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Considerazioni sullo stato del governo dell'Italia E tre! Monti tira dritto a rinnovare l'Italia ll terzo decreto attacca le incrostazioni della burocrazia, cosa che Calderoli non ha neanche pensato. L'Italia è cambiata e, anche se le critiche sono possibili è evidente che il nuovo governo indica il giusto modo di agire Di Giovanni Gelmini
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Il governo Monti prosegue nella sua attività di cambiamento del sistema con cui lo Stato gestisce il paese Venerdì 27 gennaio il terzo decreto: la sburocratizzazione (vedi presentazione). Anche in questo caso tanti cambiamenti e si spera che incidano profondamente sulla pessima abitudine al cumulo di scartoffie che i nostri burocrati hanno da più di un secolo, che costano tanto alle imprese, alle famiglie e allo Stato.
Da novembre per tutti gli operatori economici è obbligatoria la PEC, posta elettronica certificata; questa dovrebbe sostituire la “raccomandata” e sveltire le comunicazioni, che diventano immediate e certe anche per il contenuto, mentre la raccomandata certifica solo l'involucro e non il contenuto. Da anni la PEC è disponibile e quasi tutti gli Enti della P.A. l'hanno da tempo, ma non la usano; speriamo che ora imparino ad usarla. In due mesi il Ministro, Filippo Patroni Griffi, ha predisposto questo pacchetto che semplifica la vita e riduce l'attività burocratica; c'è da chiedersi perché il gran Ministro Roberto Calderoli non ci sia riuscito in quattro anni di governo, forse che pensasse ad altro? Forse pensava ad un inutile riforma “federalista” che, senza semplificazione burocratica, non porta certo vantaggi, ma solo sconquasso e costi ulteriori. La differenza tra governare e dire di governare credo si possa leggere bene in questi due mesi d’attività di un governo che non ha una maggioranza organica. Certamente l'operato di Monti si può criticare su singoli punti, ma una cosa non si può negare: in meno di 100 giorni ha preso iniziative che hanno cambiato profondamente il modo di essere dello Stato. Se escludiamo il modo di calcolo delle pensioni, non ha fatto riforme “epocali”, come qualcuno ha continuamente detto di fare per 15 anni, chiacchierando, non facendo e peggiorando sempre più il modo di essere dello Stato. I provvedimenti di Monti sono come tanti granelli di sabbia che son ben organizzati e sostenuti, diventando degli argini potenti contro le maree e le alluvioni. A differenza di Berlusconi, lascia al Parlamento la possibilità di modificare i decreti, senza stravolgerli ovviamente, e se mette la fiducia è solo dopo che il Parlamento ha apportato le modifiche ritenute opportune in commissione. Ha perso l'abitudine dei governi Berlusconi di votare il maxiemendamento con la fiducia, diverso da quanto deciso in Commissione. I Decreti sono ampi e molto articolati, non sono delle semplici dichiarazioni di volontà, ma delle precise istruzioni. Però non sono solo queste le novità del modo di governare di Monti. Cosa non da poco è la riservatezza. Ben poco viene lasciato trapelare e tutte le discussioni che i media aprono, prima della presentazione del decreto, sembrano sempre basarsi su “invenzioni” anziché su fatti. Nelle conferenze stampa Monti sa rispondere con chiarezza e in modo esaustivo alle domande su quanto è realizzato, ma risponde sempre, con altrettanta chiarezza, che delle cose future se ne parlerà al momento opportuno e non fa anticipazioni, se non di linee politiche molto generali. Fa battute umoristiche, ma non racconta barzellette. Il suo prestigio internazionale è molto alto e con lui l'Italia è tornata ad essere un interlocutore importante a livello mondiale. Per uscire dalla crisi l'Italia ha bisogno di un forte scossone, ha bisogno di liberarsi di troppe incrostazioni che impediscono i movimenti delle imprese e delle famiglie, ha bisogno di sicurezze che rasserenino il futuro e invoglino gli investimenti, ha bisogno di vedere realizzati gli investimenti promessi. Pensiamo ai due grandi investimenti infrastrutturali, che attendiamo da decenni, la variante di valico dell'Autostrada del Sole e il completamento della Salerno - Reggio Calabria, iniziati nel lontano 1996 dal Ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro e non ancora terminati. Abbiamo sempre sostenuto che per uscire dalla crisi non abbiamo bisogno di questi investimenti pluridecennali, anche se non si devono dimenticare, ma di tanti piccoli investimenti rapidi, diffusi sul territorio. Per essere veloci non possono essere giganti, perché, più diventa pesante l'investimento, più si sollevano opposizioni e problemi e così l'investimento allunga il suo tempo e si spendono molti soldi senza che diventi produttivo. In questa prospettiva si sta comportando Monti: tanti interventi di cambiamento piccoli, ma incisivi che danno immediatamente frutti. Con il primo decreto “Salva Italia” si era detto che mancavano interventi contro l'evasione; i fatti stanno smentendo questa affermazione. Due punti soli: il limite di 1.000€ per i pagamenti in contanti e la comunicazione di tutte le transazioni bancarie hanno reso più difficile evadere e la Guardia di Finanza ha iniziato controlli intensi e pervasivi sulle attività commerciali e sulla congruità dei redditi e delle spese sostenute. Un inizio 2012 solleva tante lagnanze degli evasori e tanta speranza in chi le tasse le paga fino all'ultimo centesimo. Allora c'è da pensare che forse le lamentele verso Monti sono più spinte dalla perdita di potere di chi ci ha sempre fregato, politici compresi. Argomenti: #crisi , #crisi economica , #decreto legge , #governo , #italia , #monti , #politica Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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