REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno VIII n° 3 MARZO 2012 - FATTI & OPINIONI Osservazioni su un vecchio problema riscoperto |
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Sembra che la Fornero abbia scoperto oggi una cosa che da anni tutti sanno; nel commento ai dati Eurostat ha, infatti, detto che per l'Italia ci sono “ salari bassi e un costo del lavoro comparativamente elevato. Bisogna scardinare questa situazione, soprattutto aumentando la produttività”.
Nel caso specifico possiamo usare il valore della produzione di un'azienda diviso il costo del lavoro. In questo caso come possiamo aumentare la produttività del lavoro? Possiamo aumentare il numeratore, aumentare cioè il valore della produzione, o diminuire il costo del lavoro. Faccio alcuni esempi per capirci. L'aumento del valore della produzione si può ottenere mettendo macchinari più veloci o che abbiano meno scarti; lo si può avere anche aumentando la qualità o migliorando l'utilizzo degli impianti e, infine, con una maggiore capacità competitiva delle vendite, innalzando cioè il prezzo unitario del prodotto o degli acquisti, trovando materie prime a minor prezzo. Per tutti questi casi, in genere, se non si dispone di un Mago Merlino, si devono fare investimenti e questi perché siano realizzarti dalle aziende occorre che ci siano delle sicurezze sul rientro dei soldi investiti. In Italia non si investe e i motivi sono noti: farraginosità della burocrazia, incertezza della giustizia, norme che cambiano in continuazione, troppi enti a cui si deve dare riposta, il pizzo dei politici e dei burocrati e, a volte, le pressione della criminalità organizzata. Se la Fornero riesce a ridurre, non dico ad eliminare, questi problemi, è facile che la produttività aumenti in proporzione. La riduzione del denominatore cioè del costo del lavoro si ottiene certamente se tagliamo la forbice costo del lavoro/busta paga; ma ci sono anche altri mezzi. Quelli positivi sono: una migliore organizzazione e preparazione del personale, una maggiore motivazione, un minore uso degli straordinari; ci sono anche elementi negativi come un prolungamento dell'orario di lavoro a parità di stipendio o l'uso di personale mal pagato. Quest'ultima sembra sia la via scelta da molti imprenditori: il precariato sottopagato e il lavoro nero. Adesso qualcuno mi riesce a spiegare cosa c'entra l'aumento della produttività con la forchetta eccessiva costo del lavoro/busta paga, se non si interviene sulla parte del costo sostenuto dalle aziende, che supera il 100% del netto che arriva al lavoratore? La Fornero farebbe bene a spiegare le cose in modo chiaro e inequivocabile invece di frignare cose poco chiare che aprono discussioni inutili. Un'ultima raccomandazione: verificare la verità delle “statistiche” prima di aprire bocca. Se certi errori della Gelmini hanno fatto ridere tutto il mondo, le sue sviste non portano certo il sorriso.
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