REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno VIII n° 3 MARZO 2012 PRIMA PAGINA


Riflessione su un mancato appuntamento
Olimpiadi di Roma addio!
Una attenta analisi che mette in evidenza l’inutilità e i rischi di eventi del genere
Di Silvano Filippini


Quando il Presidente del consiglio Monti ha annunciato la rinuncia dell’Italia alla candidatura per le Olimpiadi del 2020 ho tirato un sospiro di sollievo perché ritenevo che organizzare una manifestazione così onerosa sarebbe stata un’autentica iattura per una nazione, come la nostra, che ha il più alto debito pubblico del mondo occidentale ed è sull’orlo del burrone, che potrebbe portarla al fallimento, alla stregua della Grecia.

E pensare che come ex atleta e come insegnante di educazione fisica in pensione avrei dovuto gioire se Roma avesse potuto ottenere nuovamente la manifestazione olimpica dopo quell’ormai lontano 1960, che io ho potuto vivere attraverso la televisione, visto che all’epoca avevo 14 anni.

Infatti, già allora i costi per l’organizzazione lievitarono in modo spropositato (più di 100 miliardi di lire) e numerose famiglie, meno abbienti, furono cacciate per far posto al villaggio olimpico; oltre a devastare aree per costruire alberghi che furono poco sfruttati in quanto molti preferirono le strutture messe a disposizione dal Vaticano, a costi decisamente più accessibili. Anche le olimpiadi invernali di Torino del 2006 hanno sforato il preventivo ed hanno lasciato diverse strutture inutilizzate negli anni successivi, come i trampolini di Pra Gelato.

Tra l’altro, ad ogni edizione il numero degli atleti e dei dirigenti accompagnatori partecipanti è andato via via aumentando al punto che ormai di vero sport, ai giochi olimpici, è rimasto gran poco, essendo stato sopraffatto dal business, che favorisce interessi privati che sfruttano i fondi rubati alla collettività e poi lasciano strutture spesso inutilizzabili.

Partendo dai giochi di Sydney del 2000, in cui bastarono poco più di 5 miliardi di euro, si è passati ai 9 miliardi di Atene nel 2004 (quando, guarda caso, iniziò il crollo dell’economia greca) per arrivare all’impensabile cifra di Pechino 2008 che non è ancora chiara (la Cina è sempre omertosa nel denunciare le spese), ma si aggira attorno ai 30 miliardi. Per Londra si parla di 29 miliardi, ma, date le premesse, verranno sforati con facilità.
Tale incremento progressivo non si può neppure imputare all’aumento degli atleti e delle discipline, in quanto il numero si è ormai stabilizzato sui 10.000 e sulla trentina già dai tempi di Atlanta 1996. E fu proprio quella di Atlanta l’unica manifestazione in cui riuscirono a coprire interamente le spese organizzative con gli incassi.

D’altra parte è sufficiente andare a vedere i costi dell’Olimpiade che Londra sta organizzando: 550 milioni di euro per costruire lo stadio olimpico, 330 milioni per realizzare il centro acquatico, 120 milioni per il velodromo, 55 milioni per il palazzetto della pallamano e 50 per la Baketball arena.
Per non parlare del villaggio olimpico costituito da 62 palazzine per un totale di 2.818 appartamenti in grado di ospitare più di 16.000 persone.
A tutto ciò, che ha già generato un giro di mazzette e la lievitazione dei costi, vanno aggiunti i capitali per l’enorme organizzazione indispensabile a far funzionare un simile evento. Ad esempio, verranno mobilitate due navi da guerra e più di 23.000 uomini (di cui 13.500 soldati, 1000 agenti in borghese e 500 dell’F.B.I.) pari ad un investimento di 664 milioni di euro per garantire la protezione ad atleti e spettatori. E pensare che il preventivo iniziale era di 338 milioni!

Per Roma 2020 si era parlato di una cifra abbastanza contenuta, ma considerato come vanno a finire i grandi eventi in Italia, avremmo sicuramente raddoppiato, se non triplicato la spesa preventivata.
Del resto sono ancora vive le polemiche scaturite in occasione dei recenti Mondiali di Nuoto (Roma 2009) che hanno generato un “buco” di quasi 10 milioni di euro. Oltre tutto per costruire piscine che non potevano essere omologate a causa dei pochi centimetri mancanti: oltre al danno anche la beffa!
Se poi andiamo indietro nel tempo, cioè ai campionati mondiali di calcio di “Italia ’90”, si scopre che, a fronte di un preventivo di 660 miliardi di lire, ne sono stati spesi più di 1.100. Se si considerano anche le numerose infrastrutture approntate (di cui alcune non completate e altre non utilizzate) si è passati dai tre miliardi previsti, a quasi sette miliardi spesi. Ed ora il sindaco Pisapia sarà pure costretto a spendere altri soldi per far abbattere l’Hotel, mai ultimato, nell’hinterland milanese che avrebbe dovuto ospitare i turisti di Italia ’90.

Se a tutto ciò si aggiungono i tagli continui ai contributi che il CONI dovrebbe ricevere dallo Stato, appare evidente che per inviare a Londra i nostri rappresentanti anche questa volta saremo costretti a chiedere un intervento economico straordinario allo Stato. Altro che Olimpiadi Romane!

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