REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno VII n° 10 OTTOBRE 2011 FATTI & OPINIONI


Riflessione sui fatti
La giustizia di piazza e la giustizia dei tribunali
La piazza grida giustizia, ma la giustizia vera è un'altra cosa. E il ruolo della stampa dove sta? Spingere la piazza o cercare il vero?
Di Francesca Bisbano


    Il vicario! Il tiranno! L'affamatore! Lo vogliamo! Vivo o morto!” Così la folla desiderosa di pane, gridava sotto casa dello sventurato vicario nel giorno del tumulto di San Martino, descritto da Manzoni nei Promessi Sposi. Vuote risuonano le minacce di morte e grande è la sete di vendetta! Il popolo adirato vuole giustizia e per farlo è pronto a rivalersi contro chiunque. Qualcuno dovrà pagare prima ancora che venga verificata la sua colpevolezza. Odio, rabbia, disgusto, voci che si confondono, ma additano un unico malfattore. Cittadini che, ora giudicano e condannano; ora pregano ed assolvono; ora criticano o giustificano in nome di una legge morale, superiore perfino all'autorità precostituita.

Critici ed arbitri della vita altrui. Opinionisti di ogni sorta, facili e ben propensi ad esercitare sentenze in ogni momento; l'immagine dei milanesi in rivolta è più attuale di quanto sembri. Si pensi, ad esempio, ai casi di Perugia e di Avetrana: occasioni, ove buona parte degli italiani è stata chiamata in causa; circostanze nelle quali il popolo ha condannato, gridato “al mostro” per Michele Misseri prima ancora che fossero confermate le accuse a suo carico e appellato “assassini” Amanda e Raffaele fino a quando sono stati prosciolti dall'accusa di omicidio.
Ecco un popolo, che vuole giustizia! Una folla pronta a convertire l'ordine precostituito ed a scagliarsi impetuosamente contro giudici e magistrati, che sembrano non agire secondo l'ordine morale!

Morale?
Quale morale?
Quella trapelante dal messaggio mediatico?
Dov'è la morale quando in un programma televisivo la conduttrice, appoggiando la sentenza di un giudice che addebita la colpa della separazione alla moglie, colta in flagrante dal marito in atto di adulterio con il cognato, approva che questo la percuota per l'onta subita?
E' moralmente corretto giustificare il ricorso alla violenza, anche in un caso montato, ma che pur sempre rischia di influenzare negativamente la vita reale dei cittadini?
Anche qui il popolo necessita di un capro espiatorio?
Il marito ferito deve essere ripagato, come Sara e Meredith dovranno essere vendicate?

E le operaie di Barletta?
Giustizia anche per loro?
Impossibile dato che è stato solo un incidente!
Una sciagura inaccettabile a parere delle istituzioni!
Allora perché l'opinione pubblica non si è sollevata?
Perché nessuno è intervenuto, pur sapendo che quelle donne rischiavano ogni giorno la vita per quattro euro l'ora?
Forse la loro storia non era abbastanza allettante, come quella della Scazzi, della Poggi o della Kercher?
Mancava il senso del thriller o forse una responsabilità da parte delle autorità civili?

E' vero, non ci si abitua mai alle morti bianche, ma nemmeno ad intervenire in modo significativo in ambito di politiche edilizie!
Le soluzioni legislative in merito sono sempre sommarie e piuttosto superficiali.
Basti pensare alle semplificazioni sul modello del piano della casa o alla segnalazione certificata di inizio attività (introdotta con dl n 78 del 2010), misure che consentono di avviare un'attività produttiva senza attendere il via libera dell'amministrazione e dunque contribuiscono concretamente all'aumento del rischio crolli per tutti quegli edifici vecchi, mai controllati, i quali subiscono, più o meno legalmente, modifiche strutturali in barba a ogni principio di sicurezza e rispetto del territorio e del paesaggio.

Ora perché non garantire la sicurezza degli edifici attraverso una manutenzione statica ed energetica periodica delle strutture?
Perché non puntare sul recupero qualitativo del patrimonio edilizio, prevedendo oltretutto che gli edifici siano dotati di un libretto del fabbricato attestante la loro vivibilità?

Perché...perché?
Perché non ce lo siamo mai chiesto?

Forse la risposta è nei versi di Anthem. Tutti odiano la routine e la quotidianità, rimangono a testa bassa per non guardare in faccia una realtà, che mette i brividi, perché i partiti sono finiti, i valori dimenticati, la fiducia nelle istituzioni è stata smarrita e a noi non rimane altro che dichiararci sconfitti.


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