CALOGERO MANNINO.(Gruppo
Misto) Signor Presidente, onorevoli colleghi, essendo un indipendente «solitario» ritengo che sia opportuno dar conto del mio modo di votare.
Voterò «no» e non perché sia necessario entrare nel merito, andare a scandagliare se effettivamente c'è un fumus persecutionis nella costruzione di questa istruttoria o se questa istruttoria sia strettamente collegata ad un contesto di relazioni che vedono il collega Papa personaggio probabilmente in contrasto con altri magistrati. Voterò «no» per una ragione che ho conquistato personalmente con la mia sofferenza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
Bisogna avere un grandissimo rispetto dei tribunali e dei magistrati giudicanti. Bisogna avere un grandissimo rispetto del processo. Il problema della giustizia italiana è ricostruire l'integrità della dignità del processo. Quando il pubblico ministero presenta ad un tribunale un imputato nella condizione del detenuto, pone quel tribunale nella condizione di avere necessariamente un pregiudizio. Soltanto quando avrà effettuato la ricerca del confronto che il processo permette, avrà nei confronti dell'imputato anche la libertà di assolverlo.
Se vogliamo affrontare il problema della giustizia, che rimane uno dei problemi fondamentali di questo Paese, non possiamo porlo al centro di uno scontro politico. È un problema che ha tutta la sua dignità e rispetto al quale, per esempio, ho idee che non coincidono con quelle dell'attuale maggioranza. Però, se vogliamo attraversare questa crisi, che il Paese si è visto rovesciare addosso, dobbiamo avere la forza di rispettare alcune regole. Qui c'è una regola fondamentale: ammesso che Papa sia effettivamente responsabile dei reati che gli vengono contestati dal GIP, Papa deve andare in tribunale in condizione di libero cittadino. Lì si difenderà.
Non si tratta di mettere un deputato al riparo, cioè di mettere un deputato in una condizione di protezione «castalica»; si tratta di mettere anche un deputato in condizione di parità con qualunque altro imputato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio). I processi che si svolgono con maggiore libertà ed efficacia sono quelli che vedono l'imputato a piede libero.
PRESIDENTE. Onorevole Mannino, la prego di concludere.
CALOGERO MANNINO. L'articolo 274 del codice Vassalli è stato il frutto di un compromesso faticoso e sacrificato. Vorrei ricordare ad alcuni colleghi presenti nella legislatura quanto fu travagliato questo concetto di custodia preventiva o di carcerazione preliminare.
PRESIDENTE. Onorevole Mannino, deve concludere.
CALOGERO MANNINO. Questo mi spinge a votare contro la richiesta di carcerazione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà, per due minuti, diventati tre come per l'onorevole Mannino.
RITA BERNARDINI.(PD) Signor Presidente, onorevoli colleghi, come delegazione radicale abbiamo ascoltato molti interventi che abbiamo condiviso sia da una parte che dall'altra sul tema della custodia cautelare in carcere, sulla carcerazione preventiva. Sapete che questa lotta è al centro della nostra lotta anche non violenta.
Nessuno però ha ricordato che nelle carceri italiane, nelle carceri illegali italiane, il 40 per cento dei detenuti sono in attesa di processo, sono in carcerazione preventiva. Sappiamo tutti che la metà di loro sarà riconosciuta innocente, tanto che noi siamo il Paese d'Europa più condannato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Popolo della Libertà). Credo quindi che da legislatori, se siamo qui e siamo anche legislatori, dobbiamo porre mano immediatamente alla riforma della legge sulla carcerazione preventiva (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Popolo della Libertà).
Noi il nostro progetto lo abbiamo depositato. Detto questo, in nome anche di quelle decine di migliaia di persone che sono in carcere, in carcerazione preventiva, che non possono andare a piede libero, come ha detto il collega Mannino, al processo, riteniamo, avendo visto anche le carte, che ha studiato il nostro collega Maurizio Turco, di dover votare «sì» alla richiesta della Giunta per le autorizzazioni a procedere (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
ANTONIO MARTINO. Vergognati! Ti devi vergognare!
ALFONSO PAPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONSO PAPA
(PDL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel prendere la parola in uno dei momenti più drammatici della mia personale esistenza, non ritengo di dover fare qui un appello alla difesa del Parlamento, perché sono innocente ed estraneo nel merito a tutte le accuse che mi vengono rivolte.
Ritengo, davanti alla mia coscienza, davanti a Dio e davanti agli uomini, che la verità non abbia bisogno di difensori. La verità, in quanto tale, si manifesta da sola, nel tempo e tra le varie difficoltà, ma si manifesta per il suo stesso essere, in quanto realtà di quello che è realmente accaduto ed esistito.
È per questo che oggi, pieno di dolore dal punto di vista umano, affronto questa prova, che arriva dopo diversi mesi di travaglio, che non auguro a nessuno, e che vivo, però, con un'intima serenità e una grande pace interiore, che mi porta ad affidarmi al giudizio di quest'Aula, qualunque esso sia, turbato unicamente dal pensiero dei miei figli di 12 e 10 anni, ai quali, stanotte, per la prima volta, ho dovuto concretamente spiegare come e perché questo fine settimana potrei non tornare a casa.
Ma anche questo turbamento è stato ed è profondamente compensato dalla vicinanza di mia moglie, che sa, come me, come stanno le cose, quello che è accaduto e perché si è arrivati a questo punto, anche in relazione alle accuse che mi sono state rivolte, ed è l'unico bene della mia vita, oggi a me vicina come ventiquattro anni fa, quando ci siamo conosciuti.
Vi è un grande scollamento tra quello che si evince dalle carte di questo procedimento, che hanno portato oggi alla Giunta soltanto la prospettazione dell'accusa, attraverso il filtro di un giudice degli atti, quale è il giudice delle indagini preliminari, e quello che è stato riportato dai giornali e dalla stampa, nei quali mi sono stati attribuiti costumi di vita, usi, nomignoli e modi di essere che non mi appartengono e che sono stati sempre molto lontani dal mio modo di essere.
Devo dire che non mi meraviglia che la demolizione della mia persona sia passata attraverso la demonizzazione di fatti e vicende necessariamente squallide, affinché lo sdegno da costruire nei miei confronti potesse essere ancora più eclatante.
Vedete, signor Presidente, onorevoli colleghi, la verità cresce sul campo della vita come la zizzania della menzogna. Ci vuole del tempo affinché il grano cresca, la verità venga a galla e si estirpi la zizzania della menzogna all'inizio della sua crescita inutile, perché continua a crescere.
Nel corso di questi mesi mi sono rassegnato a leggere non quello che veniva scritto sui giornali, ma le carte di quest'indagine. Ho cercato in tutti i modi di chiarire la mia posizione ai pubblici ministeri, essendo convinto del fatto che, come autorevolmente detto da qualche esponente di questo Parlamento, appena si ha contezza che vi è un'indagine o un rimprovero, bisogna correre dal proprio giudice naturale. Io sono corso, ma per sei mesi ho trovato le porte chiuse e, quando mi sono spalancate, lo hanno fatto sotto il profilo della carcerazione e non della possibilità di esercitare il mio diritto di difesa.
Mi sto avvicinando, però, a quel momento di mietitura che avrà bisogno di tempo e che rappresenterà il modo per testimoniare quello che oggi vi sto dicendo, come petizione di principio, me ne rendo conto, in ordine alla mia non colpevolezza, per utilizzare il processo per dimostrare la mia innocenza e, attraverso il processo, dimostrare le cose che ho detto, il come e il perché alcune persone, che conosco molto bene nelle motivazioni, negli intendimenti e nelle finalità, hanno attuato ciò che è stato fatto nei miei confronti.
Oggi, proprio per questo, essendomi sospeso dal mio gruppo, dalle Commissioni parlamentari di appartenenza, avendo accettato con serenità il provvedimento di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio di magistrato che è stato applicato nei miei confronti dal Consiglio superiore della magistratura, con altrettanta serenità, con spirito di collaborazione e fiducioso che tutti voi abbiate letto e approfondito realmente le carte e non solo le accuse che mi vengono mosse, ma anche il riscontro delle modalità offerte rispetto alle accuse stesse, so che potrete verificare in piena coscienza e in piena libertà e scegliere quale dovrà essere non il mio destino, ma la modalità con la quale potrò affrontarlo.
Sono impegnato in una battaglia di verità, una battaglia assoluta che condurrò qualunque sarà la mia condizione. Sta a voi decidere se potrò essere ritenuto degno e meritevole di affrontare questa battaglia di verità e di rincorrere il mio giudice naturale, non semplicemente di presentarmi davanti a lui, per potermi difendere e permettere a questo giudice di contestarmi tutte i fatti che mi sono state contestati e per costruire in quella sede, che è l'unica vera sede, la verità e la realtà.
Se potrò condurre questa battaglia da uomo libero lo farò, se, invece, dovrò condurla da prigioniero, lo farò con la stessa serenità, con la stessa tranquillità e sicuro, come dicevo, che la verità si difende da sola perché emerge con il tempo. Voi potrete decidere se dare o meno all'uomo, al cittadino, Alfonso Papa questa opportunità, ma sappiate che non ho né possibilità di reiterare i reati, né di fuggire, non ne ho alcuna intenzione, né di inquinare le prove, essendomi sospeso dal mio gruppo proprio per dare la massima libertà non ai colleghi degli altri schieramenti, ma ai colleghi del mio stesso schieramento.
Vi dico che, qualunque sarà la vostra decisione, la rispetterò e la accetterò come ho rispettato ed accettato la decisione della Giunta per le autorizzazioni a procedere e qualunque decisione che mi ha riguardato, così come accetterò e rispetterò qualunque decisione che verrà presa su di me.
Quella verità per la quale combatterò è la verità per la quale sono, quindi, disposto con serenità ad accettare qualunque decisione. Quest'ultima, per quel che riguarderà la vostra scelta terrà presente quelle prerogative di cui tanto si è dibattuto oggi, ma per quel che mi riguarda è semplicemente un tassello nella battaglia che io condurrò per vedere restituito a me, alla mia famiglia, a mia moglie e ai miei figli, quell'onore e quella dignità che - per la verità, non attraverso questo procedimento, ma attraverso quello è stato del mio nome in questi sei mesi - sono stati distrutti.
Rispetto alla questione tale sarà il mio vero obiettivo di vita e, quindi, anche questo passaggio di oggi è un passaggio che vivrò con tranquillità, rimettendomi alla vostra decisione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).
vedi anche Parla il relatore onorevole Palomba Autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in
carcere nei confronti del deputato Papa La
relazione presenta, in sintesi ma con chiarezza, i fatti su cui si
discute............
Dichiarazioni di voto dei rappresentati dei partiti per la misura
cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Papa
Parlano: ANTONINO LO PRESTI (FLI), SILVANO
MOFFA. (IR, MPA…), PIERLUIGI MANTINI (UDC), CAROLINA LUSSANA (Lega Nord),
ALESSANDRO MARAN (PD), MAURIZIO PANIZ (PDL) ............
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