REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8
Articoli letti  15256835
   RSS feed RSS
Vedi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini
stampa

 Anno VII n° 12 DICEMBRE 2011    -   TERZA PAGINA


Le contraddizioni della nostra società
Chiediamo a gran voce sicurezza, ma nulla facciamo per averla

Di Giovanni Gelmini


In quest'ultimo periodo siamo subissati da immagini di disastri dovuti alla fragilità idrogeologica del nostro territorio: basta che piova un poco di più che avvengono frane e allagamenti.

Durante e dopo ogni disastro ci sono interviste ad esperti e tavole rotonde; c'è chi accusa la cementificazione, chi l'abbandono dei campi e chi la mancanza della manutenzione delle rive e degli alvei. Alla fine tutti accusano le varie amministrazioni di non avere a cuore il territorio e questo è sicuramente vero, ma... perché questi disastri si ripetono in continuazione, seppure in posti diversi, e nessuna Amministrazione si attivi in tempo per evitarli?

Ricordo da bambino le alluvioni del Polesine, le prime che possa ricordare, poi sicuramente l'alluvione di Firenze, ma non sono solo due: ogni anno ha i suoi terremoti e le sue alluvioni più o meno tragiche. Adesso il clima più turbolento con piogge torrenziali ha acuito il problema, ma se il problema persiste da tanti anni non si può certo incolpare gli Amministratori Pubblici, perché, alla fine le amministrazioni siamo noi e fanno quello che noi chiediamo, proprio per avere i voti.

Ma non c'è solo il problema idrogeologico che ci procura danni e ci mobilita per chiedere più sicurezza.

Quando parliamo di sicurezza la prima cosa che ci viene in mente sono i ladri e gli assassini. Ne abbiamo paura e paletti e chiavistelli sono stati sostituiti da porte blindate e sofisticati sistemi d’allarme, ma furti e omicidi avvengono ancora, anche se attorno alle nostre abitazioni sentiamo spesso suonare gli allarmi (falsi in genere) inutilmente.

Per quello di cui abbiamo paura siamo disposti a spendere, magari anche non bene. In questo numero troviamo un'interessante indagine del CENSIS sulla sicurezza degli impianti elettrici nelle nostre case. Credo che quanto descriva sia una bella indicazione del meccanismo che ci porta a trascurare la sicurezza, malgrado noi la si voglia e la si pretenda.

Secondo l'indagine il 37,7% delle abitazioni non è a norma, ma l'impianto elettrico non parla (o non capiamo i suoi messaggi) e, malgrado la corrente elettrica ci faccia paura, non vediamo la necessità di intervenire. L'indagine parla chiaro solo il 6% sa che il proprio impianto non è a norma e l'83,1% invece è convinto che tutto sia a posto.

Eppure l'impianto parla e si lamenta con le interruzione di corrente frequenti, ma... buttare l'elettrodomestico che fa “corto” o chiamare un tecnico, che poi magari prescrive il rifacimento dell'impianto perché insufficiente e vecchio, non ci va proprio. L'impianto funziona e noi non cogliamo la pericolosità e così non siamo disposti a spendere per la sicurezza.

La sicurezza costa e quasi sempre non vogliamo rinunciare ad altro per averla, salvo poi lamentarci quando avvengono i danni.

Costa comprare gli strumenti per la sicurezza, ma a volte la stessa sicurezza ci richiede uno sforzo fisico o di tempo che cerchiamo di evitare. Così i ciclisti di notte spesso viaggiano senza fari accesi, perché far funzionare la dinamo con la pedalata è faticoso, tanto loro vedono, ma non si accorgono che gli altri li vedono solo all'ultimo momento e l'essere arrotati da un'auto di passaggio diventa facile.

Il pedone viaggia a destra su una strada senza marciapiedi, per non attraversare la strada? O forse nessuno gli ha insegnato che se sta a sinistra, come prescrive il codice della strada, vede i mezzi che gli passeranno a fianco e quindi può evitare e prevenire un eventuale investimento.

Il muratore va sul tetto e non allaccia la fune di sicurezza, per incuria, ma più spesso perché lo rende meno libero nei movimenti e così sceglie il pericolo al posto della sicurezza per comodità. Così avviene per le maschere antigas, per le scarpe rinforzate, ecc. Ogni strumento che aggiunge sicurezza aggiunge anche un costo o un fastidio che non siamo disposti a pagare.

La verità è che non siamo disposti a pagare la sicurezza se non quando abbiamo paura e così le frane non le vediamo muovere tutti i giorni, i torrenti non li vediamo in piena tutti i giorni e non ne abbiamo paura, quindi chiediamo agli amministratori di farci lo stadio nuovo, la scuola nuova, di pagare il doposcuola, la mensa, gli spettacoli estivi, non di mettere in sicurezza le nostre case, gli edifici pubblici, le strade. Quei pericoli non li vediamo e quindi non ne abbiamo paura.

Inutile poi, a disastro avvenuto, incolpare il disinteresse dei politici: siamo noi che ci disinteressiamo e i politici seguono, colpevolmente, i nostri desideri



Argomenti correlati:
 #comportamenti,        #opinione,        #sicurezza,        #società
Tutto il materiale pubblicato è coperto da ©CopyRight vietata riproduzione anche parziale

RSS feed RSS

Vedi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini
Condividi  
Twitter
stampa

Il sito utilizza cockies solo a fini statistici, non per profilazione. Parti terze potrebero usare cockeis di profilazione