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Crisi e baggianate politiche I provvedimenti “urgenti” che non servono. Si discute solo per lasciare inalterati i privilegi della casta? Parlare della crisi economica e dei provvedimenti anticrisi è certamente ormai una cosa trita e ritrita, ma è difficile non parlarne anche perché ci tocca pesantemente in modo diretto Di Giovanni Gelmini
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La crisi è stata ampiamente sottovalutata nella sua dimensione globale. Non si tratta di una semplice crisi di aggiustamento, ma una di quelle che capitano due volte in un secolo, una specie di tsunami che sconvolge e rimodella la società. Di questo abbiamo già parlato a lungo, abbiamo perfino dedicato a questo una “Lente di ingrandimento” (Spaziodi Magazine Anno I° 10 Novembre 2005 “"I limiti dello sviluppo" della nostra società”) e ne parleremo ancora, perché per molti non è chiaro che sta cambiando tutto: le Nazioni di riferimento, i rapporti tra Stati, i paradigmi tecnologici, i modi di gestione della cosa pubblica e della famiglia e perfino i valori di riferimento della nostra vita.
È evidente che l'Italia si trova mal messa. Ha un governo che tiene conto delle situazioni e prende delle decisioni “strategiche” in grado di affrontare le problematiche di lungo periodo, ma ragiona in termini di “beneficio elettorale” dando particolare peso alle lobby degli amici. Reagisce solo quando l'UE si impunta e dà l'aut aut, inventandosi in poco ore manovre complesse, senza poter valutare con serenità le conseguenze. Manovre fatte a colpi di scure, composte praticamente solo da tasse ed oneri a carico dei cittadini; riduzione ulteriore del reddito disponibile e quindi recessione annunciata. Avremmo bisogno di una seria politica economica, ma Tremonti è convinto che non serva, basta avere “i conti in ordine”, ma così i conti non sono mai in ordine, nessun provvedimento serio è preso per ridurre drasticamente l'inutile spesa pubblica e per razionalizzare le procedure. Il disservizio pubblico lo paghiamo noi più volte: prima con le tasse mal usate e poi per i servizi inefficienti, infine, per il tempo che dobbiamo sprecare per ottemperare alle richieste assurde di una burocrazia impazzita. Da quanti anni Brunetta ha deciso che la Pubblica Amministrazione dovesse usare la Posta Elettronica Certificata? Tanti eppure quasi nessun ufficio la usa: farebbe risparmiare soldi e tempo a tutti! Ma la cosa che più incide sull'inefficienza è la duplicazione delle competenze: questo vuol dire ritardi e persone che perdono tempo a trasmettersi atti, quando se li trasmettono; a volte succede invece che ogni ufficio vada per la sua strada intralciandosi a vicenda. Ma non ci sono solo dipendenti che si duplicano nel lavoro svolto, ma anche presidenti, amministratori delegati, consiglieri di amministrazione, direttori, consulenti, tutti servi della politica, spesso neanche competenti, ma sempre ben remunerati. Altro punto che non costerebbe, anzi farebbe risparmiare, è smettere di scrivere le leggi in modo cagnesco. Le leggi richiamano le precedenti e non le abrogano per le parti innovate, cosi si stratificano le une sulle altre creando ambiguità, contraddizioni e difficoltà interpretative e rendono necessario ricorrere a consulenti, avvocati, con ricorsi al TAR per far valere i diritti. Un esempio pratico: nel 1998 fu pubblicata la legge 114 che riformava il sistema del commercio e ne affidava alle Regioni l'applicazione. Da allora le regioni si sono sbizzarrite nell'emanare leggi e regolamenti applicativi. In Lombardia, il gioiello da imitare secondo Formigoni, la normativa è diventata via via sempre più complessa e caotica al punto che la Regione Lombardia ha sentito il dovere di pubblicare un “Codice del Commercio” che raggruppasse tutta la normativa, un documento di ben 811 pagine; iniziativa lodevole, ma forse sarebbe stata necessaria prima una profonda revisione normativa che riducesse a poche leggi regionali e regolamenti. Se si vuole incidere si può fare senza toccare gli stipendi, riducendo semmai le consulenze inutili. Invece qui si fanno grandi annunci che scatenano discussioni a non più finire, ma fin che si discute non si fa nulla. L'impressione che ne traggo è che questo sia voluto: le tasse passeranno, mentre sui tagli si discuterà all'infinito senza fare nulla. Però mentre si discute se abolire Comuni e Province, se vendere i beni del demanio, se alzare l'Iva o tagliare le pensioni, nessuno toccherà i privilegi della Casta, quando sarebbero i primi da tagliare. Propongo di fissare per gli incarichi politici un tetto massimo di 5.000€ al mese comprensivo di indennità e diarie forfetizzate. Pensate che con il risparmio così ottenuto cosi sullo stipendio di un solo consigliere regionale si potranno pagare 4 stipendi di sindaci di piccoli Comuni, persone che in genere corrono per tenere in piedi comunità a rischio estinzione. Ma è inutile sperare: questi politici sono dei servi inetti che cercano solo di tenere in vita il loro principe perché unica fonte di speranza per dei chiacchieroni incapaci, giullari senza fantasia... e sia chiaro in questo inutile e costoso sistema ritroviamo sia quelli di destra sia quelli di sinistra. Argomenti: #bilancio , #crisi economica , #crisi finanziaria , #crisi politica , #politica , #politica economica , #pubblica amministrazione , #risparmio Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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