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Anno VIII n° 4 APRILE 2012 RECENSIONI |
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Letto per voi
Evasioni d’inchiostro. Racconti, favole e poesie di dieci prigioneri di seppia
Di Cricio
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Le editrici di Voltalacarta avevano detto “mai un’antologia” e invece, per fortuna nostra, hanno cambiato idea. Certo questa è un’antologia speciale.
Speciale perché? Molti motivi, ma certo il titolo richiama la sua specialità “evasioni” e il sottotitolo chiarisce ulteriormente. “Racconti, favole e poesie di dieci prigioneri di seppia” dove l'errore ortografico del sottotitolo è voluto. Un'antologia che raggruppa racconti e poesie scritti da: Mario Cabras, Ugo de Lucia, Cosimo di Pierro, Gian Paolo Locci, Antonio Maria Marini, Agostino Murru, Benedetto Privitera, Vincenzo Russo, Vittorio Salis, Arcangelo Valentino, persone che hanno caratteristiche speciali. Non avevano mai scritto e non pensavano certo di poter arrivare a pubblicare un libro. Il libro è nato in un carcere in un corso di scrittura creativa e i “prigioneri” sono ergastolani dell'Alta Sicurezza di Badu ’Carros, dove “hai poca aria, pochi colloqui, pochi contatti con l’esterno, pochi corsi formativi. Le loro evasioni di inchiostro servono a questo, a dialogare con l’invisibile lettore… e dimostrargli che dentro quelle celle due per due non vivono mica dei fantasmi.”, cosi scrive Angelo Mazza, uno degli insegnanti nella prefazione. Il libro è sicuramente una finestra che ci permette di capire qualcosa che non conosciamo ed è molto lontano dalle nostre esperienze. Scopriamo nelle poesie sensibilità inimmaginabili; i racconti hanno vigore e meraviglia la capacità di analisi e costruzione del racconto di chi oggi ha una vita costretta in poco spazio. “Nessuno però mi aveva messo in guardia da ciò che avrei trovato dopo, una volta uscito da lì insomma: le stesse facce, gli stessi volti. dal giornalaio al salumiere, dal preside di scuola al commercialista, passando per il vigile urbano per le strade era tutto uno sfilare di facce da galera e per la prima volta l’espressione non mi suonava poi così terribile. Insomma quelli che poco prima mi ero ritrovato davanti all’interno del carcere non avevano niente di speciale e di diverso da questi altri. oibò! mi son detto. Non è una scoperta da poco!” Così scrive Alberto Capitta, un altro insegnante di quel corso speciale. Ecco una scoperta che esce chiaramente dalla lettura di questa antologia: sono persone come noi! “Non è una scoperta da poco”, scrive ancora Capitta. Vorrei riportare, come faccio solitamente, alcuni pezzi che mi hanno fatto riflettere o che mi sono piaciuti in modo particolare, ma mi astengo perché tutto quello che c'è nel libro ha elementi di interesse e, dovendo necessariamente ridurre, farei dei torti ingiustificati, parlando di uno e non dell'altro. La lettura di queste opere ci porta per forza alla conclusione che le carceri devono trovare il modo di non opprimere la sensibilità delle persone; al contrario, come in questo caso, devono trovare il modo di sviluppare la parte buona bhe c'è in tutti e rinfrancarla attraverso una sua valorizzazione. Potrebbe anche avere un effetto preventivo nei ragazzi che si stanno orientando verso la vita criminale, ma credo sarebbe un miracolo. Sappiamo, e gli stessi autori ce lo confermano in parte dei loro scritti, che tutti credono di essere furbi, molto furbi e solo i “fessi” si fanno beccare. Peccato che quando si accorgono che non è così è troppo tardi e lo scoprono nel silenzio e nella solitudine delle loro celle. “Evasioni d’inchiostro” credo che sia un libro che non può mancare nella nostra esperienza di lettori alla ricerca della vita nelle forme che rappresentano l'umanità. Chiudo riportando un brando della postfazione scritta dai dieci autori: Saluto al lettore … ed io ringrazio loro per quello che mi hanno trasmesso.
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