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Gianfranco Asveri: “Occhio a Pinocchio”

A Clusone, presso la Galleria Franca Pezzoli Arte Contemporanea, dal 3 Dicembre 2011 all'8 Gennaio 2012


Gianfranco Asveri, Occhio a Pinocchio - 2011 , tecnica mista su tavola, cm 125X90
La migliore presentazione della mostra è quella che Gianfranco Asveri scrive di proprio pugno e che è riportata all'inizio del catalogo

L'idea e l'entusiasmo di questa mostra e del suo titolo, mi è venuta di riflesso a ciò che sta succedendo in Italia e nel Mondo.
Mi sono accorto che di bugie ne sono state dette in tutti i campi:
 

    sull'economia, sulla finanza,
    sul lavoro,
    sull'ambiente,
    sulla scuola,
    etc ... etc ...

A questi bugiardi pinocchi, a differenza del burattino di legno non ci si allunga il naso, non hanno il senso del ridicolo, della colpa, del rimorso, anzi per giustificare le loro bugie raccontano altre bugie. Il burattino di legno lo sento più umano di questi umani, lo abbraccio e sento il battito del suo cuore. Ho voluto che le immagini del miei lavori fossero accompagnate da piccoli pensieri dei bambini della scuola materna del mio paese.
Colgo l'occasione per ringraziarli insieme alle loro maestre.

4.11.2011   Gianfranco Asveri

Il burattino simbolo di generazioni di bambini continua ad animare le fantasie e le menti di artisti, poeti e pensatori.

Anna Saviori così parla di questa mostra.

     

    Gianfranco Asveri, Occhio a Pinocchio - 2011 tecnica mista su tavola, cm 72x93 - con alcuni pensieri dei bambini della scuola materna

    Fin dalla sua prima edizione, nel 1883, quando la storia di Pinocchio nacque dal pugno di Collodi, le vicende del protagonista di legno riscossero un immediato successo, tanto che, ad oggi, innumerevoli reinterpretazioni del personaggio e delle sue vicende si sono susseguite in campo letterario, musicale, teatrale e cinematografico.

    Nemmeno il pittore Gianfranco Asveri ha saputo sottrarsi al fascino che accompagna la figura del burattino dal naso lungo. Per l'artista Pinocchio diviene portavoce dell'infanzia, di quella fanciullezza caratterizzata da candida innocenza, spensieratezza e curiosità innata, ma anche da quel desiderio di "trasgredire" che, parte del percorso di formazione di ognuno, conduce - si spera - alla comprensione e al riconoscimento della differenza tra bene e male. Pinocchio è rivelatore di un'intrinseca condizione dell'essere umano: la menzogna.

    Gianfranco Asveri, Occhio a Pinocchio - 2011 tecnica mista su tavola, cm 72x93 - con alcuni pensieri dei bambini della scuola materna
    Tutti gli uomini mentono, soprattutto per mascherare o giustificare i propri comportamenti negativi; ma se in Pinocchio la bugia diviene formativa, perché seguita dal senso di colpa e dal tentativo di riscatto e redenzione, quotidianamente appuriamo che nella nostra società questo spesso non accade e, anzi, a bugie si sommano altre bugie, in un circolo vizioso che sembra non veder fine.

    Il burattino col vestito rosso, la Fata Turchina, Mangiafuoco, Il Gatto e La Volpe: l'universo artistico di Asveri si popola di sagome animate, di figure antropomorfe, di animali stilizzati e caricaturati che sembrano evadere dalle pagine di Collodi per rivivere nelle tele, dando vita ad avventure sempre nuove. I suoi personaggi, tratti dalla favola e non, si connotano dei tratti tipici dell'Art Brut, un'arte apparentemente grezza perché non di stampo accademico, ma spontanea, libera dai dettami e straordinariamente viva. Forme primitive compongono le figure: cerchi e ovali costituiscono i volti delle persone, triangoli e quadrati i tronchi, da cui dipartono a raggiera sottili braccia e gambe.
    Così i bambini concepiscono il mondo e così lo rappresentano nei loro disegni. Non si tratta di un tentativo di semplificazione o banalizzazione del reale, ma di una volontà di intensa analisi nei substrati del simbolico-psichico, da cui scaturisce una miriade di letture del senso dell'essere.

    Omaggiando la figura di Pinocchio, infatti, l'artista recupera anche la funzione catartica e di grande immedesimazione popolare che il romanzo di Collodi ebbe, e continua ad avere, sui lettori. Come la sua pittura celebra la vita in ogni aspetto, felice o doloroso, la storia del burattino è monito per ricordare come dagli errori si possa imparare, resuscitando a nuova esistenza. Il concetto di resurrezione viene volutamente usato, ricordando come nella prima edizione il burattino si impiccasse all'Albero degli Zecchini, una volta compreso di essere stato ingannato dal Gatto e dalla Volpe, e poi riportato in vita dalla Fata Turchina.

    Gianfranco Asveri, Occhio a Pinocchio - 2011 tecnica mista su tavola, cm 61x61 - con alcuni pensieri dei bambini della scuola materna
    Una mostra-favola insomma, ma che, come ogni fiaba che si rispetti, racconta una storia finalizzata ad un obiettivo profondo, una morale che celebra l'infanzia, in quanto diritto e tappa fondamentale per la crescita dell'individuo. Con la sua pittura, l'artista intona un inno alla meraviglia, un invito a godere degli attimi inattesi e, soprattutto, un appello rivolto agli adulti: tenere vivo quel costante scintillio di curiosità e sorpresa che solo durante l'infanzia illumina i volti. È come se Asveri costruisse vere e proprie macchine del tempo: attraverso le sue opere rievoca un passato ormai dai più dimenticato (perché forse ritenuto troppo frivolo?) permettendo ad ognuno di noi un tuffo nell'età dell'innocenza, quando ogni cosa era motivo di stupore e di strabiliante, pulita sorpresa, proprio come nel Paese dei Balocchi.

Il catalogo, curato da Franca Pezzoli e Roberta Bergamini, arricchito dalle interpretazioni dei dipinti fatte dai bambini della scuola materna “del suo paese”, diventa una interessante antologia della fantasia.


Gianfranco Asveri
Occhio a Pinocchio
Franca Pezzoli Arte Contemporanea, Via Mazzini, 39, Clusone
Dal 3 Dicembre 2011 all'8 Gennaio 2012
Inaugurazione Sabato 3 Dicembre 2011 dalle ore 18 alle 22
Orari galleria:
tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30
chiuso il 25 Dicembre

Ingresso libero

Catalogo in galleria

testo critico a cura di: Anna Saviori

Informazioni:
Tel. e Fax 0346.24.66
info@pezzoliarte.com
www.pezzoliarte.com

NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA
Gianfranco Asveri è nato nel 1948 a Fiorenzuola d'Arda, in provincia di Piacenza, da una famiglia di estrazione contadina. Non ha frequentato accademie né seguito studi artistici, ma nel 1969 ha cominciato a dipingere, trovando nell'arte una ragione di vita. Da anni vive e lavora sulle colline dei Gasperini in compagnia dei suoi cani.

 
Gianfranco Asveri, Occhio a Pinocchio - 2011 tecnica mista su tavola, cm 29x32 - con alcuni pensieri dei bambini della scuola materna

Espone per la prima volta i suoi lavori nel 1976 alla Galleria La Bottega di Fidenza; in questa fase cerca ancora i suoi modelli tra gli impressionisti Gauguin e Van Gogh. Seguono alcune mostre autogestite nei paesi vicini, come quella alla Rocca di Noceto nel 1980 e quella alla Rocca di Busseto nel 1981.
E’ del 1983 la sua prima mostra importante, alla Galleria L’Angolo di Piacenza, presentata dal critico d’arte Mario Ghilardi: sono esposti paesaggi materici che nascono dalle visioni quotidiane del suo territorio, perché Asveri ha ormai messo a fuoco il suo mondo creativo, e il lavoro diventa sempre di più espressione del suo vissuto. Tra il 1984 e il 1986 espone ancora a Cremona alla Libreria il Tarlo - recensito dalla critica Elda Fezzi
- di nuovo alla Galleria L’Angolo a Piacenza e a Busseto al Palazzo del Monte di Pietà. Nel 1987 allestisce nella storica Galleria Sorrenti a Novara una personale presentata da Elena Pontiggia; nel 1989 comincia a lavorare con la Galleria Fumagalli di Bergamo, con una personale presentata dall’amico e poeta Ferdinando Cogni.

E’ in questi anni che si apre al mercato estero allestendo mostre personali e collettive, in Germania, Olanda e subito dopo a Londra, Bruxelles, alla Galerie Boycott, e Lille, a Parigi nel 1991 alla Galleria De Francony e nel 1995 a Copenaghen alla Krebsen Gallery. Sempre nel 1991 viene invitato da Maurizio Corgnati a eseguire un’opera murale di 15 mq al Museo all’aperto di Maglione. Nel 1994 Angelo Gilardino presenta una mostra antologica con lavori dal 1969 al 1994 alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Gallarate; nello stesso anno Mauro Corradini presenta la sua personale Storie, paesaggi e altre storie alla Galleria Il Triangolo di Cremona. Nel 1996 comincia a lavorare con la Galleria Spirale Arte con la mostra Incontri senza motivi curata da Domenico Montalto, presentata a Milano e a Pietrasanta; sempre nello stesso anno Luciano Caprile cura una sua personale allo Studio Rodari di Verbania. Nel dicembre 1996 Il Sole 24Ore lo segnala fra i dieci artisti di punta del mercato dell'arte italiana. Nel 1997 Marisa Zattini e Giorgio Seveso curano una sua personale, con catalogo edito da Il Vicolo, al Palazzo del Ridotto di Cesena. Nel 1998 Elisabetta Longari presenta, nel catalogo edito da Charta, il suo nuovo ciclo di lavori Teatrini per la mostra al Triangolo di Cremona.


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