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Anno VII n° 9 SETTEMBRE 2011 TERZA PAGINA |
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Leggendo “La collina dei conigli” di Richard Adams
L'arte triste e i conigli di Adams
Proseguiamo il discorso sulla “tristezza” nell'arte. Perché c'è?
Di Cricio
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Mi sembra interessante un concetto che Richard Adams esprime in “La collina dei conigli” un’ipotesi, che ovviamente non è applicabile a tutti i casi di “arte triste”, ma che mi sembra ne spieghi bene alcune espressioni.
Vediamo un poco cosa è “La collina dei conigli”: una fiaba – romanzo che nasce dai racconti che Adams ha inventato per i suoi figli. La trama è legata alle avventure di un gruppo di conigli selvatici, che ovviamente parlano “lapino”, e che, stimolati dalle profezie di un giovane coniglio, Quintilio, lasciano la conigliera nativa perché la conigliera è in grave pericolo. Sono stimolanti sotto molti aspetti le avventure che questi conigli attraversano, ma a noi interessa solo una di queste avventure, proprio all'inizio del romanzo. I conigli hanno lasciato la loro tana sicura da due giorni, hanno dormito l'ultima notte in una steppaia, che li ha attristiti e impauriti, quando incontrano un gruppo “strano” di loro simili. Conigli ben pasciuti, che profumano di carota, leccornia per i conigli, e che non devono lottare per mangiare e non presentano per quest’animosità un vero gruppo di conigli estranei. Il primo segnale della loro diversità la verifichiamo proprio al primo incontro: I due conigli simultaneamente eseguirono uno strano movimento di danza, con la testa e gli zampini anteriori. A parte l'annusata ai nuovi arrivati erano ignoti altri gesti rituali, tranne quelli che costituiscono le formalità del corteggiamento. La presenza di riti considerati “inutili” da chi è abituato a lottare per la sopravvivenza. In compenso hanno dei tabù: alcuni argomenti li zittiscono e creano tensione. I conigli stranieri gli parevano un poco sconcertati, da quel suo discorsetto, e aveva l'impressione di non aver toccato il tasto giusto, felicitandosi per il loro gran numero. Non possono mai parlare di numero di conigli e rispondere a domande su “dove”. Quando sentono queste parole cambiano discorso e, cosa strana per qualunque animale selvatico che viva in gruppo, non hanno un Coniglio Capo.
«Ma chi comanda? Chi decide sul da farsi? Per quello che riguarda gli elil, i lavori di scavo, l'invio di esploratori, e cosi via?» Ma questo è solo l'inizio delle scoperte di Moscardo.
«C'è qualcosa però ... delle robe conficcate in questo muro» disse Moscardo. «Ma sì, sassi! Dei sassi conficcati nella parete di terra. Ma a che scopo?» Ma non c'è solo questo! Sappiamo che ai conigli piace, nei momenti di tranquillo riposo, sentire raccontare qualcosa. In genere sono favole del mitico El-ahrairà, ma per loro non è così: «Be', non è che raccontiamo vecchie favole, ecco» disse Primula Gialla. « Le nostre novelle, le nostre poesie, più che altro, trattano della nostra vita quotidiana. Si, certo, quella Forma di Laburno che vi abbiamo mostrato ... è roba vecchia ormai, e superata. El-ahrairà non ci dice più nulla, veramente. » E poi soggiunse, esitando: «Non che non sia graziosa, la novella che abbiamo ascoltato poco fa». Loro hanno il Poeta, eccolo: ...Si stupì, quando s'accorse che Cinquefoglie era un giovinastro. Nella conigliera di Sandleford, donde venivano, a nessun coniglio di quell'età sarebbe stato chiesto di raccontare una novella, tranne magari che fra pochi amici. Aveva un'aria selvaggia e spiritata, i suoi orecchi erano scossi da un tremito continuo. Quando cominciò a declamare, pareva via via farsi più estraneo all'uditorio e girava la testa da una parte, come se ascoltasse qualche suono udibile a lui solo, proveniente dal cunicolo d'ingresso, alle sue spalle. E tuttavia la sua voce ritmata aveva un non so ché d'affascinante, come i giochi di luce e di vento su un prato.
Quindi una vita che dovrebbe essere superba: nessun problema per il cibo, “l'uomo” scarica cibo in abbondanza in un prato vicino; nessun pericolo perché “l'uomo” ammazza gli animali che potrebbero predarli, ma perché Moscardo dice “Hanno un'aria davvero malinconica.”
Escogitarono altre forme artistiche, che pigliassero il posto delle vecchie novelle. Impararono a danzare, ritualmente. Impararono a cantare come uccelli, a formare figure sul muro. E benché tutto ciò non servisse proprio a niente, li aiutava a passare il tempo, li esaltava, dava loro l'illusione di esser grandi, magnifici, il fior fiore della Coniglità, più bravi delle gazze.
Da qui nasce la loro arte triste: un destino segnato cui non sanno ribellarsi e porre rimedio.
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