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 Anno VIII n° 3 MARZO 2012    -   FATTI & OPINIONI


Osservazioni su un vecchio problema riscoperto
Il costo del lavoro e il mito della produttività
Che centra la produttività con la forchetta costo del lavoro/busta paga? Attenzione alla fregatura!
Di Giovanni Gelmini


Sembra che la Fornero abbia scoperto oggi una cosa che da anni tutti sanno; nel commento ai dati Eurostat ha, infatti, detto che per l'Italia ci sono “ salari bassi e un costo del lavoro comparativamente elevato. Bisogna scardinare questa situazione, soprattutto aumentando la produttività”.

Scardinare è la parola giusta, però è da decenni che sento parlare di diminuire la forchetta costo del lavoro/ netto in busta paga e finora nessuno è riuscito in questo miracolo.

Cerchiamo di capire meglio.
La fetta di costo del lavoro che non va nelle tasche del lavoratore è di due tipi: quello che appare in busta paga, tasse e ritenute previdenziali e quello che non appare, ancora ritenute previdenziali (ben maggiori di quelle che appaiono in busta) e costo burocratico del lavoro. Per l'impresa produrre una busta paga e tutta la gestione del rapporto di lavoro ha un costo non piccolo (che non è conteggiato dall'Eurostat) a causa di farraginosità burocratiche e legali. Leggi chiare e semplici eliminerebbero costi inutili a vantaggio di tutti, ma questa piccola cosa sembra impossibile in Italia: abbiamo troppe leggi mal scritte, che si sovrappongono, e per questo abbiamo poi bisogno di inutili e pesanti azzeccagarbugli. Altro che articolo 18!

La cosa che mi irrita moltissimo è quando si tira in ballo la “produttività” senza sapere probabilmente cosa sia e come nella realtà si possa “aumentare la produttività”, anche se mi risulta poco credibile che la Fornero non lo sappia e non sappia quali sono le leve da usare per ottenere il risultato.

    Si definisce come produttività di un fattore (lavoro, energia, capitale o qualunque elemento entri nel ciclo produttivo) le unità di prodotto ottenute con una unità del fattore.

Nel caso specifico possiamo usare il valore della produzione di un'azienda diviso il costo del lavoro. In questo caso come possiamo aumentare la produttività del lavoro?
Possiamo aumentare il numeratore, aumentare cioè il valore della produzione, o diminuire il costo del lavoro.

Faccio alcuni esempi per capirci.

L'aumento del valore della produzione si può ottenere mettendo macchinari più veloci o che abbiano meno scarti; lo si può avere anche aumentando la qualità o migliorando l'utilizzo degli impianti e, infine, con una maggiore capacità competitiva delle vendite, innalzando cioè il prezzo unitario del prodotto o degli acquisti, trovando materie prime a minor prezzo.
Per tutti questi casi, in genere, se non si dispone di un Mago Merlino, si devono fare investimenti e questi perché siano realizzarti dalle aziende occorre che ci siano delle sicurezze sul rientro dei soldi investiti.

In Italia non si investe e i motivi sono noti: farraginosità della burocrazia, incertezza della giustizia, norme che cambiano in continuazione, troppi enti a cui si deve dare riposta, il pizzo dei politici e dei burocrati e, a volte, le pressione della criminalità organizzata. Se la Fornero riesce a ridurre, non dico ad eliminare, questi problemi, è facile che la produttività aumenti in proporzione.

La riduzione del denominatore cioè del costo del lavoro si ottiene certamente se tagliamo la forbice costo del lavoro/busta paga; ma ci sono anche altri mezzi.

Quelli positivi sono: una migliore organizzazione e preparazione del personale, una maggiore motivazione, un minore uso degli straordinari; ci sono anche elementi negativi come un prolungamento dell'orario di lavoro a parità di stipendio o l'uso di personale mal pagato. Quest'ultima sembra sia la via scelta da molti imprenditori: il precariato sottopagato e il lavoro nero. Adesso qualcuno mi riesce a spiegare cosa c'entra l'aumento della produttività con la forchetta eccessiva costo del lavoro/busta paga, se non si interviene sulla parte del costo sostenuto dalle aziende, che supera il 100% del netto che arriva al lavoratore?

La Fornero farebbe bene a spiegare le cose in modo chiaro e inequivocabile invece di frignare cose poco chiare che aprono discussioni inutili.
Un'ultima raccomandazione: verificare la verità delle “statistiche” prima di aprire bocca. Se certi errori della Gelmini hanno fatto ridere tutto il mondo, le sue sviste non portano certo il sorriso.



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