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 Anno VII n° 11 NOVEMBRE 2011    -   PRIMA PAGINA


Un augurio al Presidente del Consiglio incaricato
Prima c'erano Tre-Monti ora ne basta uno solo!

Di Giovanni Gelmini


L'incarico all'economista Monti è un fatto singolare, non perché si sia ricorso ad una persona estranea ai partiti, ma per le modalità cui si è arrivati all'incarico. Ora però questo è passato e l'Italia intera, con più o meno perplessità, guarda a lui per avere conforto e sperare nella risoluzione dei nostri problemi.

Una delle perplessità più diffuse nelle persone di sinistra è quella che Monti si profila come uomo di destra; invece non credo che questo sia un grosso problema.

La prima osservazione è che in questo momento qualunque provvedimento serio, che sia ispirato da idee di destra o di sinistra, è il benvenuto, perché in questa situazione stanno perdendo tutti e l'importante è ridare certezza, coerenza ed equità all'azione di governo. Il Presidente Napolitano ha ricordato come nei prossimi quattro mesi siano in scadenza titoli pubblici per quasi duecento miliardi di euro e che, se l'Italia si presenta senza la dovuta autorevolezza, sarà un disastro.

Si deve poi osservare che non vi è una gran differenza, nelle visioni complessive dei principali economisti europei, tra chi viene additato come di destra e chi è invece ritenuto di sinistra. A differenza degli economisti statunitensi, in Europa lo “stato sociale” è ritenuto da tutti un’opportunità, la differenza è eventualmente sulle modalità d’applicazione delle idee dello stato sociale.

Certamente Monti non ha le idee di Landini, ma quelle idee, così come sono, oggi non sono sostenibili, come non è sostenibile la libertà di licenziamento tout court; sono ben convito che Monti questo lo sappia bene.

Quanto Monti ha detto fino ad ora mi ha convinto.

Due le cose che condivido: smantellare i diritti acquisiti dalle lobby, che non sono solo di destra, ma anche i sindacati ne hanno tanti ben retribuiti con i nostri soldi dallo Stato, come l'attività d’assistenza fiscale di cui in parte hanno un monopolio.

L'altra è di volere nel governo persone capaci ed esperte e non primedonne di partito o persone con incarichi per meriti conquistati nella “partitica”. A questo purtroppo la politica ci aveva abituato e non solo è stato Berlusconi. Monti parla di 12 ministri nel suo governo, non i 24 del governo Berlusconi, questo vuol dire: minori costi e maggiore efficienza.

Penso che la presenza di pochi ministri potrà essere un problema per i talk-show, che non potranno avere in poltrona come ospite un ministro, ma questo per l'Italia non è di sicuro un male, ma sarà un vantaggio!

Le cose da fare sono tante, perché, i provvedimenti presi da Tremonti non funzionano così come sono, ci sono molte cose da modificare ed attuare e altre da cambiare sostanzialmente, se si vuole che i sacrifici richiesti si accompagnino alla ripresa dello sviluppo: la prima è sicuramente ridare fiato alle casse esauste delle classi meno abbienti e anche questo Monti ben lo sa.

Inutile che i politici parlino di volere un “Governo a termine” perché in ogni caso il Governo Monti ha al massimo un anno e qualche mese di vita, poi c'è la scadenza istituzionale. È invece opportuno che questo tempo sia usato per rimettere a posto la situazione.

Ci sono troppe leggi “ad personam” da sistemare e anche la politica ha bisogno di tempo per uscire dal berlusconismo e dall'antiberlusconi, per tornare alla serena vita dialettica. Oggi nessun partito è in grado di presentarsi agli elettori per chiedere la fiducia, perché la loro politica ha sfiduciato tutti.

Dobbiamo augurare a Monti buon lavoro, sapendo che il suo compito è molto difficile. Sappiamo che dovremo certamente rinunciare a qualcosa, ma le rinunce sono accettabili se si ha fiducia che servano a qualcosa.



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