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Nota del Quirinale

La lettera di Napolitano in risposta a Fabrizio Cicchitto, Marco Reguzzoni e Silvano Moffa

Nella riposta alla lettera ricevuta il 13 ottobre una lettera dai Presidenti dei Gruppi Parlamentari del Popolo della Libertà, della Lega Nord Padania e di Popolo e Territorio, in merito alla situazione determinatasi a seguito della mancata approvazione dell'art. 1 del disegno di legge di approvazione del Rendiconto generale dello Stato, il Presidente della Repubblica chiarisce molti punti


Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto il 13 ottobre una lettera dai Presidenti dei Gruppi Parlamentari del Popolo della Libertà, Fabrizio Cicchitto, della Lega Nord Padania, Marco Reguzzoni, e di Popolo e Territorio, Silvano Moffa in merito alla situazione determinatasi a seguito della mancata approvazione dell'art. 1 del disegno di legge di approvazione del Rendiconto generale dello Stato.

Il Capo dello Stato ha risposto con la seguente lettera:

"Onorevoli Presidenti,

con la lettera inviatami ieri formulate una serie di osservazioni sulla situazione determinatasi a seguito della mancata approvazione dell'articolo 1 del rendiconto generale dello Stato, sollevando questioni diverse che vanno esaminate distintamente.

Una prima questione riguarda i comportamenti posti in essere dal Presidente della Camera nel corso di tale vicenda. Premesso che non spetta al Presidente della Repubblica pronunciarsi nel merito di atti che rientrano nell'autonomia funzionale e regolamentare delle Camere, devo osservare che per quanto mi risulta il Presidente Fini ha chiesto di incontrarmi mercoledì pomeriggio su esplicita richiesta dei gruppi parlamentari di opposizione di riferirmi le loro valutazioni e posizioni politiche; non ha mancato peraltro nel corso dell'incontro di illustrarmi tutti gli aspetti della complessa situazione politica determinatasi a seguito della ricordata votazione, comprese le posizioni dei gruppi di maggioranza, e le difficoltà che a suo avviso potevano derivarne sulla più generale conduzione dei lavori parlamentari e sulla complessiva funzionalità delle Camere.

Quanto alla interpretazione del significato sul piano procedurale di un voto contrario sull'articolo 1 del rendiconto e della portata della preclusione che ne deriva (peraltro condivisa dalla Giunta per il regolamento sulla base di vari precedenti, sia pure relativi ad altri disegni di legge) trattasi di materia che rientra pienamente nei poteri del Presidente di Assemblea, le cui decisioni possono naturalmente incontrare, come hanno incontrato anche nel passato recente, il dissenso dell'uno o dell'altro schieramento allorché vertano su materie complesse e certamente opinabili. Tale opinabilità del resto è confermata dalla decisione del Governo di redigere il rendiconto sotto forma di articolo unico che rinvia alle risultanze contabili contenute in appositi allegati.

Per quanto infine concerne la composizione della Giunta per il regolamento, il Presidente Fini ha risposto in Aula alle contestazioni formulate, anche se resta vostro diritto considerare aperta la questione.

Passando ora a considerazioni più generali di carattere costituzionale, non ho ritenuto, confortato del resto dalla dottrina - espressasi anche nell'articolo del Presidente Onida, da me vivamente apprezzato - che vi fosse un obbligo giuridico di dimissioni a seguito della reiezione del rendiconto, ma che - anche in base ai precedenti verificatisi in casi analoghi di votazioni su provvedimenti di particolare rilievo nell'ambito della politica generale del Governo - fosse necessaria una verifica parlamentare della persistenza del rapporto di fiducia, come lo stesso Presidente del Consiglio ha fatto; anche se senza far precedere tale decisione da un atto di dimissioni, come si è invece verificato in taluni dei richiamati precedenti.

D'altra parte, come ho avuto modo di chiarire nella dichiarazione da me rilasciata la mattina di mercoledì scorso, preoccupante istituzionalmente è il contesto più generale in cui si è inserita la mancata approvazione dell'articolo 1 del rendiconto per "l'innegabile manifestarsi negli ultimi tempi di acute tensioni in seno al Governo e alla coalizione, con le conseguenti incertezze nell'adozione di decisioni dovute o annunciate". Ciò non ha nulla a che vedere con una inammissibile contestazione dell'articolo 94 della Costituzione o dell'istituto del ricorso alla fiducia, che non dovrebbe comunque eccedere limiti oltre i quali si verificherebbe una inaccettabile compressione delle prerogative delle Camere.

Circa l'ultima questione relativa alle modalità più corrette per superare l'inconveniente determinatosi e consentire un'attività certamente dovuta, convengo che non possono che essere le stesse per qualunque governo e consistere anche nella ripresentazione dello stesso testo, considerata la sua natura di atto ricognitivo e di legge formale di approvazione: ma era opportuno che ciò avvenisse dopo il chiarimento politico e previa nuova verifica da parte dell'organo di controllo dei conti dello Stato, come poi è in effetti avvenuto. D'altra parte, proprio la natura di legge formale e quindi di atto di controllo del rendiconto - fortemente sottolineata sia dal Presidente del Consiglio sia e ancor più da esponenti della maggioranza nel corso della discussione di ieri sulle comunicazioni del Governo - è alla base del valore politico che anche la dottrina richiamata riconosce al rifiuto di approvazione".

Roma, 14 ottobre 2011

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