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La Lega senza Bossi: un pericolo in più per l'Italia Il terremoto al “cerchio magico” ha dato un forte scossone ai “duri e puri”, quando ancora il problema del Nord è irrisolto, come quello del Sud Di Giovanni Gelmini
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Il leader carismatico è stato costretto a dimettersi; non sembra che ci siano rilievi diretti verso di lui da parte della magistratura, ma i pasticci emersi dalle indagini, fatti dai suoi famigliari e da alcuni amici del cerchio magico con i soldi della Lega, lo hanno costretto a fare un passo indietro. Lo ha fatto di sua iniziativa, senza nessuno che facesse pressioni, e con questo ha dimostrato d’avere ancora una capacità di vedere lontano; infatti, così riesce a mantenere una presenza d’indirizzo nella Lega.
Se in internet non si sono sprecate le invettive, attorno a Bossi si sono stretti quelli che credono in lui e, in modo infantile, si rifiutano di credere ai fatti. “È un attentato”, “tutte balle”, ecc... sono le parole e poi risentimento per Maroni che è accusato di essere il “mandante” dei magistrati. Bisogna capirli: per loro è una fortissima disillusione e cercano di difendere il loro idolo. Eppure nella Lega Nord da tempo vi è una frattura, che questi fatti rendono certa nella sostanza. Da una parte Maroni e i Sindaci, dall'altra il “cerchio magico” e i “politici”, cioè quelli che hanno l'investitura diretta da Bossi e Calderoli. La cosa più pericolosa è esultare per questa caduta; il vero problema è il malessere del Nord, che ritrova nella Lega Nord la sua rappresentanza politica e con la Lega Nord, dopo lo strapotere della DC, ha trovato sindaci capaci e attenti al territorio. Cosa farà ora il Nord? O meglio casa farà la Lega adesso? Dobbiamo rifarci alla storia degli ultimi trent'anni per capire i problemi che ora possono diventare tensioni difficili da controllare. All'inizio degli anni '90 la Lega Nord non era né di destra né di sinistra. Era formata da un gruppo di persone che volevano cambiare il modo di essere della politica: inefficiente, sprecona, ed incapace di rispondere alle necessità del Nord, perché concentrata sul Sud, comandata da una classe politica essenzialmente del sud che, attraverso gli “investimenti” della Cassa del Mezzogiorno, aveva i suoi vantaggi di potere ed economici. Da questo nascono i vari slogan come “Roma ladrona”, non evidentemente riferiti agli abitanti di Roma, ma alla politica di Roma; infatti, la gente del nord si sentiva, e si sente ancora oggi, defraudata dalla politica “romana” degli intrallazzi, anche se oggi questo modo di fare politica è diffuso anche al nord. La gente del nord lavorava duramente, pagava le tasse e non vedeva il ritorno nelle infrastrutture necessarie a sorreggere l'economia che cresceva in continuo. Oggi, che l'economia è in recessione, la mancanza delle infrastrutture diventa ancora più grave e senza speranza, anche perché non si trovano i soldi per realizzarle. Bossi intercetta questo scontento e, con il suo modo di parlare non convenzionale, diventa la contrapposizione degli imbelli politici della DC, patinati e ossequiosi. Infatti, il bacino di voti della Lega nord è quello della DC ed è quasi della sua stessa dimensione. L'azione della Lega Nord è dirompente nella tranquilla politica romana e la sua presenza diventa molto preoccupante con lo scoppio del bubbone di “Mani pulite”. Il potere “romano” ha una paura matta che il fenomeno dilaghi anche al Sud in cui i problemi, cambiando pure alcune cose, sono identici a quelli del Nord: mancano le infrastrutture e la pubblica amministrazione non sa rispondere alle esigenze della gente. Se ne accorge Leoluca Orlando, che cerca di imitare la Lega Nord, ma la cultura politica del sud non è quella del nord: il clientelismo è troppo diffuso e manovrato dalle mafie. Nelle elezioni nazionali del 1994 Bossi ha paura di restare fuori dal parlamento a causa dello sbarramento del 5% e, ab torto collo, si allea con Berlusconi, un’alleanza non desiderata e osteggiata dalla base. L'alleanza vince le elezioni e la Lega va al Governo, ma dopo qualche mese Bossi fa cadere il governo Berlusconi, si allea con il centro-sinistra per un nuovo governo e le alleanze si riproducono anche nelle elezioni amministrative. Quando nel 1996 si torna alle urne Bossi pensa di proseguire questa alleanza più congegnale agli uomini di punta di allora come Maroni e Formentini, anche se la cosa è subita da Calderoli e la sua genia. Purtroppo dopo le elezioni Bossi viene scaricato dal centro-sinistra e sulla Lega si scatena una propaganda fatta dagli uomini che tengono al clientelismo, proprio quello che ha messo in ginocchio il Sud e l'Italia intera. Gli uomini di sinistra della Lega escono dal partito, molti confluiranno nei Democratici di Prodi, e lasciano il campo a Calderoli e Borghezio. Il nuovo modo di essere della Lega, camicie verdi, rituali pseudo sacri e celtici, tenere alto il consenso rivoluzionario al nord, dà ragione alla propaganda anti-lega sviluppato dai politici “professionisti” al sud. Cosi nulla cambia e la seconda repubblica peggiora le cose per tutti. C'è però da dire che il carisma di Bossi riesce a limitare il desiderio di rivoluzione, di secessione del Nord alle parole. Oggi gli animi al Nord sono caldi, anche perché riscaldati dai pesanti sacrifici imposti dalla crisi e dalle riforme Monti. Maroni, tornato ai vertici della Lega, rappresenta l'ala moderata e “riformista”; dall'altra parte Calderoli rappresenta le idee reazionarie e ingloba quelle estreme di Borghezio che sconfinano col razzismo. Fino ad ora Bossi è riuscito a frenare le istanze diverse ed ha mantenuto un equilibrio, divenuto sempre più instabile, ma senza Bossi è possibile che questo prosegua? Già da mesi a Curno, da dove scrivo, la Lega Nord si è spaccata in due gruppi in modo esplicito e alle elezioni amministrative di Maggio si presentano due liste i “maroniani” da una parte e dall'altra i Calderoniani- Bossiani ispirati dal Consigliere Regionale Roberto Pedretti, il progettista della ristrutturazione della villa di Gemonio di Bossi. Ora c'è una situazione di grande pericolo. Se la corrente di Calderoli prendesse il possesso della Lega Nord cosa succederebbe? È possibile l'uscita dei maroniani, ma gli elettori dove andranno: seguiranno Maroni o Calderoli? Non è pensabile che la cosa non sia considerata da poco perché la Lega è maggioranza in moltissime province del Nord, tra le più attive nell'economia; e quindi il problema è dell'Italia intera. Argomenti: #bossi , #crisi , #crisi politica , #italia , #lega nord , #maroni , #nord , #politica , #sud Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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