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 Anno VIII n° 2 FEBBRAIO 2012    -   PRIMA PAGINA



Lo scandalo si allarga. Nel calcio i soldi sono più importanti dello sport?
L’UEFA con Platinì sta operando seriamente contro le scommesse nel calcio
Di Silvano Filippini


I presupposti c’erano tutti: partite truccate ad ogni livello, malavita locale e internazionale che aveva messo le mani sul business del calcio, diffusa omertà che impediva di addentrarsi nel sistema malato, presidenti di società calcistiche in difficoltà che si affidavano alla camorra per ottenere un po’ di liquidità in modo da risanare il bilancio, calciatori delle categorie più basse che non vedevano da mesi lo stipendio e cercavano una via di salvezza nelle scommesse.
Ora che il coperchio è stato sollevato, appare in tutta la sua drammaticità l’espansione del calcio-scommesse che si è diffuso in Europa e in America latina. Insomma, si tratta di un puzzle sempre più vasto e articolato.

Lo stesso Damiano Tommasi, neo presidente dell’associazione calciatori, nel mese di ottobre aveva ricevuto una telefonata di un giovane calciatore di serie B che lo invitava ad un appuntamento durante il quale gli proponeva di far parte di un’organizzazione che pilotava le partite e lo invitava a “dare una mano” in tal senso.
Evidentemente il clamore di ciò che era successo durante l’estate non è stato sufficiente a fermare il marciume dilagante della peggior illegalità sportiva.
Il fatto di scendere a compromessi umilianti, approfittando di una situazione di privilegio, determina la totale sconfitta della dignità sportiva. I calciatori sono diventati l’anello debole di un sistema popolato da squali. Solo chi ha un’etica profonda e un carattere forte è in grado di opporsi.

E’ ormai indispensabile trovare una forma di deterrente e Platinì (al quinto anno di presidenza dell’UEFA) sta studiando il modo per evitare che ciò possa ancora succedere. Intanto ha rinforzato i controlli, passando da un tipo di investigazione dilettantesca ad una maggiormente professionale, creando una rete nelle varie federazioni sempre in contatto con le Procure. Poi cerca di portare avanti il discorso sul “fair play finanziario” per evitare che i club continuino a perdere un sacco di miliardi (e fallire), ma in questo caso è indispensabile il consenso di tutti e l’emanazione di regole finanziarie, che mettano tutte le società sullo stesso piano, comprese le ritenute. Si deve salvare il calcio, non ucciderlo.

D’altra parte le mafie stanno dilagando ad ogni latitudine laddove c’è denaro contante. Il recente libro “Le mani sulla città” ha evidenziato gli intrecci tra la malavita organizzata e l’imprenditoria del nord Italia. Tra le varie intercettazioni emerse c’è anche quella tra il padrone di un locale milanese e Loris Grancini, capo degli ultrà della Juventus. Nel testo si legge di un tentativo di far ottenere benefici carcerari al padre del capo della ‘ndrangheta di Limbiate, nell’hinterland milanese. Si tratta dell’ennesima testimonianza del fatto che le “curve” degli stadi, soprattutto al sud, sono infiltrate se non dominate dalle varie mafie.

A questo punto una domanda sorge spontanea: “Nel calcio i soldi sono più importanti dello sport?” Purtroppo la risposta pare essere positiva, tanto più che il problema si pone non solo da noi. Ad esempio il Paris San Germain, in testa al campionato francese, quest’anno ha speso per il suo rinnovamento più di 90 milioni di euro e risulta tra i club più spendaccioni (dietro al City di Mancini). L’obiettivo è quello di vincere campionato e, in futuro, anche la Champions. Le premesse ci sono e se Leonardo riuscirà a raggiungere entrambi gli obiettivi, sarà del tutto evidente che con i soldi si può. Alla faccia del fair play finanziario che Platinì intende introdurre! Se con i soldi puoi vincere regolarmente, lo stesso denaro può invogliare i protagonisti a vincere o perdere in modo truffaldino: il fine è sempre lo stesso, cioè guadagnare sempre di più.

Tanto per restare in tema di scandali, nel mese di dicembre era passata in sordina la notizia della bufera che ha travolto il calcio turco: 93 rinvii a giudizio.
Il tutto è partito dall’incontro sospetto del Lione contro la Dinamo dove ai francesi sarebbero serviti almeno sette gol per ottenere la qualificazione in Champions: infatti ha vinto 7 a 1! Nel frattempo a Zagabria era scoppiato un altro caso: due dirigenti della federazione croata sono stati arrestati per la manipolazione di almeno una partita.
A questo punto è emerso anche il precedente scandalo della Turchia che aveva visto ben 93 rinvii a giudizio da parte del tribunale di Istambul. La prima udienza è prevista proprio in questi giorni! Il presidente del Fenerbahce deve rispondere di reati che vanno dal furto alla combine, passando per corruzione e associazione a delinquere in combutta con altri otto club. Tra i 93 incriminati ci sono anche 14 calciatori e, per tre di loro, è stata proposta anche la radiazione, mentre un presidente di club rischia fino a 134 anni di reclusione.

Tornando all’Italia è appena emerso un altro filone legato al portiere del Piacenza (Mario Cassano, ora in carcere) che vendeva partite della serie B, ma anche quattro incontri di serie A dello scorso anno, in cui era coinvolto il Bari.
Anche il difensore del Chievo, Dainelli, è stato coinvolto perché accusato di aver preso soldi dagli “zingari” in un Hotel di Milano dove, contemporaneamente, soggiornavano due personaggi del calibro di Ilievski (latitante) e Bellavista, ex capitano del Bari e già arrestato a giugno. Nelle ultime settimane a Cremona (sede dell’inchiesta) ci sono stati anche gli interrogatori concordati dei calciatori Andrea Masiello e Marco Rossi.
Finché i due protagonisti stranieri, Ilievski e Gegic tuttora latitanti, non verranno in Italia per essere interrogati, sarà difficile ricostruire la filiera completa delle combine.

Intanto la Lega ha in calendario per la prossima riunione la proposta di nuove regole per fronteggiare lo scandalo scommesse. Una potrebbe essere facilmente realizzabile: introdurre l’aspetto etico nel contratto collettivo dei calciatori. Nel senso che gli atleti che commettono reati di rilevanza penale devono essere licenziati. Non riesco a capacitarmi come tale norma, lapalissiana, non fosse già stata prevista. Probabilmente dimenticavo che in Italia siamo tutti “santi”: perciò abbiamo regole eccessivamente garantiste!



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