La strage di Oslo deve far riflettere anche noi. È possibile che una sola persona faccia tanti morti e tanto male, ma non è credibile che sia completamente solo. Sicuramente è stato sostenuto, almeno moralmente, in questa forma di pazzia da dei fans, ma è molto più probabile che abbia avuto dei maestri.
Mi chiedo se sia credibile che i “cattivi maestri” possano indurre una persona, anche se non con la mente integra, ad agire in quel modo se nella società tutto funzionasse a dovere, se non ci fossero tensioni, se non ci fossero dubbi sull'etica dei comportamenti della gente. Credo che questi fatti abbiano sempre una reale base di tensione sociale, poi amplificata da discorsi sbagliati e, evidentemente, da una mancanza nel comprendere l'assurdità dell'uccidere.
Molti ritengono la Svezia un “paradiso terrestre”; ora mi chiedo cosa dobbiamo allora aspettarci noi.
Tutti noi, esclusi pochi “eletti”, soffriamo per tante cose: il reddito si riduce, i figli che non trovano lavoro o che hanno un lavoro incerto, la sanità che non garantisce più la gratuità e invece diventa ogni giorno più costosa.
In questo numero troverete più articoli che parlano del disagio e questo disagio è reale e diffuso, condito per di più da una classe politica squalificata, che si preoccupa solamente della propria sopravvivenza, cercando di ridurre la democrazia, anziché governare correttamente e ottenere così il consenso. Non è una cosa casuale che questo numero contenga questo tipo di articoli, ma è solo la necessaria sottolineatura di una realtà, perché crediamo che sapere cosa succede è la prima via per cercare insieme un rimedio.
La via giusta per cercare una soluzione è affrontare il problema e capire che non possiamo lavarcene le mani, non possiamo stare zitti. Se la società non va bene è anche colpa nostra e dobbiamo farcene carico, cercando di modificarla, non con la violenza, ma partendo proprio dai nostri comportamenti.
Ricordiamoci che i politici che abbiamo li abbiamo votati noi o, peggio, sono stati eletti perché non siamo andati a votare.
Abbiamo anche qualche politico, per fortuna non troppi, che incita la folla all'odio. Abbiamo delle associazioni che predicano la lotta violenta. Questi sono i germi di cristallizzazione che permettono a degli “sbandati” di distruggere cose e vite. Quando questo avviene poi piangiamo i morti.
Qualche situazione di tensione la troviamo continuamente: in questi giorni ci sono state le ricorrenze della strage “Borsellino”, più vicino a noi il G8 di Genova ed è di questi giorni la sommossa della Val di Susa.
C'è qualcuno che la giustifica, io no: la violenza, da qualunque parte stia, è sempre e solo da condannare, sia di destra sia di sinistra, sia che sia fatta da “civili” che da uomini in divisa. Chi giustifica, o addirittura esalta, la violenza deve essere isolato perché è persona pericolosa per la società. Tutte le rivoluzioni, partendo da quella francese a quella dell'ottobre russo, o si sono risolte in una sconfitta nel sangue o hanno portato al potere un dittatore. Evidentemente non è la violenza la via per risolvere i problemi.
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