Mentre Obama tratta con i repubblicani per evitare lo sfacelo degli USA e di tutto il sistema mondiale basato sul dollaro e sulle forze armate a stelle e strisce, cosa fa il nostro Presidente del Consiglio?
La prima osservazione è che non racconta più barzellette; questo è già un punto di vantaggio, ma il suo silenzio ha certamente un significato più profondo: è molto preoccupato.
Qualcuno, impudente, potrebbe chiedere: “preoccupato per gli italiani?”
Ma figuriamoci, preoccupato per se stesso!
Gli elettori gli hanno già dato due sberle consecutive e lui sa che se va alle elezioni, come terza, si becca una sonora pedata nel culo. La sua epoca è finita e il suo impero, malgrado sia ancora potente, sta subendo riduzioni importanti: le sue TV non vanno più così bene, e tante delle porcate fatte vengono cancellate onerosamente dalla magistratura. Il futuro non appare più così sereno.
Il suo unico vero problema è fermare l'azione della giustizia. Ecco così la sua grande pensata: processi brevi per l'accusa e lunghi per la difesa.
Ma è un assurdo, qualcuno dirà. Si, ma non per lui!
Il processo lungo mette nelle mani della difesa la durata del processo e con tre livelli, può benissimo portarlo alla prescrizione e alla conseguente decadenza della pena.
Ma costa un sacco di soldi!
Appunto è quindi solo per i ricchi, suoi amici essenzialmente perché gli altri non soffrono in questo modo di tali problemi; quelli senza soldi vanno diritti in galera, con buona pace della giustizia eguale per tutti.
Ma sappiano che i ricchi sono anche taccagni, ti danno i soldi solo se ne traggono qualche vantaggio. Allora perché sprecare? Riduciamo il tempo di prescrizione così risparmiamo soldi e li facciamo risparmiare anche allo Stato, evitando tanti processi lunghi, che non arrivano a nulla. Un quadro perfetto!
Ora il processo lungo è passato al Senato con il voto di fiducia, cosa succederà alla Camera?
Tutto è in mano alla Lega, ma l'opposizione ha delle carte da giocare che possono far cambiare tutto.
Vediamo la situazione della Lega.
È lacerata tra il patto d'acciaio con Berlusconi e il giudizio fortemente negativo dei suoi elettori allo stesso patto. La realtà è che in vent'anni non ha portato a casa quasi nulla, invece si è arromanata, cioè è diventata parte di quella che avevano chiamata “Roma ladrona”. Lo specchietto del federalismo, come soluzione dell'inefficienza della burocrazia romana e dello spreco, sta mostrando i suoi limiti e la gente non crede più ai suoi mentori.
Il punto è chiaro: se vota il processo lungo perde gli elettori, se non lo vota cade il governo e va a casa senza una “buona uscita” da presentare a sui elettori. Questo vuol dire la fine della Lega, con una sua spaccatura in più colonne: i bossiani, i razzisti duri e i maroniani.
I maroniani sono moderati, orientati a costruire su quello che era stato il cavallo di battaglia che ha portato al successo la Lega nei primi anni '90: il buon governo, impossibile da realizzare con un alleato come Berlusconi.
Ecco la carta per portare la Lega a mollare Berlusconi: affidare a Maroni il nuovo Governo di transizione. Questo sarebbe un grosso vantaggio per la Lega alle prossime elezioni, scaricando su Berlusconi la colpa del cattivo governo.
Può il PD accettare ciò che vuol dire rinunciare in parte al Nord?
Questo penso che sia il punto più difficile da risolvere, ma il PD, così come è, ha poche speranze di ricevere molti voti al Nord che, come è successo a Milano, non apprezza il PD, visto come una accozzaglia di ex DC (odiati) e di ex PCI (non digeriti), ormai senza un ideale e tenuti insieme da un solo legante: arrivare al potere.
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