REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno VII n° 8 AGOSTO 2011 - DOCUMENTI Bozze non corrette in corso di seduta |
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Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, io non ho la familiarità che ha con lei l'onorevole Di Pietro, quindi la chiamerò Presidente. Questo dibattito è il risultato dell'azione congiunta delle opposizioni e delle forze sociali che, facendosi carico della difficoltà in cui versa il Paese, hanno chiesto che il Presidente del Consiglio rompesse il suo inusitato periodo di autismo comunicativo per venire a dichiarare al Paese come intende superare la crisi finanziaria. Ammettiamo che l'epifania del Presidente quest'oggi in Aula rappresenti una prova di coraggio. Non si poteva venire in Parlamento a raccontare che la manovra triennale, approvata grazie all'impulso del Presidente della Repubblica e alla disponibilità delle opposizioni e che sposta peraltro al 2014 i suoi effetti più rilevanti, rappresenti la risposta perfetta alla crisi, né che l'Italia vive le stesse difficoltà degli altri Paesi dell'area euro, facendo finta di non conoscere il di più di fragilità che ci appartiene. Nell'epifania presidenziale avrebbe potuto eludere la delicata questione politica del ministro Tremonti dimezzato, il responsabile da sempre della politica economica dei governi Berlusconi, oggi fatto prigioniero di una tutela vicariale. Ebbene, il Presidente del Consiglio ha detto e omesso, invece, proprio quelle cose, le cose di sempre, in un'edizione agostana del suo antico mantra da marketing televisivo. Ci voleva del coraggio per venir qui, perché solo se questa comunicazione al Paese avesse avuto il significato del necessario cambio di passo con l'annuncio di una svolta capace di ridurre lo spread tra i nostri buoni del tesoro e i BOT tedeschi, il Premier avrebbe potuto accreditarsi come leader e come statista. Ma questo non è avvenuto e speriamo davvero che la riapertura dei mercati non ci presenti il definitivo conto, perché l'attacco portato al sistema finanziario si alimenta della debolezza del nostro Governo. A pagare è il popolo dei risparmiatori, che vedono eroso del 10-15 per cento il valore dei titoli di Stato. Pagano i cittadini con le proprie tasche il prezzo di un Governo che non governa. Vede, Presidente del Consiglio, lei ha messo l'Italia in un paradosso: la maggioranza degli italiani vorrebbe chiudere con questa esperienza di Governo, ma al tempo stesso gli italiani che hanno a cuore le sorti del Paese non vorrebbero che a decidere della fine del suo Governo fosse il tracollo finanziario dell'Italia.
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