REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno VII n° 9 SETTEMBRE 2011 - EVENTI |
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Fino al 29 gennaio 2012, la mostra dal titolo “ORO dai Visconti agli Sforza. Smalti e oreficeria nel Ducato di Milano”, curata da Paola Venturelli, esplorerà, per la prima in Italia, l’evoluzione dell’arte orafa a Milano tra il XIV e il XV secolo, attraverso 60 capolavori, tra smalti, oggetti d’oreficeria sacra e profana, codici miniati provenienti dai più prestigiosi musei e istituzioni italiani e internazionali, come la National Gallery di Washington, il Louvre di Parigi, il Musée Massena di Nizza, la collezione Valencia de don Juan di Madrid, la Cattedrale di Essen (Germania).
L’eccezionalità dell’esposizione è testimoniata dal fatto che, in virtù della loro fragilità, molti dei pezzi presentati escono per la prima volta dal museo che li conserva e dove, in alcuni casi per timore di essere danneggiati dalla luce, non vengono esposti al pubblico.
Dopo la morte dell’ultimo erede Visconti, Filippo Maria, che portò al grande saccheggio del Castello Visconteo e alla dispersione del tesoro, la tradizione orafa milanese seppe continuare anche sotto la dinastia degli Sforza, com’è testimoniato dal “Tabernacolo” realizzato per la cattedrale di Voghera (1456 circa; ora nelle Civiche Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzesco di Milano), le cui forme tardogotiche ricordano l’architettura del Duomo di Milano.
Proprio la tecnica a smalto è una delle caratteristiche più riconosciute dell’oreficeria visconteo-sforzesca. In particolare, gli artisti milanesi sperimentarono lo smalto ‘a pittura’, la cui qualità realizzativa spesso gareggiava con la miniatura. Ne è un esempio, il medaglione apribile che arriva dalla collezione Valencia de Don Juan di Madrid, con la “Deposizione della croce” che si staglia sulla raffigurazione della basilica milanese di San Lorenzo, un’opera eseguita affinché il fedele potesse ripercorrere gli episodi della Passione di Cristo, o ancora il “Tabernacolo Pallavicino” (ante 1495), proveniente dal Museo Diocesano di Lodi, donato alla cattedrale della città dal vescovo Carlo Pallavicino, ricco di smalti e corredato da statuette d’argento, che si avvicinano alla bottega dei Mantegazza, grandi scultori del Rinascimento lombardo che dimostra quanto l’oreficeria sia in stretto dialogo con l’architettura del momento.
Attraverso una serie di cinture ravvivate da inserti smaltati, l’esposizione testimonierà inoltre quanto gli artisti orafi contribuirono all’evoluzione della moda milanese, completando le invenzioni di Beatrice d’Este, la giovane moglie di Ludovico il Moro. E sempre legato alla figura di Beatrice è il raro codice, proveniente dalla Biblioteca Trivulziana di Milano, il “Canzoniere per Beatrice d’Este”, scritto dal poeta Gasparo Visconti (1495-1496).
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