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Il Sud sta cambiando, ma i giovani fanno la differenza Di Francesca Bisbano
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Da sempre corrotte, inoperose, poco efficienti, le aree meridionali continuano ad essere l'ultima ruota del carro, almeno dal punto di vista economico; ad averlo fatto notare è stato lo stesso Draghi all'apertura del convegno su “Meridione e sviluppo economico dell'Italia”.
L'allora governatore di Bankitalia è stato drastico, se non apocalittico. L'arretratezza del meridione è inopinabile. Il sud è più povero del nord e i dati lo confermano. La mafia è onnipresente, i servizi pubblici dalla scuola, all'assistenza sanitaria; dall'amministrazione burocratica all'esercizio della giustizia, fanno schifo; le politiche sono corrotte; gli incentivi scadenti e la logica del favore regna sovrana sopra ogni cosa. Se a questo poi sommiamo la miriade di storiche accuse leghiste e le consuete lamentele della gente locale, che diffida d'ogni possibile cambiamento, vien fuori un Sud senza speranza. Una terra segnata, nonché condannata alla rovina dalla sua stessa mentalità regretta e meschina. Il meridione dorme, ma davvero non vuol essere svegliato? Davvero tutti contestano e nessuno reagisce? Sarebbe inutile negar l'evidenza con falso ottimismo, ma lo sarebbe ancor di più continuare ad evidenziare la drasticità della situazione con frasi di comodo, atte ad ottenere principalmente il plauso degli altri. Ora più che mai, come afferma lo stesso Draghi, è necessario che “l'Italia ritrovi quella condivisione di valori comuni che, messi in sordina gli interessi di fazione, è essenziale per mobilitare energie capaci di realizzare, in anni non lontani, una rigogliosa crescita economica e di offrire credibili speranze alle nuove generazioni”. Il Nord ha bisogno del Sud, ha ricordato il presidente Napolitano, e il Sud del Nord. Per questo urge il cambiamento, una spinta energica e decisa, che migliori queste terre e dunque aiuti l'Italia a progredire tanto dal lato economico, quanto da quello sociale. Un sogno? No! La rivoluzione è in atto e a farsene carico sono sempre più le nuove generazioni. I giovani agiscono e reagiscono, se nonché, consci sempre più delle loro potenzialità, operano dietro le quinte, lavorano prima di tutto nel privato, migliorando se stessi, per migliorare gli altri, ossia quella collettività urbana a servizio della quale si pongono. Nasce una nuova educazione, si diffonde una nuova dottrina, emerge la cultura dell'impegno! E così, se trent'anni fa il sud era terra di uomini corrotti e sfaticati per eccellenza, oggi studenti a Palermo si battono per gli uguali diritti a discapito di qualsiasi forma di violenza o criminalità organizzata; a Barcellona P.G. (Messina) i volontari, riposte le pale dopo l'alluvione, si organizzano per render migliore la loro città; ad Avellino e provincia, ragazzi e ragazze riuniti nei forum comunali, contribuiscono allo sviluppo locale, denunciando la mancanza di servizi e sostenendo nuove soluzioni per il futuro. Ancora a Reggio Calabria non sono da meno. Nuove leve scendono in piazza. Chiedono di non essere isolati, aspirano ad un futuro migliore! Questa sarebbe la rovina del Nord? Il popolo che ha condannato l'Italia? Al contrario, questi ragazzi, con idee e progetti, voglia di fare e coraggio da vendere, sono il miglior investimento per il nostro paese! Basta con i pregiudizi, basta con le vane invocazioni! La critica è d'obbligo, se non sacrosanta, purché però sia costruttiva! Cosa fare allora? Semplice! Sostenere e dare fiducia ai ragazzi, perché la loro consapevolezza raggiunga le vette più alte delle istituzioni! Solo così il servilismo e le storiche politiche dei favoritismi, potranno venir meno, in quanto la collaborazione disinteressata e l'impegno comune sono le basi per un reale progresso! Argomenti: #giovani , #opinione , #società , #sud Leggi tutti gli articoli di Francesca Bisbano (n° articoli 59) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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