Cosi si legge nella nota del Quirinale:
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha emanato il decreto recante misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo, approvato ieri dal Consiglio dei ministri, nello spirito del giro d'orizzonte compiuto nei giorni scorsi sui gravi rischi per l'Italia determinati dalle tensioni sui mercati internazionali. Resta dunque ferma la necessità di un confronto aperto in Parlamento e sul piano sociale, attento alle proposte avanzate con la responsabilità che l'attuale delicato momento richiede.
L'auspicio che “prima e dopo le deliberazioni del Consiglio dei Ministri si sviluppi il confronto più attento, aperto alle proposte di tutte le forze politiche e sociali che, come già ieri in Parlamento, appaiono consapevoli delle comuni responsabilità nell'attuale delicatissimo momento” è stato espresso dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a conclusione del giro d'orizzonte culminato nell'incontro di giovedì pomeriggio con il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il Ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, in vista delle deliberazioni del Consiglio dei ministri “per far fronte ai gravi rischi emersi per l'Italia in conseguenza delle tensioni sui mercati finanziari, e per corrispondere alle attese delle istituzioni europee”. Sempre giovedì, 11 agosto, il Capo dello Stato ha ricevuto al Quirinale il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e il segretario dell'Udc, Pier Ferdinando Casini; e si è intrattenuto a colloquio con il Presidente del Senato, Renato Schifani; venerdì, 12 agosto, ha ricevuto il segretario del Pdl, Angelino Alfano, e il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, In tutti i colloqui il Presidente Napolitano “si è ispirato alle preoccupazioni ed esigenze più volte espresse negli ultimi tempi”.
Continui, infatti, sono stati - nel corso della crisi finanziaria - gli appelli del Capo dello Stato alla responsabilità, alla coesione nazionale, a “riconoscere e confrontarsi sulla complessità e gravità dei problemi che pongono a rischio il futuro del paese e il suo ruolo in Europa”. La preoccupazione era emersa con forza già il 28 luglio, nell'intervento al Convegno “Giustizia! In nome della Legge e del Popolo sovrano”: “Sappiamo che la politica, quale si esprime nel confronto pubblico e nella vita istituzionale, appare debole e irrimediabilmente divisa, incapace di produrre scelte coraggiose, coerenti e condivise. Ma - aveva chiesto il Capo dello Stato - non sono proprio scelte di questa natura che ogni giorno di più si impongono, dinanzi alla gravità dei problemi e delle sfide che ci incalzano non solo nel campo cui si riferisce questo Convegno ma in altri non meno fondamentali? Non dovremmo tutti essere capaci di un simile scatto, di una simile svolta, non foss'altro per istinto di sopravvivenza nazionale? Ci si rifletta seriamente, e presto, da ogni parte”.
Del resto, è stata possibile concepire e realizzare una prova di coesione nazionale come quella della rapidissima adozione in Parlamento, pur nel dissenso sulle misure, della manovra finanziaria resasi necessaria di fronte ai colpi della crisi incombente sull'Euro che raggiungevano il nostro paese. Ha sottolineato il Presidente il 22 luglio, nel suo intervento alla tradizionale cerimonia di consegna del Ventaglio da parte dell'Associazione Stampa Parlamentare: “Era una prova che l'Italia doveva dare per mostrare la consapevolezza degli obbiettivi da perseguire. Era una prova che l'Italia doveva dare per mostrare la capacità delle sue forze vitali di reagire a situazioni e sfide assai dure come in altri periodi della sua storia di paese democratico”.
L'esigenza, del resto, era stata posta decisamente l'11 luglio, “senza tenere alcun conto - ha poi osservato il Presidente con la Stampa Parlamentare - delle convenienze dell'una o dell'altra parte politica, e senza invadere o occupare alcuno spazio o ruolo che non fosse il mio”, giacché la coesione non deve essere intesa “come rinuncia da parte di qualche forza politica o sociale alle proprie ragioni e impostazioni, né come passaggio fortunoso o obbligato da piattaforme nettamente contrastanti a un programma unificante”. Il punto - ha sottolineato il Capo dello Stato nel corso dell'incontro con la Stampa Parlamentare - “è riconoscere la complessità e gravità dei problemi che si sono accumulati e che pongono a rischio il futuro del paese e il suo ruolo in Europa" per “escludere competizioni perverse sul terreno della dissimulazione, della sdrammatizzazione e del populismo demagogico" e "aprirsi a un confronto serio.
Non solo, “la coesione nazionale è imprescindibile anche per una ripresa, un rilancio dello sviluppo”, come il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva rilevato rispondendo il 14 luglio a una domanda nel corso dell'incontro-stampa con il Presidente croato Ivo Josipovic al termine dei colloqui a Zagabria. “Le due cose - ha continuato il Capo dello Stato - non possono essere separate. L'Italia soffre di alto debito e di bassa crescita e in generale l'Europa deve crescere di più: non soltanto un singolo paese così importante come la Germania, ma nel complesso deve crescere di più tutta l'area dell'Unione Europea. Dobbiamo quindi saper combinare interventi urgenti e assolutamente indispensabili, particolarmente in Italia per ridurre l'indebitamento, e assicurare stabilità finanziaria e interventi volti a stimolare la crescita soprattutto attraverso più competizione”.
Ed è stata quella comune assunzione di responsabilità sulla manovra in Parlamento a indurre il Capo dello Stato a dirsi - in quella occasione - “convinto che anche per il futuro prossimo occorreranno in altri momenti prove di coesione. Riuscire a realizzarle dipenderà da tutti. Politicamente dipenderà sia dall'opposizione che dalla maggioranza, e socialmente e istituzionalmente dipenderà da tutte le realtà sociali e istituzionali che contano nel nostro paese”.
Il 2 agosto, all'annuncio dell'avvio del confronto tra le forze politiche, di governo e di opposizione, con le parti sociali. il Capo dello Stato aveva sottolineato l'esigenza di “scelte per stimolare decisamente l'indispensabile crescita dell'economia e dell'occupazione, a integrazione delle decisioni sui conti pubblici volte a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014”. E', per tutti, la nuova, impegnativa prova