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Il simbolismo in Italia

Padova, Palazzo Zabarella, dal 1 ottobre 2011 al 12 febbraio 2012


Giovanni Segantini, L’ amore alla fonte della vita, 1896 Galleria d’Arte Moderna, Milano Foto Fabio Saporetti
Federico Bano annuncia “Il Simbolismo in Italia”. L’appuntamento, per molti versi imperdibile, è dal primo ottobre di quest’anno al dodici febbraio del 2012, a Padova, in Palazzo Zabarella.

A realizzare questa nuova impresa la Fondazione Bano, qui ancora una volta insieme alla Fondazione Antonveneta, ha chiamato Fernando Mazzocca e Carlo Sisi con Maria Vittoria Marini Clarelli, direttore della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Il tema e l’ambito sono ben noti: a cavallo tra Otto e Novecento, l’inconscio irrompe nell’arte e nulla sarà più come prima.

 
Angelo Morbelli, Giorno di festa al Pio Albergo Trivulzio, 1892 Parigi, Museo d’Orsay © RMN (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
E’ la scoperta di un mondo “altro”, affascinante, intrigante, di una nuova lente che vira la percezione di ogni realtà, si tratti di un paesaggio fisico e di un moto dell’anima.

E’ la storia di un movimento che si estende velocemente su scala europea ma che qui viene compitamente – ed è la prima volta – indagato nella sua fondamentale vicenda italiana. Non senza proporre confronti oltre confine e in particolare con l’ambito austriaco del Simbolismo; valgano tra tutti la “Giuditta – Salomè”, di Gustav Klimt o “Il Peccato”, celebre capolavoro di Franz von Stuck: due opere che valgono da sole la visita alla mostra.

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Gaetano Previati, Notturno, 1909 Fondazione il Vittoriale degli Italiani, Gardone Riviera
Se i raffronti internazionali sono di assoluta qualità, ciò che di italiano offrono le otto sezioni di questa mostra, non è certo da meno. Sono opere che, nel loro insieme, ricostruiscono quel dibattito sulla missione dell’arte che infuocò quegli anni di decisive mutazioni sociali. Opere che evocano ciò che aleggiava negli ambienti letterari e filosofici di Gabriele D’Annunzio o di Angelo Conti o nei cenacoli musicali devoti a Wagner, mentre le Esposizioni portavano in Italia i fermenti dei movimenti europei.

Proprio con un’esposizione, la Triennale di Brera del 1891, si apre l’itinerario della mostra che presenta affiancate “Le due madri” di Giovanni Segantini e “Maternità” di Gaetano Previati, quadri che segnano la sintesi fra divisionismo e contenuti simbolici.

Franz von Stuck, Il Peccato, 1908 Palermo, Galleria d’Arte Moderna “E. Restivo”, foto Giacomo D’Aguanno
Segue una sezione dedicata ai ‘protagonisti’: gli artisti italiani e stranieri che parteciparono direttamente a quell’avventura poetica cresciuta intorno al Manifesto del 1886 di Jean Moréas e all’“arte di pensiero” foriera della poetica degli stati d’animo. “Un paesaggio è uno stato dell’anima” scriveva Henry-Frédéric Amiel e a questo principio è ispirata la sezione che, trattando del sentimento panico della natura, espone opere dove prevalgono, nella rappresentazione del paesaggio, la nebbia, i bagliori notturni, la variabilità atmosferica, le situazioni insomma più facilmente collegabili ai turbamenti psicologici.
A prefazione di questo tema l’“Isola dei morti” di Böcklin nella raffinata ed inedita versione di Otto Vermehren, affiancata dai dipinti di Vittore Grubicy, di Pellizza da Volpedo, di Plinio Nomellini.

Il mistero della vita è il soggetto della successiva sezione. Qui troviamo la rappresentazione di azioni quotidiane: la processione, le gioie materne, il viatico, la partenza mattutina. Emblemi di quell’artista veggente che aveva il compito, secondo le teorie simboliste, di decifrare il mondo dei fenomeni e di cogliere le affinità latenti e misteriose esistenti tra l’uomo e la realtà circostante.

Giuseppe Pellizza da Volpedo, La neve, 1906 Collezione privata
Alle soglie del Novecento, Angelo Conti affermava che la natura, anche nelle sue calme apparenze, era “tutta uno spasimo, una frenesia di rivelarsi ed esprimere, per mezzo dell’uomo il segreto della sua vita”: un segreto che spesso era demandato a rappresentazioni dense di rimandi letterari, di evocazioni mitologiche cariche di sensualità, in cui l’artista esibiva la capacità di trasformarne quei contenuti in immaginazioni rare e coinvolgenti, come nei dipinti di Pellizza da Volpedo, Morbelli e Casorati.

L’ispirazione preraffaellita domina la pittura di Giulio Aristide Sartorio, Adolfo De Carolis realizza le aspirazioni figurative di D’Annunzio, Galileo Chini intesse sontuose e iridescenti allegorie, Leonardo Bistolfi interroga la Sfinge, Gaetano Previati riscopre nella storia il dramma di Cleopatra: le sezioni che illustrano il mito e l’allegoria propongono i capolavori di questi artisti mettendone in evidenza la portata internazionale attraverso il confronto – clamoroso per importanza e qualità – con le opere di Gustav Klimt e di Franz von Stuck.

E’ nella sezione dedicata al ‘bianco e nero’, cioè alla nutrita produzione grafica degli anni fra Otto e Novecento, che meglio si comprende il dialogo degli italiani con la cultura figurativa mitteleuropea, impegnata ad indagare i più riposti sentimenti dell’uomo, i suoi fantasmi interiori. Spiccano in questa i fogli di Gaetano Previati, di Alberto Martini, di Romolo Romani, di Giovanni Costetti, di Umberto Boccioni, del giovane Ottone Rosai, che variano dall’allegorico, al fiabesco, al fantastico, all’orrido, confermando l’idea allora ricorrente che solo attraverso il disegno si riuscisse a preservare la spiritualità della visione dalle scorie della quotidiana esperienza.

Umberto Boccioni, Il Sogno (Paolo e Francesca), 1908-1909 Collezione privata

Il percorso della mostra si conclude nella “Sala del Sogno”, che alla Biennale di Venezia del 1907 aveva consacrato le istanze e le realizzazioni della generazione simbolista creando una vera e propria scenografia affidata all’ingegno decorativo di Galileo Chini e agli artisti che, con la loro militanza, avevano contribuito ad alimentare le poetiche del ‘piacere’ e dell’inquietudine, della bellezza e del mito, della spiritualità e degli stati d’animo, sostenendole con tenacia fino alle soglie della rivoluzione futurista cui introducono due capolavori ancora simbolisti di Umberto Boccioni come Il sogno (Paolo e Francesca) e La madre che cuce.


Il simbolismo in Italia
Padova, Palazzo Zabarella, via degli Zabarella 14, Padova

 
  Gustav Klimt, Giuditta II. Salomè, 1909 Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro (Foto Claudio Franzini)
Dall'1 Ottobre 2011 al 12 Febbraio 2012

Orario: 9:30 - 19:00
Chiuso i lunedì non festivi
La biglietteria chiude 45 minuti prima.

Tel. (+39) 049 8753100
Fax (+39) 049 8752959
info@palazzozabarella.it
http://www.zabarella.it/

Prenotazioni
Telefono
(+39) 049 8753100

Biglietti:
intero € 10,00
ridotto speciale € 8,00
ridotto di legge € 5,00

Ridotto speciale: over 65 anni, soci FAI, TCI, insegnanti in attività, forze dell'ordine, militari con tessera di riconoscimento, clienti Gruppo Montepaschi e viaggiatori Trenitalia in possesso di biglietto Alta velocità Frecciargento, ES* City Frecciabianca, IC ed Exp con destinazione Padova e titolari di Carta fedeltà Trenitalia.
Ridotto di legge: ragazzi e studenti dai 6 ai 26 anni, titolari Padova Card. Visitatori diversamente abili con invalidità fino al 50%.
Ingresso gratuito: bambini sotto i 6 anni, giornalisti, visitatori diversamente abili con invalidità superiore al 50% e guide autorizzate di Padova.

Prenotazione:
€ 1,00 a persona
obbligatoria per gruppi e scolaresche.

Visite guidate:
gruppi € 110,00
scuole € 50,00

Scuole:fino a 25 alunni max.
Visita guidata € 50,00 + €6,00 a biglietto (prevendita inclusa). 2 gratuità per gli insegnanti.

Gruppi:da 15 a 25 persone max.
Visita guidata €110,00 + €9,00 a biglietto (prevendita inclusa). 1 gratuità per gruppo.

Ad esclusione delle scuole, le visite guidate verranno effettuate con l'ausilio di un apparato microfonico e cuffie. Questo servizio è compreso nel costo della visita guidata. Per i gruppi con guida propria il noleggio obbligatorio di apparecchiature audio è di € 50,00. Le scuole che non si servono per le visite di personale incaricato dalla Fondazione Bano devono avvalersi del proprio personale docente. Non sono consentite visite guidate se non autorizzate dalla Direzione.
Guardaroba:
Singoli € 1,00

Il guardaroba è gratuito e obbligatorio per valigie, borse zaini, caschi, ombrelli e oggetti il cui ingombro sia ritenuto pericoloso dal personale di sorveglianza. Durante la visita della mostra, oggetti ingombranti e passeggini devono essere lasciati presso il guardaroba.
Non è consentito l'accesso in mostra con cibo e bevande né con animali

Gaetano Previati, Maternità, 1890-1890 Collezione Banca Popolare di Novara – Gruppo BANCO POPOLARE (foto Studio Pietro Parmiggiani)

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