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I “Les Sanspapier”: un gruppo musicale da colpo di fulmine Di Silvia Sanna
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Mi sono imbattuta nei Les Sanspapier quasi per caso, setacciando le maglie della rete alla ricerca di perle musicali che brillano di luce propria, ingiustamente offuscate dai riflettori di nomi altisonanti e imponenti major. Tra queste perle, appunto, i Les Sanspapier, con il loro sound trascinante che profuma di kebab e crěpe, senza mai abbandonare il gusto asciutto e armonico del Barbera, essenza inebriante, sempre presente nelle vene dei buongustai piemontesi. Provenienti dalla zona di Cuneo, i Les Sanspapier hanno la loro base operativa a Torino, città dalle infinite sfaccettature artistiche e multiculturali.
Lo scorso mese di luglio, dopo aver “sorseggiato” in rete alcuni brani, approfittando di un viaggio nella città sabauda, mi sono messa alla ricerca del loro primo album, “Aperitivi all’anice” disco registrato al Kalakuta RecPublic Studio per l'etichetta K-Brothers e distribuito in tutta Italia da Goodfellas. Tornata a casa raggiante, con il cd tra le mani come se fosse il Santo Graal (che la leggenda vuole sia custodito proprio a Torino, nella maestosa chiesa della Gran Madre), ho iniziato l’ascolto. Lo ammetto: non sono un’uditrice rigorosa. Anche al primo ascolto di un album, se c’è una canzone che mi fulmina, il cd si interrompe e ricomincia dalla stessa traccia anche per ore. Il fatto che nel cd d’esordio dei Les Sanpapier ci fosse più di un brano da “colpo di fulmine” ha fatto sì che passassi uno dei più torridi pomeriggi estivi chiusa in casa, con le cuffie ben salde alle orecchie e il sorriso di chi ha scoperto una perla rara in un mare di pietrisco luccicante. Tra gli undici brani spiccano in particolare pezzi come “Pasitos”, che può essere considerato il più rappresentativo della “poetica umanitaria” del gruppo, vicino alla causa dei tanti clandestini - Les Sanpapier, appunto – cittadini che sopravvivono ai “bordi del mondo”. E in “Le quartier”, brano di apertura dell’album, i cinque musicisti piemontesi ci accompagnano, in un viaggio colorato e spericolato, tra le vie brulicanti del quartiere di San Salvario – “el mi barrio revolucionario” - che conta abitanti di almeno un centinaio di nazionalità differenti. “Et Si La Vie” (eseguita con il Collectif de Ukulele Lillois, quartetto di Lille) è solo uno dei tanti brani, esaltanti e coinvolgenti, nei quali i Les Sanpapier dimostrano di avere familiarità non solo con le sonorità meticce, ma anche con le lingue del mondo: dal piemontese al francese, passando per lo spagnolo. Ascoltando più e più volte questo primo lavoro dei Les Sanspapier (che a sei mesi dall’uscita è già in ristampa, con più di mille copie vendute), non posso far altro che augurare loro di mantenere invariata la stessa passione e l’entusiasmo che hann contraddistinto “Aperitivi all’anice” e, forse egoisticamente, sperare che restino fedeli alla loro etichetta indipendente per dimostrare che sempre più spesso la musica di qualità nasce lontana dai riflettori, rischiarata dai riverberi tenui e accoglienti di una balera piemontese. Les SansPapier sono: Andrè (Andrea Gerbaudo), cantante e chitarrista, autore dei testi. Eloise (Elisa Aragno), flautista e cantante. King David (Davide Pignata), sassofonista. Munky Funky (Andrea Mancuso), bassista. Leggi anche “Cinque domande a Les SansPapier” Argomenti: #gruppo musicale , #les sans papier , #musica , #musica contemporanea Leggi tutti gli articoli di Silvia Sanna (n° articoli 54) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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