REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno VII n° 7 LUGLIO 2011 DOCUMENTI


Discorso ai nuovi Magistrati
Il Presidente della Repubblica mette in chiaro i doveri dei giudici e della politica
Il desiderio di Napolitano: "Dobbiamo mirare tutti assieme a un recupero di funzionalità e, insieme, di razionale e limpido profilo del sistema-giustizia"


"Debbo purtroppo tornare oggi a denunciare il funzionamento gravemente insufficiente del 'sistema giustizia' e la crisi di fiducia che esso determina nel cittadino destinato, come titolare di bisogni e di diritti, a farvi ricorso". Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione dell'incontro al Quirinale con i magistrati ordinari in tirocinio nominati con il decreto ministeriale dell'agosto del 2010, che si accingono a compiti di grande rilievo "con quell'entusiasmo e, assieme, con quella responsabile consapevolezza che trapelano oggi dai vostri volti".

il Capo dello Stato "in una fase di seria difficoltà sia per il consolidamento degli equilibri della finanza pubblica sia per il conseguimento, parimenti indispensabile, di un più elevato ritmo di crescita economica in tutto il paese, occorre riconoscere e affrontare senza fatali ulteriori incertezze, lentezze e false partenze, le strozzature che dal lato del sistema giustizia maggiormente pesano sullo sviluppo complessivo del paese. I tempi e le pesantezze del funzionamento della giustizia sono parte della generale difficoltà del risanamento dei conti pubblici, dell'abbattimento dell'ormai insostenibile stock di debito pubblico, e fanno ostacolo a un'intensificazione dell'attività d'impresa e degli investimenti, in particolar modo di quelli esteri".

Il Presidente Napolitano, rivolgendosi ai nuovi magistrati in tirocinio ha fatto riferimento agli stessi obbiettivi di fondo - in chiave di evoluzione civile e di rafforzamento della democrazia - cui si sono ispirati nello scegliere la strada del servizio in magistratura : "La lotta a tutte le forme di criminalità, e in special modo alla criminalità organizzata, sicurezza delle istituzioni e dei cittadini, garanzia del rispetto dei doveri e del godimento dei diritti egualmente sanciti in Costituzione, si incrociano con le pressanti esigenze del rilancio della crescita produttiva e occupazionale, su basi più stabili ed equilibrate. Siete e sarete dunque, col vostro impegno nei ranghi della Magistratura, portatori di una funzione di fondamentale interesse nazionale : anche intervenendo su ogni, singolo concreto caso in cui si manifestino sindromi di violenza, forme vecchie e nuove di corruzione, abusi di potere e attività truffaldine, che oggi dominano la cronaca quotidiana e fortemente impressionano i cittadini onesti".

Il Capo dello Stato ha quindi sottolineato che "le ragioni della crisi di fiducia nel 'sistema - giustizia' possono rinvenirsi certamente in gravi inadeguatezze normative e strutturali, fin troppo analizzate e rispetto alle quali hanno tardato e tardano risposte di riforma, da concepire peraltro con organicità, con equilibrio e con volontà di ampia condivisione. Concorre però alla crisi di fiducia in atto anche un offuscamento dell'immagine della magistratura, sul quale non mi stanco di sollecitare una seria riflessione critica".

"Fin dal 2007 - ha continuato il Presidente Napolitano - ho invitato i magistrati a ispirare le proprie condotte a criteri di misura e riservatezza, a non cedere a fuorvianti 'esposizioni mediatiche', a non sentirsi investiti di 'improprie ed esorbitanti missioni', a non indulgere in atteggiamenti protagonistici e personalistici che possono mettere in discussione la imparzialità dei singoli, dell'ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale. L'affermazione e il riconoscimento del ruolo dei magistrati non può prescindere dal rispetto dei limiti che, di per se stesso, tale ruolo impone. Il magistrato deve assicurare - in ogni momento, anche al di fuori delle sue funzioni - l'imparzialità e l'immagine di imparzialità su cui poggia la percezione che i cittadini hanno della sua indipendenza e quindi la loro fiducia. Vanno perciò evitate condotte che comunque creino indebita confusione di ruoli e fomentino l'ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura. Ciò accade ad esempio, quando il magistrato si propone per incarichi politici nella sede in cui svolge la sua attività oppure quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà".

Per il Presidente Napolitano "accanto alla competenza, frutto di preparazione e di continuo aggiornamento, contano dunque molto i comportamenti. Rigore e senso di responsabilità saranno in particolare richiesti a coloro tra voi che, a seguito della deroga transitoria ai principi generali appena approvata, saranno destinati a svolgere da subito le delicate e incisive funzioni di Pubblico Ministero. Nell'avvio e nella conduzione delle indagini, sappiate applicare scrupolosamente le norme e far uso sapiente ed equilibrato dei mezzi investigativi bilanciando le esigenze del procedimento con la piena tutela dei diritti costituzionalmente garantiti". Questo discorso "vale, in specie, per le intercettazioni cui non sempre si fa ricorso - come invece insegna la Corte di Cassazione - solo nei casi di 'assoluta indispensabilità' per le specifiche indagini e delle quali viene poi spesso divulgato il contenuto pur quando esso è privo di rilievo processuale, ma può essere lesivo della privatezza dell'indagato o, ancor più, di soggetti estranei al giudizio".

Il Capo dello Stato ha quindi ribadito con forza l'invito formulato già negli scorsi anni a "evitare l'inserimento nei provvedimenti giudiziari di riferimenti non pertinenti o chiaramente eccedenti rispetto alle finalità dei provvedimenti stessi, così come l'invito a usare il massimo scrupolo nella valutazione degli elementi necessari per decidere l'apertura di un procedimento e, a maggior ragione, la richiesta o l'applicazione di misure cautelari. Il rispetto di questi elementari principi e la capacità di calare le proprie decisioni nella realtà del Paese - facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività - possono impedire o almeno attenuare attriti e polemiche in grado di lasciare strascichi velenosi e di appesantire le contrapposizioni tra politica e giustizia".

Il Presidente Napolitano si è poi soffermato sul problema degli organici affermando che "l'arrivo di nuove energie dà conforto, ma non basterà a far fronte alle esigenze di efficienza del sistema".

Se "non spetta al Capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogativa del Parlamento nella sua dialettica tra maggioranza e opposizione e nella ricerca di qualificati apporti esterni a fini di ampia condivisione", Napolitano ha rilevato che "in ogni caso, e comunque, ciò cui dobbiamo mirare tutti assieme è un recupero di funzionalità, e insieme di razionale e limpido profilo, del sistema. Ognuno può e deve fare la sua parte. A unirci e unirvi deve essere la tenacia, il rigore, la serenità, il senso del dovere, il lavoro preso sul serio: un lavoro quotidiano che, come è stato detto, diventi vocazione e realizzazione personale, ma anche contributo al divenire della collettività".

Il Capo dello Stato ha concluso il suo intervento ricordando che i magistrati appartengono "a un mondo di 'servitori dello Stato' che ha espresso personalità di straordinaria sapienza e sensibilità e che ha saputo dare contributi essenziali per la tutela della legalità fino a sacrificarsi cadendo vittime della follia omicida dei terroristi o della sanguinaria barbarie mafiosa. A loro va il nostro omaggio, il pubblico riconoscimento che il Paese deve ai suoi cittadini migliori per la dedizione, la professionalità, la passione civile e il coraggio che li hanno animati. È un patrimonio che nessuna contestazione può cancellare o svilire: un patrimonio, come ho detto altre volte, che voi siete chiamati a raccogliere e rinnovare. Con senso della misura, slancio ideale e senza mai perdere di vista i postulati costituzionali di autonomia e indipendenza dell'ordine giudiziario e di soggezione dei giudici solo alla legge".

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