REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8
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 Anno VII n° 9 SETTEMBRE 2011    -   DOCUMENTI


Dal resoconto stenografico della Camera dei Deputati
Gian Luca Galletti (UDC) Dichiarazione di voto della manovra bis
Disegno di legge: S. 2887 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari (Approvato dal Senato)


Signor Presidente, colleghi, siamo in pericolo, il nostro Paese è in pericolo. L'errore più grave che potremmo fare in questo momento è semplicemente dare la colpa alla crisi finanziaria internazionale, oppure sposare l'improbabile teoria del complotto: potenze straniere che tramano contro l'Italia.
Non ammettere che, invece, esiste all'interno della crisi finanziaria globale un problema tutto italiano sarebbe un errore davvero imperdonabile. Non siamo in pericolo per caso e siamo più in pericolo degli altri Paesi europei. Per troppo tempo, colleghi della maggioranza e del Governo, ci avete fatto credere che le cose andavano, tutto sommato, bene.
Vi ricordate? I conti del Paese erano sotto controllo, alla fine saremmo usciti dalla crisi senza neanche tanti sacrifici. Il Presidente del Consiglio amava dire: «Usciremo dalla crisi senza mettere le mani nelle tasche degli italiani», oppure come non ricordare le parole del Ministro Tremonti che ancora a giugno di quest'anno diceva (testualmente): «Nessuna correzione dei conti pubblici per il 2011 e neanche per il 2012; quello che abbiamo fatto è sufficiente».
Chi, come noi, osava in quei momenti contraddirvi, veniva bollato da voi come Cassandra, iettatore, incompetente.
Noi non siamo contenti di aver avuto ragione, anzi, però vi dobbiamo dire con onestà che purtroppo abbiamo avuto ragione. È arrivato il momento della verità. Nel giro di due mesi le Borse italiane hanno perso molti punti e progressivamente gli spread dei titoli italiani, rispetto a quelli tedeschi, sono arrivati ad un livello molto pericoloso. A noi in questo momento non interessa la polemica, interessa l'analisi per capire dove avete sbagliato. Avete sbagliato pensando di poter risolvere tutto con qualche taglio lineare ai conti dello Stato e puntando su riforme improbabili, come quelle del federalismo fiscale.
Io voglio dire una cosa ai colleghi della Lega sul federalismo fiscale. So che tra qualche giorno andrete sul Po a fare i vostri riti; fatene uno, il funerale del federalismo fiscale, perché il federalismo fiscale con questa manovra è morto, e non lo diciamo noi, lo dicono i vostri governatori delle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Dunque, la sottovalutazione del problema e la vostra ostinata pervicacia nel fare spot elettorali al posto delle riforme strutturali vi ha costretto oggi a fare una manovra correttiva emergenziale che aumenta le tasse dell'86 per cento. L'86 per cento della manovra è fatto di nuove tasse, se ci mettiamo dentro anche gli aumenti che gli enti locali dovranno fare a seguito dei tagli che hanno avuto. Guardate che stiamo parlando di tasse che, in particolare, colpiscono le fasce più deboli della popolazione e le famiglie con figli. Mi riferisco, ad esempio, all'IVA. Vi è chiaro che l'IVA colpisce di più chi ha una capacità di spesa minore rispetto agli altri? Con la Robin tax non avete inventato nulla di nuovo, anzi cambiamogli nome! Non colpiamo le aziende energetiche. Le aziende energetiche che agiscono in regime di monopolio scaricheranno quel miliardo e 800 milioni di euro sulle bollette energetiche delle famiglie e delle imprese italiane. Stiamo parlando di addizionale IRPEF. Non devo spiegarvi io che l'addizionale IRPEF trasforma un'imposta progressiva in pro porzionale e colpisce in particolare i redditi più deboli. Stiamo parlando delle tasse e delle tariffe dei servizi locali. Ma chi pensate che le paghi le tariffe dei servizi locali? Babbo Natale? Stiamo parlando di asili nido, di refezione scolastica. Stiamo parlando di quelle famiglie che assistono gli anziani e che hanno bisogno dell'assistenza domiciliare. Noi, per ringraziare le famiglie di quello che hanno fatto in questa crisi economica, invece che introdurre il quoziente familiare, le tassiamo ancora di più (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Insomma, questa è una manovra debole con i forti e forte con i deboli. Ancora una volta non avete avuto il coraggio di fare le vere riforme strutturali. Ma, scusate, vi chiedo che fine hanno fatto i tagli ai costi della politica. Avete scritto cinque versioni della manovra; quasi quasi vi preferivamo quando ne scrivevate una in tre minuti, non ora che ne scrivete una ogni tre minuti. Man mano che ne scrivevate una nuova, c'era qualche taglio in meno alla politica e qualche tassa in più per i cittadini. Così è sparita la soppressione delle province più piccole, rimandando tutto ad un'improbabile legge costituzionale, sono diminuiti i tagli all'indennità dei parlamentari che svolgono il doppio lavoro, è sparita la soppressione degli enti che voi stessi avevate definito, nella prima stesura, inutili. Sia chiaro agli italiani una cosa però, ossia che non è stato il Parlamento a cambiare nella manovra le norme sui costi della politica, ma il Governo e la sua maggioranza. Non addebiterete a noi la pantomima sui costi della politica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Ve lo diciamo con chiarezza, l'Unione di Centro è per la riduzione del numero dei parlamentari, per l'abolizione immediata delle province più piccole e per ridurre in maniera più consistente le indennità dei parlamentari che hanno un altro lavoro oltre quello di parlamentare. Questo deve essere chiaro a tutti gli italiani.
Noi con responsabilità le proposte ve le abbiamo sottoposte, vi abbiamo chiesto più coraggio sulle pensioni nell'ambito però di un grande patto generazionale. Fermo restando i requisiti dei 65 anni di vecchiaia e dei 40 anni di anzianità, vi abbiamo chiesto di tagliare il sistema delle quote che permette oggi ancora a 170 mila italiani all'anno di andare in pensione a 58 anni. A me piacerebbe andare in pensione anche a 55 anni, ma non ce lo possiamo più permettere.
Noi dobbiamo destinare queste risorse, nell'ambito di un grande patto generazionale, ai nostri figli, a farli entrare nel mondo del lavoro in maniera più facile ed assisterli (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Non voglio appartenere ad una generazione che lascia un mondo peggiore ai propri figli di quello che ha ereditato dai propri genitori.
Vi abbiamo chiesto più coraggio sulle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, nelle banche, nelle assicurazioni, nelle professioni. Vi abbiamo chiesto più coraggio sulla crescita. Ministro Tremonti non si può liquidare il tema della crescita del Paese che manca completamente da questa manovra semplicemente dicendo: «Faremo poi un tagliando sulla crescita». Un Paese che aumenta le tasse e non la produzione è destinato al fallimento e che produce solo disoccupazione.
Se non diamo immediatamente - subito, non fra qualche mese - segnali di novità e non recuperiamo la credibilità, la Francia, la Germania e la BCE si sostituiranno a noi nei processi decisionali che riguardano la nostra economia. Abbiamo una via di uscita, guardiamo che cosa hanno fatto gli altri paesi. C'era una nazione che stava peggio di noi, la Spagna, con un tasso di disoccupazione doppio rispetto al nostro e che certo non può competere con l'Italia. Per farvi un esempio, noi abbiamo un'industria manifatturiera tra le più forti del mondo. Siamo il secondo paese esportatore in Europa. Siamo più forti strutturalmente della Spagna. In quel paese, però, il Presidente Zapatero ha ammesso di non essere in grado di gestire la situazione. Ha indetto elezioni anticipate escludendo una sua ricandidatura e ha chiesto uno sforzo di unità nazionale con la collaborazione di tutte le opposizioni. È successo che, oggi, la Spagna sta meglio dell'Italia.
Mi rivolgo a tutti, maggioranza e opposizione: questo non è più il momento di far prevalere i piccoli interessi di parte, ma gli interessi generali del Paese. Ognuno deve essere disponibile a rinunciare ad una parte della propria sovranità e del proprio potere. Noi vi proponiamo un passo indietro per farne compiere uno in avanti all'Italia, un Governo non tecnico, ma politico e di responsabilità che coinvolga tutte le forze migliori del Paese riformiste e moderate presenti sia nel Partito Democratico che nel Popolo della Libertà. Per concludere, il Presidente della Repubblica ci ha detto una fase molto semplice, ma che penso unisca tutti noi e il Paese: «Ce la possiamo fare e ce la dobbiamo fare». Credo che, se saremo uniti, ce la possiamo fare e, anzi, ce la dobbiamo fare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del Partito Democratico – Congratulazioni).



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