REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno VII n° 10 OTTOBRE 2011 FATTI & OPINIONI


Critica Politica
Ma la Padania esiste?
Domanda legittima, ma per affrontarla è forse bene inquadrare la situazione attuale, che vede ormai gli elettori contro i politici
Di Giovanni Gelmini


Che gli italiani siano stufi di questa classe politica e di questo modo di governare è ormai cosa acclarata. L'ultimo segnale è l'enorme quantità di firme raccolte per dar via al referendum abrogativo dell'intera legge elettorale, chiamata “Porcata” (N.d.R. E non porcellum come in tanti si ostinano a dire!) dal suo stesso promotore, l'esimio Calderoli della ben nota Lega Nord, ma da molto tempo segnali vi sono stati, sempre più frequenti, sempre più forti e leggibili. Solo una classe politica che si abbarbica al potere raggiunto, troppe volte attraverso promesse non mantenute, può non essersi accorta di quanto sta succedendo.

La “Porcata” è di evidente stampo monarchico e sta bene alle gerarchie politiche, sia di destra, che l'hanno inventata, sia di sinistra, che nel 2006 non l'hanno abrogata assieme a tutte le leggi ad personam.

Se oggi Della Valle rinuncia ad pagina di pubblicità sul Corriere per denunciare questa cosa può solo meravigliare gli sciocchi. Se il Cardinal Bagnasco oggi è stato costretto a dare una forte tirata d'orecchi alla classe politica che si dichiara “Cattolica”, anche se gli interessi della Curia Romana vorrebbero che ci fosse invece un appoggio, vuol proprio dire che il limite è stato ampiamente superato. Perfino Formigoni si lamenta e sembra essere ormai all'opposizione dichiarata a Berlusconi e ad Alfano. Che siano i prodromi di un nuovo partito che ha intenzione di occupare il posto del PDL e di Casini?

E cosa fanno oggi i mestieranti politici?

Ognuno cerca di alzare delle cortine fumogene per dire: “io non centro” o per distogliere l'attenzione dei cittadini dalle malefatte che ha compiuto.

L'elettorato più scontento è sicuramente quello della Lega che non ne può più di Berlusconi e del servilismo di Bossi verso un Premier che non avrebbero mai voluto che fosse il loro alleato. Gli elettori della Lega sono in genere persone che lavorano duramente e certo non vogliono essere fregati.

Le gerarchie della Lega da tempo se ne sono accorti, ma non c'è niente da fare in un partito che per decenni ha elevato Bossi ad “oracolo” e oggi si trova decisamente in difficoltà a mollarlo. Lui, come Berlusconi, non pensa che già da qualche anno sia arrivata la sua ora di andare in pensione.

Allora cosa fare: il “Fedearalismo” è meglio non toccarlo più di tanto, perché ormai tutti si sono accorti che sono solo grandi “palle” raccontate da Bossi e Calderoli. Per fare un vero federalismo si dovrebbe passare per una razionalizzazione (ovverossia dimagrimento) del potere e questo non è certo accettabile dai troppi che siedono sulle poltrone romane, regionali, provinciali, delle comunità montane , delle ASL e di tutte le infinite società create dalla vituperata politica, cosiddetta “romana”.

A Bossi sono rimaste solo tre carte in mano per tornare credibile: far cadere Berlusconi, uscire di scena, inventarsi qualcosa per rimbambire ancora i suoi elettori. Le prime due le ha scartate a priori, anche se sarebbero quelle sicure per riprendere in mano l'elettorato. È rimasta la terza che per venti anni gli ha garantito il potere politico in Lombardia e nel Veneto.

Ecco cosi rinascere il secessionismo e i discorsi infuocati con al centro “la Padania”. Bene ha fatto il Presidente Napolitano ha mettere i puntini sulle “i”, ma proviamo a capire cosa è questa Padania. Storicamente non è mai esistita, anzi se consideriamo gli Stati pre-napolenonici, vediamo che quello che è geograficamente la Val Padana era suddivisa in molti staterelli su cui svettavano: il Regno di Sardegna, il Ducato di Milano e la Repubblica Veneta. Nemmeno la Lombardia esisteva, divisa, perché la gente ha voluto così, tra lo stato milanese (Milano, Como, Novara, Pavia, Cremona), la Repubblica Veneta (Bergamo, Brescia e Crema), Mantova con il suo ducato e la Valtellina con la Svizzera.

Ma allora cosa unisce la gente della Val Padana?

La prima caratteristica certamente che unisce tutti è l'essere industriosi. Poco propensi a essere servili, anche se, per interesse, ci sono molti che venderebbero anche la madre.

La seconda è di aver mal digerito la predominanza del sud nella generazione politica che ha preso il potere nella seconda metà del '900 e la sua sudditanza al mondo mafioso, che allora era sospettata, ma che ora, qua e là, appare dagli studi storici e dalle inchieste giudiziarie.

È quest'ultimo il live motif su cui Bossi ha creato il suo successo. Oggi cerca di rilanciarsi tornado alle origini, ma pochi possono credere che dopo vent'anni possa veramente risolvere il problema delle mangerie dei clan che guidano la politica. Nessuno tra i suoi elettori gli crede più: la “Padania” esiste solo nella sua testa e dei suoi amici, più o meno creduloni.

Ma la “Padania” è stato per tutti gli altri politici uno spauracchio da agitare al sud per evitare di perdere i voti di tutti quelli che desideravano un cambiamento radicale. Quindi un modo per congelare nuove formazioni politiche; penso che anche oggi sia usata in questi termini. Ecco che così le uscite di Bossi sono ancora utili, anche per i politici non leghisti, per distogliere l'attenzione dal disastro in cui ci hanno portato e che non sono in grado di affrontare.

Occorre aria nuova per uscire da “questo paese di merda”, come l'ha definito il nostro Premier, mentre guardava il risultato dei suoi venti anni di potere.

© Riproduzione vietata, anche parziale, di tutto il materiale pubblicato