REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno VII n° 10 OTTOBRE 2011 - RECENSIONI Letto per voi |
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A migliaia di chilometri dal luogo in cui vi trovate, in un paese, una città, una libreria qualunque, un libraio aprì gli occhi. Aveva appena sentito il pudupudupudù della porta d’ingresso della sua libreria. Sistemò un po’ il banco e rimase in attesa. Il banco del libraio era nascosto dietro due scaffali disposti ad angolo. Era convinto che i clienti, entrando in una libreria, sperassero per prima cosa di vedere i libri. Non era un libraio che la maggior parte di loro cercava. Al libraio piaceva l’idea che i clienti si trovassero da soli di fronte a un oceano di libri, una marea, per la precisione, senza che nessuno li osservasse. Gli piaceva l’idea che i libri esistessero anche senza di lui. Si chiedeva se a piacergli non fosse l’idea stessa di non esistere".
Mi ero innamorata del carattere solitario e altruista del libraio di Selinunte che Roberto Vecchioni aveva delicatamente ritratto qualche anno fa e ora ritrovo una sorta di copia francese che possiede le medesime caratteristiche.
"Il libraio" di Régis de Sá Moreira, uscito lo scorso giugno per la giovane casa editrice Aìsara, è un libro bizzarro, costruito su un personaggio altrettanto bizzarro. L'uomo, di cui non conosciamo il nome, fa il libraio non solo per professione, ma per missione. Il suo non è un negozio in cui si vende un prodotto, ma una sorta di "ricovero" per libri vecchi e nuovi: il cuore degli incontri tra lettori e pagine scritte, storie passate e presenti, interrogativi e risposte che spesso arrivano grazie alle parole impresse su carta.
La vita del libraio è scandita da letture, clienti (pochi, pochissimi, alcuni buoni e alcuni altri molto meno), tisane che sottolineano sensazioni piacevoli e altre gradevoli, la presenza quotidiana di almeno un Testimone di Geova pronto a catechizzare l'uomo, ma che capitola davanti all'immensità dei libri. I libri, appunto. Il protagonista compie un gesto che a molti farà accapponare la pelle, ma che ha una forza metaforica devastante: l'uomo, infatti, strappa le pagine più significative dei libri che legge e le invia ai suoi fratelli e sorelle sparsi per il mondo. Questi leggono e rispondono, ma mai una parola sulla pagina letta. Perché non sempre c'è una risposta a tutto e l'importante è non smettere di fare e farsi domande.
E' proprio così che ho scoperto questo bel libro, in un'assolata mattina di ottobre, in una libreria di Cagliari. Il libraio, Patrizio, teneva vicino alla cassa una copia del libro di Régis de Sá Moreira e, dopo aver scrutato chi gli si parava dinanzi, sceglieva accuratamente una pagina del libro, la strappava davanti al cliente stupefatto e gliela regalava. In molti, poi, dopo averla letta sono tornati in libreria e hanno acquistato la copia integrale, quasi per riparare al "vilipendio" a cui avevano assistito.
Per incoraggiare la lettura, oggi, ci vogliono gesti forti, agli occhi di qualcuno anche violenti, che fanno stringere denti e pugni per una sorta di lacerazione interiore. Un libro è come un bambino, da accudire, passare di braccia in braccia, far crescere di parola in parola. E "Il libraio" di Sá Moreira ci racconta un modo vibrante ed eccentrico per fare in modo che il libro possa crescere con noi, dopo aver fatto crescere noi stessi.
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