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Una regione per volta

Il Piemonte: principe dei vini e della gastronomia

Nebbiolo, barbera, dolcetto, moscato, ma anche bonarda, vespolina, croatina ed erbaluce e tante altre sono le viti coltivate nelle terre del Piemonte sulle colline delle Alpi o dell'Appennino

Di Luana Scanu

E di sicuro è tra i vitigni più nobili al mondo: il nebbiolo. Ha una foglia media che ricorda un pentagono, color verde fondo di bottiglia, un grappolo allungato con una parte superiore simile a un'ala e l'acino è medio e rotondo di colore violaceo, con una buccia sottile ma resistente. Pare che il suo nome derivi dall'abbondante pruina che si forma sugli acini, che sembrano così ricoperti di una fitta nebbia oppure dal fatto che i suoi acini maturino in ritardo, rinviando quindi vendemmia durante le nebbie autunnali. Tra tutte le teorie però, la più affascinante è sicuramente la più antica, secondo la quale il nome derivi invece da “nobile”.

La sua esistenza viene registrata più o meno all'inizio dell'anno mille e Pier de' Crescenzi, nel suo trattato di agricoltura, analizza i metodi utilizzati dai contadini nel Monferrato per la coltura del vitigno. Tra questi metodi vi è pure l'allevamento a spanna: vite maritata a palo secco e potatura corta. Questo termine verrà così utilizzato come sinonimo, soprattutto nel novarese, del vitigno nebbiolo allevato con questo metodo. Ma non è l'unico; infatti il nebbiolo si è guadagnato anche un altro sinonimo, chiavennasca, diffuso però non in Piemonte ma in Valtellina, una delle poche zone, oltre alla Valle d'Aosta, dove questo vitigno dà ottimi risultati al di fuori del Piemonte.

I vini che si ottengono dal nobile vitigno sono di nerbo, forti, molto ricchi e complessi ma allo stesso tempo fini ed eleganti, che raggiungono alti livelli soprattutto dopo un lungo invecchiamento.

Però in Piemonte non è solo nebbiolo: sono infatti presenti tante varietà di vitigni sia a bacca rossa che a bacca bianca.

Nelle colline Novaresi e Vercellesi, oltre al vitigno principe, si coltivano: bonarda, vespolina, croatina, barbera ed erbaluce.
Quest'ultimo si trova soprattutto nel Canavese, dove si produce l'Erbaluce di Caluso, vino bianco molto apprezzato, dall'aroma delicato e fine che ricorda i fiori di campo.

Una delle zone piemontesi più a vocazione vitivinicola è il Monferrato, che si estende dalle colline torinesi sino ai confini con la Lombardia; zona poco piovosa, ha un terreno con una composizione molto varia, che permette quindi la coltivazione di più vitigni spesso diversi tra loro: cortese per i bianchi, grignolino, dolcetto, freisa, barbera per i rossi e infine bracchetto, malvasie e moscati per gli aromatici.

Proprio nel Monferrato troviamo la zona di produzione Asti, che ci regala uno spumante prodotto su vasta scala: il Moscato d'Asti. Venduto soprattutto nei mercati esteri, è molto amato anche in Italia, soprattutto al sud e al centro e il suo successo è in continua ascesa. Sempre dal moscato si produce la DOC Loazzolo, gioiello enologico realizzato da pochi e, purtroppo, anche in modo limitato. Il terreno in cui viene coltivato questo moscato è un fazzoletto arricchito dal vento marino che soffia dalla Liguria.

Quando si parla del Piemonte non si può non ricordare vitigni di grande importanza come barbera e cortese; da quest'ultimo vitigno bianco si ottiene il Cortese di Gavi, vino caratterizzato da una spiccata acidità e da particolari aromi.

E poi le amate Langhe, nome che ci fa subito pensare a Cesare Pavese e che probabilmente significa paese dei liguri, oppure terreno incolto o, ancora, lingue di terre. Qualunque sia la derivazione, sta di fatto che le colline delle Langhe ci regalano dei vini pregiati e amati in tutto il mondo.

Ogni collina delle Langhe ha una propria tradizione, cultura, dialetto, prodotto tipico e anche un proprio paesaggio, elementi che attraggono ogni anno migliaia di turisti. La Langa del Barolo è quasi tutta coltivata a vite e dal nebbiolo che viene vendemmiato si produce l'omonimo vino: di grande pregio, vellutato ed elegante, ricco di tannino e di alcol, il Barolo è robusto e di gran carattere.

Sempre il nebbiolo è protagonista di un altro famoso e apprezzato vino piemontese: il Barbaresco, prodotto nelle Langhe, però in un territorio più aspro e meno armonico del precedente.

Un altro vitigno caratteristico del Piemonte è la barbera, considerato eclettico perché riesce a dare vini diversi a seconda della zona di produzione.
La Barbera d'Alba è sicuramente la più apprezzata: rosso rubino tendente al porpora, profumo ampio di mora, ciliegia, fragola e spezie, sapore pieno e corposo, sono le sue carte vincenti.

Nel Monferrato spesso la barbera viene lavorata insieme ad altri vitigni, mentre la Barbera d'Asti, sino agli anni '60 vendutissimo in damigiana, ora viene prodotta in diverse tipologie: vivace, vinificata in bianco e maturata in barrique.

Infine, il Dolcetto. Il nome, alle orecchie dei meno esperti, potrebbe far pensare ad un vino amabile o addirittura dolce, ma in realtà si tratta di un vino secco, con un colore rosso rubino tendente al violaceo dotato di tannicità e scarsa acidità.

Quindi anziché abbinarlo ai succulenti dolci che questa terra ci regala, come i baci di dama, la torta di nocciole, marrons glacé, cuneesi al rum e i tartufi al cioccolato, proviamo ad accompagnarlo con brasati, bolliti misti, risotti e verdure varie: il risultato non lo scorderete.

Argomenti:   #cucina ,        #piemonte ,        #vino



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