REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno VIII n° 4 APRILE 2012 - TERZA PAGINA Diario di viaggio - Firenze |
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Dopo aver girato per le viuzze dietro a Palazzo Vecchio, alla caccia di tracce della Firenze di Vasco Pratolini, eccomi diretto verso Santa Croce, l'altro appuntamento, che mi ero prefisso, alla ricerca dei “Sepolcri”: un innamoramento della terza media.
l'urne de' forti, o Pindemonte; e bella e santa fanno al peregrin la terra che le ricetta. Io quando il monumento vidi ove posa il corpo di quel grande che temprando lo scettro a' regnatori gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela di che lagrime grondi e di che sangue; Entro nella chiesa e mi trovo in uno spazio grande e scarno. Non ritrovo una chiesa, edificio dedicato al culto, ma una piazza coperta in cui non si sente la presenza di nessun genio ispiratore, né tanto meno un'aurea di sacralità. Nessun “banco” dove inginocchiarsi per pregare o per piangere il morto. Gruppi di turisti vagano tra le navate, altri sono accampati attorno al loro “vate” che spiega i “misteri” di Santa Croce, attenti alcuni, disattenti i più. Il pavimento in cotto è completamente nuovo ed è interrotto dalle molteplici lastre tombali, alcune recintate altre possono invece essere calpestate liberamente: morti di serie A e morti senza diritto al rispetto. In un angolo troviamo una parte cintata da un cordone e non accessibile con un bel cartello “Questo luogo è riservato alla preghiera”. Osservo e noto che, non solo non c'è nessuno che prega, ma che ci sono solo due piccoli inginocchiatoi. Che non ci sia nessuno che si fermi lì a pregare? Ma allora che chiesa è? Percorro interamente le navate e trovo le tombe famose: la ricca urna di Galileo Galilei, quella di Michelangelo, Vittorio Alfieri, Gioacchino Rossini, lo stesso Ugo Foscolo e tanti altri, importanti alla morte, ma di cui oggi abbiamo scordato l'esistenza. Tombe ricche o tombe austere, ma tutte in fredda pietra lucidata, iscrizioni altisonanti, ma intorno nessuna lacrima, nessuna ammirazione, solo professori che erudiscono svogliati alunni e turisti curiosi; altro non ho visto. Scontento proseguo nella vista delle tante cose presenti nel complesso di Santa Croce; si, belle cose, ma l'interesse mio è svanito.
La sensazione di squallore lasciatami da Santa Croce permane. Mi perdo nelle viuzze di Firenze e mi interesso come al solito alla vita che mi circonda: le cose che fanno la caratteristica della città, le incongruenze e le particolarità.
Vagando alla ricerca delle tracce di Vasco Pratolini, non sono potuto non andare a San Frediano. Anche qui, come in tutta Firenze, e forse come in tutte le città italiane, le chiese non mancano.
Anche San Miniato è “luogo turistico”, ma non ha perso la caratteristica del sacro. La chiesa resta “pronta” alle sue funzioni. Le frotte di turisti, ammirano con riverenza le meraviglie che contiene. L'atmosfera è di concentrazione sulle bellezze artistiche che ancora oggi riescono a comunicare il loro messaggio di sacralità. Il Gesù Cristo dipinto nell'abside, con il suo viso scarno ci impone ancora la riflessione su cosa siamo noi e cosa facciamo. La cripta sotto l'altare maggiore è dedicata alla preghiera; un cartello ci avvisa di questa destinazione e ci invita a non fare fotografie, ma non ci sono cordoni che ne impediscono l'accesso e invece ci sono tanti banchi dove chi lo desidera può sedersi o inginocchiarsi e meditare. Un atmosfera che ti conquista e che è difficile da dimenticare. Anche qui ci sono i sepolcri, anzi la chiesa è posta al centro di un cimitero, non un cimitero museo, ma un cimitero storico e vivo. Una tomba nuova con scritto “Ciampi” mi fa pensare al nostro ex presidente della Repubblica, lunga vita a lui. Poco più in là c'è una ragazza seduta al margine della tomba del pittore Annigoni: sta sistemando dei fiori. Se non fosse in jeans e scarpe da ginnastica potrebbe essere un'immagine romantica dell'epoca del Foscolo. Vicino alla tomba di Annigoni troviamo, tra le altre, quelle di Giovanni Spadolini e di Mario Cecchi Gori. Attorno tante altre di nomi noti o meno noti, ma quello che si respira non è un'atmosfera museale, ma quella del ricordo.
Anche qui ci sono i turisti; un gruppo di ragazzine sfoga la propria vitalità vicino alla cappella di famiglia di Zeffirelli, inutilmente l'insegnante cerca di zittirle, ma il loro parlare, il loro ridere non è noia, come quello che ho visto nel buio delle navate di Santa croce, è vitalità, quella vitalità che è bella, che è stata anche di chi oggi è sepolto, che non contrasta con il luogo anzi rende tutto vitale e vero.
Firenze ed i turisti Il turismo è un'importante risorsa economica per la città e la città si “inchina” al turismo di Cricio Argomenti:città, economia, firenze, società, turismo, viaggi
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