guerra civile. Riporto pezzo che è a mio avviso il massimo della ottusità razzista e questi rischi li corriamo anche noi.
A un certo punto minacciò di far saltare in aria la diga della centrale idroelettrica di Visegrad! Al giornalista Radoje Andrié del giornale "Veéernje novosti" dichiarò:
Insomma un libro che presenta molti aspetti interessanti, ma che non è facile da leggere; la lettura per me è proceduta con difficoltà poche pagine per giorno.
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