REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno VII n° 8 AGOSTO 2011 DOCUMENTI


Bozze non corrette in corso di seduta
Silvano Moffa (IR): informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione economica del Paese
Intervento a seguito dell’informativa fatta dal Presidente del Consiglio dei ministri nella seduta della Camera dei Deputati di mercoledì 3 agosto 2011


Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, lei oggi ha prospettato un quadro assolutamente realistico della situazione nella quale il Paese si trova e della necessità di una risposta che sia la più coerente possibile con un richiamo esplicito a quel senso di coesione nazionale, che è la base di una politica che possa mirare davvero a trovare degli elementi fondamentali sui quali incentrare una politica di condivisione per far sì che l'Italia possa definitivamente uscire dalla crisi.

Io la ringrazio, a nome del gruppo di Popolo e Territorio, perché nel suo discorso ha affrontato tutti gli aspetti che hanno accompagnato e che stanno accompagnando la crisi economica e finanziaria che ha investito il nostro Paese e che va inquadrata in un contesto europeo e globale.

Voglio iniziare, colleghi, con una citazione, che credo possa, in qualche modo, fare giustizia anche di alcune interpretazioni che sono state date, anche all'indomani del varo di una manovra finanziaria ed economica, che ha segnato, anch'essa, un momento di passaggio fondamentale per la storia del nostro Parlamento perché è stata realizzata in pochissimi giorni con un metodo - come è stato ricordato poco fa dal collega Alfano - assolutamente nuovo.

La citazione che voglio richiamare è questa: «Non perdiamo la ragione: i mercati non sono una guida infallibile di quello che i Governi devono o non devono fare. Io non darei tutta questa importanza alla reazione dei mercati. Ho imparato a non fidarmi: i mercati non sono intelligenti, spesso non capiscono, ancora più spesso si contraddicono, senza contare che spesso reagiscono per trovare l'occasione per fare soldi». Questa è una citazione di un economista francese molto conosciuto, Jean-Paul Fitoussi, pronunziata all'indomani del varo di quella manovra economica e finanziaria rispetto alla quale anche l'opposizione, pur accettando un metodo diverso, ha sollevato innumerevoli critiche.

Questa riflessione mi porta a fare una prima considerazione, onorevole Presidente del Consiglio e onorevole Ministro dell'economia e delle finanze, rispetto alla situazione che sta attraversando l'economia globale, che attiene all'Europa ed alla sua entità. Saprà l'Europa - questa è la domanda che dobbiamo porci - essere all'altezza della sfida? Saprà esprimere l'Europa una reale solidarietà rispetto a politiche di bilancio che siano in grado di spegnere l'incendio dentro casa? Ci sono alcune questioni che non possono assolutamente essere trascurate e che credo debbano essere poste all'attenzione del nostro Esecutivo e del nostro Parlamento.

La prima questione che vorrei porre è se davvero abbiamo compreso la genesi e le cause di questa anomala situazione che si è abbattuta sugli Stati nazionali. Se non riusciremo a capire cosa è effettivamente cambiato, probabilmente non saremo neanche in grado di capire come superare la fase degli interventi emergenziali, per andare verso l'indicazione di una fisionomia strutturale diversa rispetto alle nuove sfide a livello globale.

Mi chiedo e vi chiedo se non sia giunto il tempo di affrontare la stessa questione del mandato della Banca centrale europea, se la crisi del debito sovrano nell'area dell'euro, come segnalano alcuni esperti economici e come lo stesso Ministro Tremonti ha più volte sottolineato, non ponga ormai il problema di una questione che è soprattutto strutturale, che ha una dimensione sistemica. La questione non riguarda più esclusivamente i singoli Paesi, riguarda l'Unione europea, è una verità che non può piacere ma credo che sia una verità che non può essere assolutamente ignorata. È la realtà che ci porta a dire che oggi i Paesi europei debbono sviluppare un grado di maggiore integrazione fra di loro, che debbono individuare dei meccanismi di governo economico e rivedere alcune impostazioni che sono state sbagliate, come è stato sbagliato all'indomani della grande crisi finanziaria che ha colpito dall'America i mercati internazionali non mettere mano a quel sistema di revisione delle regole fondamentali che devono governare l'economia e la finanza internazionale, perché questa è la realtà.

Dobbiamo avere il coraggio di aggredire questi problemi e capire che il nostro Paese non è che stia meglio degli altri per petizione di principio, ma dobbiamo leggere i dati per quello che sono, onorevole Bersani, non per quello che lei continuamente propone in nome di una propaganda che non porta da nessuna parte. Il saldo primario sta per essere raggiunto nel nostro Paese ed ha già registrato un attivo significativo, il che significa che la strada che può portarci al pareggio di bilancio del 2014 è una strada tracciata. Però, se da un lato ci sono un Governo e un Parlamento che cercano di mandare segnali di rassicurazione ai mercati e di dimostrare che c'è una solidità del sistema Paese, dall'altro lato c'è da chiedersi qual è il ruolo delle agenzie di rating e se dobbiamo continuare a pensare che siano le agenzie di rating (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) a diffondere timori e paure spesso assolutamente ingiustificati. Non lo dico io né il gruppo di Popolo e Territorio, lo dicono per esempio il membro dell'esecutivo della Banca centrale europea Lorenzo Bini Smaghi e lo ha detto anche l'allora Ministro dell'economia francese, oggi autorevole guida del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, che oggi bisogna affrontare il tema tutto politico di un maggiore controllo rispetto alle agenzie di rating. Questo è il tema che dobbiamo affrontare.

Relativamente al tema della crescita, credo che bisogna essere profondamente attenti al nostro sistema duale, a quello che accade ormai da troppi anni nel nostro Paese dove c'è un divario, anche in capacità di crescita produttiva, fra il nord e il sud. Il vero problema sta qui, ecco perché abbiamo salutato con grande favore e con grande positività la decisione che oggi è stata assunta dal CIPE dando finalmente libertà di investimento in sistemi infrastrutturali che sono assolutamente indispensabili per far tornare il nostro Paese a livello competitivo. Lo diciamo con grande attenzione anche al nord perché se il PIL non riesce a crescere più dell'1 per cento la colpa non è del nord, non è del settentrione, è di una crescita di zero e spesso di un segno negativo che registriamo nel Mezzogiorno. È lì che bisogna individuare risorse (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), è lì che bisogna aggredire il problema, e lo dobbiamo fare nella consapevolezza che l'appuntamento di domani con le parti sociali non sarà, come è stato detto e come è stato evocato anche dall'onorevole Bersani, un incontro inutile. Vorrei capire se il Partito Democratico ha elaborato la sconfitta ideologica che lo porta sempre e comunque a utilizzare categorie interpretative del passato rispetto a una realtà economica che è totalmente cambiata e che ci pone di fronte a sfide assolutamente nuove. Lo voglio chiedere perché l'incontro di domani avverrà all'indomani di un grande passo in avanti, anche della stessa CGIL, onorevole Bersani, che oggi ha firmato un'intesa che non aveva firmato in precedenza, perché evidentemente sono maturate ulteriori condizioni anche su quel versante. Vorrei ricordare che il Parlamento, di cui dobbiamo difendere la dignità, ha avuto il coraggio anche di affrontare i temi dell'apprendistato per legare lo sviluppo al recupero anche del ruolo formativo dei giovani e della capacità delle imprese di riprendersi.

Bando alle chiacchiere, recuperiamo il senso del confronto parlamentare, che non deve sempre e comunque portarci ad uno scontro, ma deve essere un confronto in cui l'opposizione avanza giustamente le sue proposte, ma dà la possibilità al Governo di andare avanti. È stata posta una domanda: arriverà il Governo al 2013? Noi rispondiamo: «sì arriveremo al 2013» (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

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