Anche quest'anno nel mese di marzo Verona ha accolto la più grande fiera del vino in Italia: il Vinitaly. Sapevamo già dall'anno scorso che finalmente quella del 2012 sarebbe stata un'edizione più favorevole agli “addetti ai lavori”, che alla fin fine sono coloro che hanno più interesse e soprattutto diritto a partecipare. Azzeccattissima è stata infatti la scelta di diminuire le giornate di esposizione da cinque a quattro, di eliminare il sabato e quindi di inaugurare la fiera di domenica.
Ho sempre considerato assurdo che un'iniziativa rivolta a chi lavora in ristoranti, bar, winebar, cantine aperte al pubblico, enoteche e qualunque altro esercizio enogastronomico iniziasse di sabato, giornata out per chi lavora nel settore, perché è la giornata della settimana in cui si lavora di più. Quest'anno invece Verona ha accolto produttori, ristoratori, curiosi, acquirenti e amatori dalla domenica 25 al mercoledì 28. Quindi finalmente una fiera più attenta a chi il vino non solo lo ama o lo produce, ma soprattutto lo vende.
E non solo gli espositori, ma anche i visitatori quest'anno sembravano più qualificati, forse proprio per le motivazioni appena spiegate: per alcuni produttori, infatti, questo è stato l'anno delle vendite più alte.
Un'altra grande e importante novità è stata sicuramente “Vivit” (Vigne, Vignaioli, Terroir), il salone interamente dedicato alle produzioni enologiche da agricoltura biologica e biodinamica, con la presenza di 127 produttori provenienti da Italia, Austria, Svizzera, Francia e Slovenia.
I curiosi hanno così potuto degustare il vino biologico e biodinamico sotto l'occhio esperto di un Master of Wine, che aveva il compito di accompagnarli nel mondo “al naturale”.
Un'altra presenza importante al Vinitaly 2012 è stata la campagna di educazione e comunicazione alimentare promossa da Enoteca Italiana e Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e rivolta ai giovani: “Vino e Giovani”.
Tanti i ragazzi che hanno visitato lo stand di Enoteca Italiana, accolti dalla responsabile del progetto Silvana Lilli, che si dice soddisfatta delle tante visite e, soprattutto, dell'attenzione che i giovani rivolgono al progetto. Un progetto importante, che li aiuta a capire che il vino è parte integrante della cultura e della tradizione italiana e che, per essere veramente amato e apprezzato bisogna berlo con responsabilità.
E la Lilli con i giovani e la comunicazione ci sa fare: “Vino e Giovani” è infatti presente su Facebook, sul sito www.vinoegiovani.it che propone un corso di formazione a distanza sul vino, un gioco “Girodivino”, un questionario, un blog e a breve sarà anche su Twitter.
Purtroppo però anche quest'anno non è stato tutto rose e fiori.
Anche se alcune decisioni sono state fondamentali per la buona riuscita della fiera, altre situazioni (che si ripetono ogni anno) hanno reso più difficile la vita sia agli espositori che ai visitatori.
La viabilità da terzo mondo attorno alla fiera sembra peggiorare di anno in anno, i parcheggi ad imbuto rallentano l'entrata e l'uscita dalla fiera, servizi igenici in pessime condizioni e file chilometriche soprattutto nei bagni delle donne, wi-fi praticamente inutilizzabile, con tutti i problemi che l'assenza di questo può causare, telefoni in black-out, personale fieristico impreparato, quasi totale assenza di aria condizionata.
Insomma, molti produttori non possono evitare di paragonare il nostro Vinitaly con le altrettante importanti fiere europee “Prowein” e “Vinexpo”, dichiarando che prima o poi tradiranno l'Italia per Dusserldorf e Bordeaux.
Chiudo con la lamentela che purtroppo tutti sollevano ogni anno: troppi ubriachi al Vinitaly. Dovrebbe essere la fiera per chi ama il vino e non la fiera per chi non si sa controllare. Prima o poi bisognerà prendere seri provvedimenti.
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