REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno VII n° 12 DICEMBRE 2011 IL MONDO - cronaca dei nostri tempi


Presentato il «Libro bianco sulla sicurezza elettrica domestica»
Censis: 8 milioni di abitazioni non a norma
Un contributo pubblico per la «rottamazione» degli impianti elettrici sarebbe volano per l’economia e la sicurezza


241mila incidenti ogni anno da cause elettriche. In Italia avvengono ogni anno quasi 4 milioni di incidenti domestici, il 6% dei quali (241mila) originati da cause elettriche. Di questi ultimi, il 17% (quasi 42mila eventi l’anno) causano infortuni per le persone, il 2,7% (circa 6.500) di una certa gravità (con visite mediche o ricoveri), il 40% (oltre 93mila) provoca danni ad apparecchi elettrici, il 17% (41mila) danni all’abitazione. Un incidente elettrico su dieci genera un incendio. Nelle abitazioni con impianti non a norma gli incidenti sono più frequenti e più gravi. Negli ultimi cinque anni il 5,8% delle famiglie che vivono in case con impianti non a norma ha avuto un incidente da cause elettriche (contro il 3,2% delle famiglie con impianti a norma) e il 27,7% di questi incidenti ha provocato danni alla salute delle persone (contro il 5,7%). È quanto emerge dal «Libro bianco sulla sicurezza elettrica domestica» realizzato dal Censis per la Fondazione Opificium e per il Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati.

Un costo di 204 milioni di euro l’anno. Gli incidenti domestici provocati da cause elettriche determinano ogni anno un costo per la collettività di 204 milioni di euro, di cui 71 milioni a carico dello Stato e 133 milioni a carico delle famiglie. Ciò significa che ogni incidente costa alla collettività circa 840 euro tra spese di ristrutturazione dell’abitazione, sostituzione di apparecchiature, spese mediche (ricoveri, visite specialistiche, medicine), interventi dei Vigili del Fuoco.

8 milioni di abitazioni non a norma: lo scarso orientamento alla prevenzione. La scarsa prevenzione è il vero tassello mancante del sistema della sicurezza. Gli impianti elettrici delle abitazioni italiane sono spesso insicuri. Le unità abitative non a norma (cioè prive di impianto a terra e/o interruttore differenziale e altri accorgimenti necessari) sono 8.157.000, pari al 37,7% del totale. Di quelle a norma, solo il 31,8% è in regola a tutti gli effetti, con il certificato di conformità. Così, al 25,8% degli italiani capitano frequentemente interruzioni di corrente nella propria abitazione, il 6,8% dichiara che spesso avvengono cortocircuiti, il 4,7% segnala la presenza di prese non funzionanti. L’83,1% degli italiani pensa però che il proprio impianto elettrico sia completamente a norma, mentre solo il 10,8% afferma più cautamente di non esserne certo e solo il 6% dichiara che l’impianto elettrico non rispetta la normativa sulla sicurezza. Gli italiani tendono a trascurare i controlli e a rivolgersi a tecnici esperti quasi esclusivamente in caso di guasti. Dall’indagine emerge che quasi la metà (il 45,1%) non fa nulla per verificare lo stato di funzionamento del proprio impianto elettrico e il 35,9% si limita a chiamare un tecnico o un elettricista quando si verificano problemi.

Tra «fai da te» e sommerso, un sistema di sicurezza ancora troppo informale. Si stima che ogni anno nelle case degli italiani vengono effettuati 1,4 milioni di interventi sugli impianti elettrici. Il 12% è affidato all’iniziativa del proprietario o di un suo amico o parente. Il 20,9% è eseguito da piccole imprese non specializzate e spesso prive delle competenze necessarie. Nel 66,9% dei casi ci si rivolge invece a una impresa specializzata o a un tecnico. Ma quando si chiama un professionista, quasi un intervento su tre (il 27,5%) sfugge completamente al fisco, perché chi realizza i lavori non rilascia regolare fattura. Gli interventi sugli impianti elettrici effettuati ogni anno sviluppano un giro d’affari stimato in quasi 5 miliardi di euro. Circa la metà è invisibile totalmente al fisco, con un mancato gettito per l’erario di 572 milioni di euro.

L’effetto volano di un contributo pubblico per la «rottamazione» degli impianti elettrici. L’introduzione di un contributo pubblico per realizzare interventi di messa a norma o di miglioramento degli impianti elettrici rappresenterebbe un incentivo importante per favorire la maturazione di una cultura della sicurezza domestica, per supportare il processo di ammodernamento della rete elettrica, per ridurre le attuali inefficienze e i rischi per la collettività derivanti dalla presenza di impianti non a norma. Si stima che un’agevolazione pari al 45% sui costi relativi al rifacimento o al miglioramento dell’impianto elettrico comporterebbe un aumento di 2 milioni di interventi da parte delle famiglie; una riduzione di oltre 3.500 infortuni l’anno, con un risparmio dei relativi costi sociali di 1 milione di euro; un volume economico diretto e indiretto di quasi 6 miliardi di euro l’anno, di cui 2 miliardi direttamente riconducibili all’effetto incentivante del contributo; una crescita del numero delle imprese installatrici di circa 2.800 unità e un aumento dell’occupazione pari a 9.000 addetti, tra aziende di installazione, manutenzione e indotto manifatturiero; infine, un gettito fiscale aggiuntivo di 505 milioni di euro, pari a circa il 71% del costo del contributo a carico dello Stato.


Questi sono i principali risultati del «Libro bianco sulla sicurezza elettrica domestica» realizzato dal Censis per la Fondazione Opificium e per il Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati, che è stato presentato oggi alla Fiera di Milano da Giuseppe Roma, Direttore Generale del Censis, e Giuseppe Jogna, Presidente del Cnpi.

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