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Nuovo anno scolastico, vecchi problemi,ma...

La scuola dopo il diluvio

Il nuovo contratto di lavoro immette in ruolo 67.000 lavoratori e si parla di stabilizzare 131.000 lavoratori nel prossimo triennio, ma c’è un ma: la necessità di un concorso che non è mai stato fatto

Di Silvano Filippini

Ci eravamo lasciati lo scorso anno, profondamente allarmati dalla riforma scolastica attuata dal ministro Gelmini; soprattutto perché, più che una riforma, pareva trattarsi di una serie di tagli con il sin troppo evidente scopo di risparmiare sulla cultura, infischiandosene del fatto che i nostri adolescenti risultano sotto livello sul piano culturale rispetto ai coetanei europei (specialmente nel sud d’Italia). Insomma, si trattava di un autentico diluvio che rischiava di portar via tutto ciò che di buono avevamo costruito negli anni. Specialmente l’organizzazione della scuola primaria, invidiata dalle altre nazioni europee che, spesso, inviavano delegazioni per apprendere il nostro sistema.

Ora che l’intero mondo è in subbuglio per il crollo dell’economia e tutte le nazioni stanno ricorrendo a tagli e sacrifici richiesti, in primis, ai cittadini, il mondo scolastico può tirare un sospiro di sollievo e vede nuovamente il sole spuntare all’orizzonte: è stato firmato il contratto per immettere in ruolo 67.000 lavoratori scolastici di cui 36.000 Ata (impiegati di segreteria). Non solo, si parla di stabilizzare 131.000 lavoratori nel prossimo triennio. Finalmente saranno eliminate quelle patetiche sedi vacanti che costringevano a continui turnover di supplenti ai danni della didattica e della continuità d’insegnamento.

Queste sono le buone notizie ma, dietro ai dati rassicuranti, si cela un piccolo sacrificio: di concerto con i sindacati si è stabilito che per tutti i neo assunti verrà posticipato al nono anno il primo scatto di anzianità. Trattandosi di personale precario, ma già in attività da anni, per molti il sacrificio non vi sarà o risulterà ridotto: nulla in confronto alla certezza nella stabilità dell’impiego. C’è, però, un inghippo irrisolto ed è stabilito dalla legge, tutt’ora vigente, che prevede l’assegnazione della metà dei posti disponibili attraverso un concorso. Siccome negli ultimi dieci anni non si è tenuto alcun concorso, tutti i neo laureati non ancora in graduatoria vengono, di fatto, esclusi. A meno che non ci si decida, finalmente, ad indire questo bando!
Per fortuna il MIUR il 15 luglio ha deciso di ripristinare almeno il bando per dirigenti scolastici. Concorso che si terrà a settembre e dovrebbe evitare i numerosi doppi incarichi a cui sono stati costretti gli attuali “presidi” per fronteggiare le assenze dovute ai recenti pensionamenti. Nelle norme relative sono state inserite alcune limitazioni che prevedono il conseguimento di una laurea (e non di un diploma universitario).

Un’altra perplessità riguarda il fatto che, attualmente, il contratto di lavoro è bloccato sino al 2.014, per cui non è del tutto chiaro se le assunzioni saranno fatte tutte a settembre oppure verranno diluite nel triennio. Ciò dovrà stabilirlo la Corte dei conti che riaprirà ai primi di settembre. In ogni caso i neo assunti potrebbero mantenere la precarietà ancora per qualche mese prima di passare di ruolo. Resta ancora aperta la questione dei giovani laureati abilitati dopo il 2007 o non ancora abilitati. Per loro potrebbe essere aperto un canale di reclutamento meritocratico, cui verrebbe riservata la metà dei posti ancora disponibili (l’altra metà è riservata alle storiche graduatorie ad esaurimento).

Tra le novità è previsto un nuovo percorso di abilitazione costituito da un sistema di lauree magistrali a numero chiuso, seguito da un anno di tirocinio in università (tirocinio formativo attivo). Spero tanto che si tratti di un tirocinio che formi veramente, insegnando ad insegnare e non si riduca esclusivamente ad un business per le università che introiteranno denaro fresco (come avvenne ai tempi dei SISS). Sicuramente saranno previste lauree specifiche per ogni classe di abilitazione, compresi coloro che dovranno insegnare nella scuola dell’infanzia o in quella primaria: cinque anni previo test d’ingresso. Per entrare nella scuola secondaria sarà indispensabile la laurea magistrale e un anno di tirocinio di 475 ore di cui 75 dedicate ai disabili.
Non solo, il numero di posti dei corsi di laurea verranno stabiliti in base alle richieste del sistema formativo nazionale nella speranza di eliminare quelle false aspettative che hanno creato l’altissimo numero di precari attualmente in attività.

Del resto, già ai tempi dell’ISEF (Istituto Superiore Educazione Fisica a numero chiuso) il numero di posti era di 28 per ogni ateneo per cui, appena uscito dall’università (1971), ho trovato immediatamente posto in un’unica scuola. Non solo, una volta superato il corso abilitante, sono passato immediatamente in ruolo ed ora eccomi qua, felice pensionato, a scrivere articoli sul nuovo sistema scolastico! A proposito del “defunto” ISEF, all’epoca erano antesignani: unico diploma universitario in cui si prevedeva già il tirocinio, anche presso i disabili.

Ma c’è ancora una nota stonata: quella delle classi troppo numerose che sono previste con un numero minimo di 25, ma con gli accorpamenti di più classi per raggiungere il numero di legge, spesso si rischia di superare le 30 unità. E’ vero che ai miei tempi eravamo regolarmente su queste cifre ma, come dice il mio collega tedesco Helmut già pensionato, allora l’educazione impartita dai genitori era di ben altro calibro, per cui mantenere la disciplina risultava assai più facile. Oltre tutto una recente sentenza del TAR del Lazio ha accolto la class action del Codacons contro le “classi-pollaio”. A tal proposito i ministri dell’istruzione e dell’economia dovranno varare il piano generale dell’edilizia scolastica. Non mi pare proprio che sia stato fatto!

Da ultimo, vorrei dare un consiglio ai giovani che stanno per iscriversi alle varie facoltà universitarie con l’idea di affrontare una carriera da insegnante: è meglio partire con un’idea di scorta nel caso non riescano a superare i numerosi ostacoli disseminati lungo il percorso. Anche perché i periodi di tirocinio saranno a pagamento (dai 2 ai 4 mila euro).
Oltre tutto i pensionamenti viaggiano alla media di 25.000 all’anno e, attualmente, vi sono ancora più di 200.000 precari da sistemare. Fate un po’ voi i conti! Anche se si deciderà di destinare ai neo laureati la metà dei posti che resteranno disponibili ogni anno, ci vorranno parecchi anni per riuscire ad entrare nel sistema.
Per ora rimane solo la possibilità di fare domanda per supplenza presso i vari istituti, sperando di venire chiamati. Prima o poi!

Buon anno scolastico a tutti!

Argomenti:   #insegnante ,        #lavoro ,        #precari ,        #scuola



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