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Letto per voi “Al sangue” di Matteo B. Bianchi Di Silvia Sanna
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Penna ironica e a tratti romantica, Matteo B. Bianchi ci sorprende con un cambio di registro che mai ci saremmo aspettati, almeno leggendo le prime righe del suo “Al sangue”, romanzo breve venduto in allegato con il Corriere della Sera. In realtà, quello che potrebbe sembrare un romanzo horror o splatter si rivela una storia di amicizia e accettazione dell’altro, che in questo caso è rappresentato nientepopodimenoche da uno zombie.
Eh sì, il “nostro” Bianchi si è inoltrato in un territorio da lui ancora inesplorato, ma frequentato, direi abusato, da molti autori negli ultimi anni: a contarli, sono più i protagonisti appartenenti alle categorie dei vampiri e dei morti viventi, che quelli vivi e vegeti in carne ed ossa. Lo scrittore milanese, però, dimostra una grande capacità di equilibrio stilistico e contenutistico, che gli evita di scivolare in cliché o storie talmente assurde da apparire poco credibili. E ovviamente, l’argomento zombie porta inevitabilmente a partire con qualche credito di credibilità. Matteo B. Bianchi, però, ci racconta con tutta naturalezza una storia che potrebbe accadere ad ognuno di noi, dove il personaggio qua descritto come uno zombie potrebbe in realtà essere una semplice donna respinta o isolata dal resto della società. E Paola, la protagonista di questa storia, fa proprio parte di quella stessa società che si autodefinisce umana, pur comportandosi in maniera poco antropica, additando, escludendo e spesso eliminando tutto ciò che crea disequilibrio. Ed Elena, la donna zombie, crea sicuramente uno scompenso sociale pari a pochi altri. Paola però si sente in colpa nei suoi confronti, per via di un incidente che coinvolge entrambe al momento in cui la donna cerca un primo contatto con la zombie. Da qua, un rapporto basato sulla fiducia reciproca, sulla condivisione di una bistecca al sangue, sui silenzi. A mormorare, come sempre, il paese, alla ricerca di un matto di cui sparlare. La bravura di Bianchi consiste nel farci affezionare al personaggio della zombie (fu donna), facendoci dimenticare le sue fattezze putrescenti (se non fosse per la facilità con la quale le vengono stracciati gli arti) e trattandola con umanità e delicatezza. Alla fine di questo romanzo, purtroppo breve, si rimane pervasi da un forte senso di colpa nei confronti delle decine di morti viventi che ogni giorno sfiorano, spesso provocandoci un senso di fastidio, la nostra quotidianità. Ora speriamo che anche chi ha perso questo libro in allegato al quotidiano (ma reperibile comunque nelle biblioteche) possa giovarsi di un’edizione magari più corposa. Con il Corriere della Sera nella collana degli “Inediti” di settembre 2011 Argomenti: #bianchi , #libro , #recensione , #romanzo Leggi tutti gli articoli di Silvia Sanna (n° articoli 54) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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