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Letto per voi “La generazione tradita. Gli adulti contro i giovani” di Pier Luigi Celli Riflessioni sulla condizione dei giovani, le cause e le possibili soluzioni Di Giovanni Gelmini
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Il problema dei giovani è ormai un discorso che invade tutte le tavole. In questo libro Pier Luigi Celli ripercorre le varie facce del problema e propone alcune soluzioni, ma la cosa principale è che fa una attenta autocritica alla società creata dalla sua generazione quella che, cavalcando il '68, ne ha travisato completamente le spinte innovative.
Celli ha un anno più di me; da quello che scrive pensavo fosse più giovane di me perché, in genere, la mia generazione ha vissuto il '68 dall'esterno, subendone e non sempre aprezzandone i metodi, ma Celli si è laureato in sociologia all'Università di Trento, luogo ideologico del '68 italiano e quindi è corretto che si senta responsabile della generazione della società attuale e delle difficoltà che oggi i giovani incontrano, ben più gravi di quelle che noi trovammo sulla nostra strada. Il libro inizia con “la causa scatenante”: una lettera aperta di Celli diretta a suo figlio pubblicata su “Repubblica” nel novembre 2009 e che ha scatenato una rissa culturale, rissa descritta nel primo capitolo che cosi panoramicamente si conclude su quanto accaduto:
C'è sempre un surplus di benpensanti al lavoro, quando si respira aria di burrasca, che amano saltare alle conclusioni, appellandosi alle" conseguenze", senza essersi mai sognati di ragionare sulle premesse. Questo consente loro di operare al riparo, di mantenere la terzietà implacabile di chi riscuote sempre, avendo la capacità di scandalizzarsi a comando. Il posto ha resistito, loro malgrado. Per ora. Capitolo secondo “Di cosa stiamo parlando quando parliamo di giovani”. Una cosa da chiarire da quanto mai ovvia, ma che tropo spesso che li descrive non si pone la domanda.
Dall'analisi della realtà dei giovani passa, nel secondo capitolo, “all'autocritica” . Mi sembra che questa frase sintetizzi bene il pensiero di Celli:
e poco sotto:
Il libro procede, nei successivi capitoli, in un’analisi impietosa delle cause. Un poco debole, anche se corretta quella relativa all'Istruzione. La critica all'Università mi sembra decisamente buonista, sarà perché Celli è dentro l'Università e non riesce, o non vuole, ferire a fondo questo corpo malato di egocentrismo. È colpa della politica? Ecco una frase tratta dal capitolo “Dove fallisce la politca”
Non è ininfluente che padri e madri abbiano spesso abdicato a ruoli tutoriali, alle volte negando nei fatti, altre dissimulando nei pensieri quello che andavano predicando e faticavano ad avallare nella pratica.
Ma in effetti nella conclusione Celli riporta il problema nella caduta dei valori nella famiglia e credo che il mancato esempio, sia la causa principale del grave malessere in cui viviamo e in cui abbiamo trascinato i nostri figli; la “politica n’è semplicemente il riflesso.
Diventa sospetto chiunque non si pieghi a un ordine astratto e alla purezza del metodo. Salvo poi accorgersi che, razionalizzando, finisce col semplificare ciò che non è affatto riducibile a causa delle accresciute complessità. E scegliendo con l'ottica dello specialismo, tutto logica e business, si condanna a non capire quello che verrà.
Il management delle imprese ha effettivamente una buona parte di colpe della situazione attuale
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