REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno VIII n° 4 APRILE 2012 MISCELLANEA


L'originalità al Vinitaly 2012: dal moijto prodotto con il Recioto al vino che si beve solo dopo una pedalata!
… e molte altre particolarità scoperte con il vinitaly 2012
Di Luana Scanu


Il Vinitaly è una rassegna enologica interessante non solo per degustare e conoscere nuovi vini, ma anche per conoscere progetti particolari e spesso originali, come il mojito dal recioto, i vini prodotti all'interno di antiche anfore, le etichette disegnate da un'ex modella, ma anche progetti a sfondo benefico e umanitario. Ma procediamo per gradi.

Tra i prodotti più originali di questa edizione del Vinitaly troviamo sicuramente il Reciojto: il cocktail cubano Moijto preparato con il Recioto della Valpolicella. L'obiettivo è di risollevare un vino passito che spesso viene accantonato, nonostante sia di gran qualità e, soprattutto, avvicinarlo ai giovani grazie alla trovata del barman Davide Vergine per l'azienda veneta Masi.

Proseguendo con i vini particolari troviamo Icemary, spumante analcolico studiato dall'azienda Colonnara al 100% di succo d'uva di Verdicchio, Pecorino e Passerina. All'inizio questo era uno spumante creato per i paesi mediorientali che, per questioni religiose, non possono assumere alcolici; alla fine invece è stato introdotto anche nel mercato italiano pensando ai bambini, alle donne in attesa, agli astemi cronici e, soprattutto, a chi deve guidare.

Grazie a Slow food e Cammino Autoctuve invece i visitatori hanno fatto un viaggio nel tempo e nello spazio degustando i vini prodotti nelle tipiche anfore della Georgia, i kvevri.

I vini tradizionali georgiani sono prodotti con una tecnica che prevede la fermentazione sulle bucce all'interno dei kvevri, grandi orci di terracotta senza manici completamente interrati, e le aziende italiane Gravner e Castello di Lispida dal 2000 producono vini con questo metodo.

Ma anche l'ecologia è la protagonista di questa edizione del Vinitaly. E lo stand ecologico curato da Michele Manelli dell'azienda Salcheto “carbon free” è sicuramente il più originale: una pedalata che genera energia pulita in cambio di un bicchiere di vino!

Infatti lo stand è stato completamente alimentato dall'energia recuperata da una piccola stazione fotovoltaica installata nel terrazzo dell'albergo dove soggiornavano i proprietari dell'azienda Salcheto, ma i visitatori dello stand hanno comunque dovuto contribuire alla causa: un minuto di pedalata per un bicchiere di vino.

E anche la Franciacorta, grazie all'azienda Torregiani, si occupa di ecologia con le bottiglie riciclabili al 100%, che, oltre ad essere ecologiche, sono anche glamour, visto che a disegnarle è la ex modella russa Ludmilla Radchenko. Le opere della pittrice siberiana sono state elaborate e trasferite sulla bottiglia, facendo nascere cosi la Limied Edition Collection “Woman Been”.

E dopo il vino glamour ecco che troviamo il vino responsabile: un'etichetta con due bande colorate, una rosa e una blu, con le "tacche" del peso del consumatore o della consumatrice, indica fino a che punto si può bere per non superare i tassi consentiti alla guida. A idearla è stato l'imprenditore Gennaro Pieralisi che ha pensato l'originale etichetta per le bottiglie da 50 ml di Monte schiavo. Chapeau.

E per chiudere in bellezza, anche quest'anno al Vinitaly non potevano mancare le iniziative volte a sensibilizzare l'opinione pubblica.

A partire dal vino “Vigna della pace”, un Igt toscano nato dalle mani di giovani provenienti da paesi in conflitto tra loro come Caucaso, Balcani e Medio Oriente. Il progetto è realizzato dall'Associazione “Rondine Cittadella della Pace” in collaborazione con il Consorzio Agrario di Siena e vendemmiato dai giovani dello “Studentato Internazionale di Rondine”.

E un'altra importante associazione, questa volta una Onlus, ha pensato di creare un vino con un forte valore simbolico e morale. Infatti l'associazione Aurora ha appoggiato la produzione di un vino nelle terre confiscate alla mafia. I beni un tempo appartenuti alla mafia infatti stanno tornando a rifiorire in nome della legalità. Su terreni improduttivi, a lungo abbandonati, sono nate aziende agricole gestite da cooperative sociali, che producono vini di qualità riconosciuti a livello nazionale e internazionale.

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