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Una riforma difficile e troppo chiacchierata dai media

Articolo 18 e dintorni

Qual è la verità sulla difficile trattativa? Una domanda più che legittima cui ne segue un'altra: ma è centrale l'Articolo18?

Di Giovanni Gelmini

Il dibattito per la riforma del lavoro, come lo leggiamo sulla stampa, sembra essere acceso e al calor rosso tra Governo e parti sociali. Non credo che le cose siano così perché, se leggiamo le varie dichiarazioni e le mettiamo a confronto, notiamo che spesso sono dei monologhi indipendenti l'uno dall'altro, ma nessuno parla di scontro all'arma bianca.

La CGIL ha da subito concentrato un attacco pesante, quasi violento, lanciando l'ipotesi di cancellazione dell'Articolo 18. Monti e la Fornero non ne hanno mai parlato; quello che hanno sempre affermato è che i provvedimenti da prendere devono orientarsi su questi punti:
  • riduzione della precarietà dei contratti;
  • facilitare l'occupazione giovanile;
  • come contropartita in quest’operazione, per non rendere ingessate le imprese, occorre facilitare anche l'uscita e la mobilità del lavoro
  • alzare gli stipendi.

Anche la Marcegaglia ha espresso una precisa posizione in cui l'Articolo 18 va mantenuto, ha detto infatti: “Pensiamo che il tema del reintegro deve valere per tutti i casi di licenziamenti discriminatori o casi per cui la legge dice che il licenziamento è nullo. Ci sono casistiche molto chiare per cui la reintegra deve valere. È un fatto di civiltà. In tutti gli altri casi dobbiamo diventare europei. Ci deve essere un'indennità di licenziamento” Altri industriali hanno affermato che sarebbe sufficiente che le sentenze arrivassero in breve tempo, un anno al massimo, e non tre o quattro o addirittura otto come adesso. Richiesta molto comprensibile.

Monti ha affermato, riferendosi all'Articolo18: “Bisogna cambiarlo, scoraggia gli investimenti stranieri”. Questo è vero, anche se non è solo questo a scoraggiare gli investimenti, l'incertezza del diritto è sicuramente un freno maggiore, ma ha chiarito che non è essenziale una sua modifica entro Marzo, con questo provvedimento.

Ma allora perché tutta quest’agitazione sull'Articolo18?

Prima di cercare una risposta a questa domanda, vorrei soffermarmi sul fatto che le voci che girano, confermate indirettamente da Marcegaglia e Fornero, è che la trattativa procede e che vi è un buon accordo generale. Il fatto che Monti abbia messo un traguardo temporale entro cui il Governo procederà in ogni caso, impedisce divagazioni inutili e posizioni eccessivamente rigide, in quanto gli obiettivi posti sono una reale necessità che nessuno può disconoscere.

Allora se la trattativa procede bene, si deve pensare che i sindacati dovranno cedere necessariamente su alcuni punti; tra questi potrebbero esserci un cambiamento nel modo di gestire le ristrutturazioni e, come accennato dalla Fornero, una partecipazione alla cassa integrazione straordinaria delle imprese; se questo avvenisse farebbe diminuire molto il ruolo dei sindacati, ma per tradizione in una trattativa tutti devono “vincere”.
Ecco che allora se appare che la CGIL ha difeso e mantenuto l'Articolo 18, che non sarebbe toccato dalla riforma o solo modificato in piccola parte, diventerebbe la vittoria della CGIL.
Altra ipotesi, che può coesistere con la prima, è che i mass media hanno bisogno di fare scoop e mantenere livelli di tensione forti, da guerra civile, per fare audience e così cavalcano questo punto che agita le folle, anche se non è al centro della discussione reale.

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